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Ma la Cina non ha sconfitto il Giappone

Ma la Cina non ha  sconfitto il Giappone
Mappamondo

Decisive le atomiche

Nella piazza di Tienanmen vi è stata la grande sfilata della Repubblica cinese, ove Xi Jinping ha comunicato che tale ricorrenza celebrava la vittoria della Cina sul Giappone, nella Seconda Guerra mondiale.
Ora, la storia non dice questo, bensì che quella guerra terminò con la resa dell’Italia agli alleati l’8 settembre del 1943, la resa della Germania agli alleati l’8 maggio del 1945 e la resa del Giappone agli Stati Uniti il 2 settembre del 1945, dopo che furono lanciate le due bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.
Al presidente degli Stati Uniti dell’epoca, Harry Truman, fu posta l’alternativa se invadere il Giappone oppure lanciare le bombe; l’invasione del Giappone avrebbe procurato oltre un milione di morti, che si sarebbero addizionati a quelli dello sbarco in Normandia.
Questa rettifica storica ci serve per dare uno sguardo al panorama mondiale che, dopo quella guerra, trascorsi appunto ottant’anni, è profondamente cambiato.

L’Occidente continua a restare abbastanza unito, con a capo gli Stati Uniti, i Paesi europei come vagoni poco rilevanti e poi tutti quegli Stati su cui l’Occidente ha una forte influenza, come l’Argentina e altri dell’America Centrale.
L’altra metà della mela è capeggiata dalla Cina, ora alleata della Russia, con l’India che ancora tentenna fra Occidente e Oriente, oltre a Brasile e Sud Africa. I cinque Paesi hanno formato la sigla ormai nota: Brics. Ma a questi cinque se ne sono aggiunti altri sei: Egitto, Etiopia, Iran, Emirati Arabi Uniti, Indonesia e Arabia Saudita. Cosicché il polo si è rinforzato.

Terzo incomodo in questo scenario è il raggruppamento degli Stati arabi, che ha un’immensa potenza finanziaria e con una nuova generazione di capi di Stato sta facendo investimenti miliardari e continua ad accaparrarsi eventi internazionali, come i mondiali di calcio in Qatar e la Cop 28 a Dubai.
Il cosiddetto Commonwealth, cioè l’associazione di cinquantasei Paesi che ancora considerano come capo di Stato il Re della Gran Bretagna, è di fatto un’associazione senza alcun peso politico ed economico. L’Australia e il Canada ne fanno parte, ma sono poli isolati che ancora brancolano fra Occidente e Oriente.
L’Occidente non è un insieme di Stati con le stesse prerogative, perché sono confermati gli Usa come guida e gli altri al seguito.
Anche nella Nato, che è la struttura di difesa dell’Occidente, non vi è parità fra i propri trentadue membri: gli Stati Uniti sono quelli che decidono cosa fare e come farlo. Anzi, Trump, appena insediato, ha subito detto a tutti i suoi componenti che dovevano attrezzarsi per organizzare la propria difesa in quanto il suo Paese non aveva più voglia di fare il Gendarme del mondo e sostenere le immense spese per mantenere le forze armate.
Sempre come cagnolini, gli Stati europei hanno seguito il diktat di Trump e hanno deliberato di investire ottocento miliardi per creare la difesa con armamenti moderni e costosissimi, ovviamente da acquistare negli Stati Uniti. Quindi, il primo business di Trump è stato stabilito: le armi saranno fornite dagli Usa.

Ma i business di Trump non finiscono qui, perché nella vicenda della guerra russo-ucraina il presidente Usa ha approfittato delle sanzioni economiche che l’Unione Europea ha posto nei confronti della Russia, soprattutto della sua conseguente rinunzia al gas russo che comprava a prezzi modici. Infatti, subito Trump è intervenuto e ha detto: “Il gas ve lo vendiamo noi”, naturalmente a prezzi triplicati. Cosicché, il nuovo Capo della Casa Bianca ha realizzato il suo secondo business.
E poi, per non farsi mancare nulla, ha caricato le importazioni nel suo Paese di dazi rilevanti e ha fatto passare per un favore all’Europa la “limitazione” della percentuale al quindici, mentre con gli altri Paesi tale percentuale è stata più alta.

Ecco lo scenario che non bisogna dimenticare, anzi occorre avere occhi vigili, per capire le motivazioni di ciò che sta avvenendo in quest’epoca, quali sono gli interessi delle parti, fornendo spiegazioni vere, non quelle che una stampa compiacente continua a trasmettere, per confondere chi legge.