Ora che quotidiani, radio-televisioni e media sociali hanno fatto sparire dall’orizzonte la vicenda di Ilaria Salis, abbiamo il dovere di riportarla a galla perché l’informazione non è stata completa, nel senso che ha riguardato solamente le dichiarazioni dell’eurodeputata.
Ricordiamo la vicenda. Nel febbraio 2023, la Salis viene arrestata a Budapest con l’accusa di aver aggredito tre militanti neonazisti. Dopo essere stata arrestata avrebbe dovuto subire il processo in quella nazione. Ma, alle elezioni europee del 2024, in Italia, Salis viene candidata da Alleanza Verdi Sinistra, risultando eletta.
L’Ungheria, membro dell’Unione Europea, ha fatto richiesta allo stesso Parlamento di non applicare l’immunità parlamentare, che tutela l’eletta interessata da procedimento giudiziario.
La vicenda è stata travagliata perché prima la Commissione ha dato parere favorevole al respingimento della richiesta e poi il Parlamento ha votato nello stesso senso con appena un voto di margine.
In questo difficile percorso la stessa Salis ha dichiarato ai quattro venti che non avrebbe accettato, se non obtorto collo, di ritornare in Ungheria per essere processata in quanto – secondo lei – in quel Paese non si rispettano i diritti dei cittadini e quindi avrebbe subito un processo ingiusto, con una sicura condanna.
Fino a qua la dichiarazione può essere comprensibile, anche se non risulta da nessuna parte che la giustizia ungherese non rispetti i diritti degli imputati e delle imputate per almeno due ragioni. La prima è che uno Stato dell’Unione Europea non può essere dittatoriale, perché se così fosse non rispetterebbe i Trattati e quindi si metterebbe automaticamente fuori dall’Unione. La seconda e più evidente ragione è che la Commissione Europea, se accertasse senza ombra di dubbio che in Ungheria la Giustizia fosse parziale e non rispettasse i diritti del Popolo, avrebbe dovuto aprire – o avrebbe aperto – una procedura di infrazione, o addirittura un procedimento per l’espulsione dello stesso Paese dall’Ue.
Nessuno degli eventi si è verificato e quindi tutta la questione è rimasta a livello di argomentazioni, più o meno sensate, che hanno gettato nella confusione l’Opinione pubblica europea.
Nel nostro Paese, poi, vi sono stati gli “agitatori”, cioè gente che non può classificarsi come cittadino o cittadina, che ha approfittato di questi fatti per riportare all’interno dell’Italia tutta una serie di questioni strumentalmente adoperate al fine di confondere il Popolo.
Purtroppo la maggioranza di quest’ultimo è confondibile perché non possiede sufficienti requisiti per distinguere il falso dal vero o il grano dal loglio. Infatti, chi non ha conoscenze, chi non ha letto molto, chi non ha avuto buoni maestri, non è in condizione di effettuare elaborazioni obiettive e sensate, ma si regola in base all’umore e al sentito dire, il che è un modo opposto a quello che dovrebbe esserci in una vera e sana Democrazia. Ogni cittadino dovrebbe “pensare con la propria testa e non con la testa degli altri”. Ciò facendo non sarebbe condizionato e darebbe un supporto necessario al buon andamento della Cosa pubblica.
La vicenda che narriamo oggi ci porta a segnalare come altre situazioni vengano strumentalizzate, in modo da creare confusione e percorrere false strade.
Le proteste sono sacrosante, i cortei che si riuniscono – possibilmente spontaneamente – incarnano valori democratici insopprimibili. Coloro che ne approfittano per raggiungere i propri scopi illeciti o immorali, invece, non sono persone per bene. Esse vanno indicate, isolate e messe fuori dal consesso sociale di chi ha interesse e voglia che l’insieme di cittadini e cittadine funzioni con equità e saggezza.
La Salis è un esempio negativo che va additato alla pubblica opinione per un comportamento inadeguato, usato strumentalmente per propri interessi.
I cittadini e le cittadine devono tentare di capire come vadano veramente le cose, ma per farlo occorre che i responsabili dell’informazione, in primo luogo i giornalisti e le giornaliste, esercitino il proprio lavoro con professionalità, ispirandosi ai principi etici del Testo Unico dei Doveri.

