M5S, 11 mln di voti, solo 60 mila sì a Conte - QdS

M5S, 11 mln di voti, solo 60 mila sì a Conte

Carlo Alberto Tregua

M5S, 11 mln di voti, solo 60 mila sì a Conte

giovedì 19 Agosto 2021

Falsa e distorta Democrazia

E così Giuseppe Conte ce l’ha fatta a diventare Presidente del M5S. Per altro verso, M5S ora ha un leader. Si tratta comunque di un leader dimezzato perchè il cofondatore (insieme a Gianroberto Casaleggio), cioè Beppe Grillo, non ha speso una sola parola per congratularsi con il neopresidente, il che significa che la convivenza tra due galli nello stesso pollaio non sarà facile, perché i due hanno un concetto padronale che li identifica.

Nella prosecuzione della stabilizzazione dei vertici del MoVimento capiremo chi avrà l’ultima parola, tra Grillo e Conte, perché quest’ultimo è chiamato a gestire, a nominare i componenti della segreteria, a dare la linea politica, ma il primo con il suo Comitato dei garanti avrà la facoltà di intervenire pressoché su tutto quello che accadrà.
Riteniamo che il rientro nella normalità politica di un’organizzazione che stenta a chiamarsi partito, ma che lo è nella sostanza, sia utile allo scenario ma anche al Governo Draghi poiché rappresenta il partito di maggioranza relativa.

Ricordiamo che il MoVimento, il cui simbolo appartiene a Beppe Grillo, nelle elezioni del 4 Marzo 2018 ottenne oltre 11 milioni di voti alla Camera. A fronte di questo consenso di massa, perché i votanti colsero la novità – noi stessi l’abbiamo votato, dopo aver votato le altre due novità, e cioè Berlusconi nel 1994 e Renzi alle primarie del Pd del 2013 – i neo eletti non ebbero la consapevolezza della responsabilità che il Popolo aveva loro attribuito, in quanto senatori e deputati erano in gran parte neofiti, molti di essi provenivano da uno stato di disoccupazione, non avendo presentato la dichiarazione dei redditi negli anni precedenti, con la conseguenza che si trasformarono in una sorta di armata di Brancaleone.

Le due intelligenze, seppure grezze, risultarono essere Luigi Di Maio e Roberto Fico, i quali sono cresciuti politicamente e culturalmente e oggi rappresentano i due punti di riferimento.

Una delle idee di base di M5S era che bisognava evitare che gli eletti diventassero professionisti della politica e fu quindi inserito il divieto di candidatura dopo due mandati per tutti, a qualunque livello istituzionale.
Un’altra caratteristica era che il MoVimento non doveva prestarsi a giochi di Palazzo e si affidava interamente alla cosiddetta Democrazia diretta, vale a dire che tutte le più importanti decisioni dovessero essere sottoposte ai votanti tramite la rete digitale.

Cosicché l’altra grande mente di M5S creò la rete Rousseau che qualche bontempone definì il participio passato del verbo “russare”.
Dopo il divorzio da Casaleggio junior, cioè Davide, i dati degli iscritti sono passati ad una nuova rete che si denomina Sky Vote.
Ed è proprio ad essa che si è rivolto il candidato Presidente, Giuseppe Conte, per far approvare lo Statuto elaborato, che accontenta lui e Beppe Grillo, nonchè la sua stessa elezione.

Secondo i dati comunicati, degli iscritti, circa 115 mila, solo 67 mila hanno votato e di questi circa 62 mila hanno approvato.
Ora, non ci sembra un grande esercizio di Democrazia l’approvazione di poco più di 60 mila iscritti contro gli 11 milioni di elettori del 2018, cioè lo 0,56% dei simpatizzanti.

Il Partito democratico, invece, quando fa le primarie per eleggere il segretario apre migliaia di gazebo in tutto il territorio gestiti da volontari nei quali i cittadini esprimono il loro voto. Nell’ultima consultazione l’attuale segretario Enrico Letta ha ricevuto 860 preferenze, ovvero il 99,3% dei voti dell’Assemblea nazionale dal Pd, percentuale ben superiore a quella che ha avuto Conte.

Di fronte a questo esercizio di Democrazia, rileviamo che tutti gli altri partiti presenti in Parlamento procedono all’elezione dei loro vertici con riti interni dei loro Organi statutari, senza interpellare i cittadini.

Tutto ciò accade perché in oltre 70 anni di Democrazia parlamentare nè i partiti, nè i governi, hanno pensato di elaborare una legge uguale per tutti – in attuazione dell’articolo 49 della Costituzione – recante le norme direttrici della loro organizzazione e dei mezzi di finanziamento, salvo la più recente (Dl 149/2013) che ha istituito il due per mille a loro favore.

Una legge di tal fatta sarebbe oggi indispensabile per evitare distorsioni e anche l’indecoroso cambio di casacca di centinaia di parlamentari, i quali approfittano dell’articolo 67 della Costituzione.
Questa non ci sembra una Democrazia vera ma una falsa e distorta.

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