PALERMO – Che la Sicilia debba essere liberata dai siciliani (rectius: dai politici siciliani), almeno una volta, lo abbiamo pensato tutti. Non ci voleva mica Carlo Calenda. E non per un senso di inferiorità rispetto a chicchessia, ma perché nessuno come gli abitanti della trinacria è così bravo a complicarsi la vita. Da solo.
Quella dei termovalorizzatori è un po’ la cartina di tornasole di un masochismo diffuso e, in realtà, voluto: la lunga annacata tra l’annuncio e il dietrofront è servita per decenni a difendere un sistema di potere, quello delle discariche, che ha fatto il bello e il cattivo “prezzo” nella salatissima gestione dei rifiuti. Finché la misura è diventata colma, anzi stracolma, per non dire strabordante: e dunque si è dovuto ricorrere a costanti (e parecchio inquinanti) andirivieni di camion e navi per portare la spazzatura sicula in ogni anfratto d’Italia e d’Europa, arrivando finanche in Turchia. A peso d’oro: circa 100 milioni di euro di extracosto all’anno, secondo quanto ammesso da Renato Schifani a cui va dato atto di essere il governatore che più di tutti si sta avvicinando alla materializzazione non…

