Le dichiarazioni del presidente francese, Emmanuel Macron, viste l’altra sera in televisione, indirizzate al popolo transalpino, non hanno dimostrato quel buonsenso necessario per affrontare i gravissimi problemi internazionali come la guerra russo-ucraina nel cuore dell’Europa e l’altra fra Israele e Hamas nel Mediterraneo.
Su quest’ultima guerra dobbiamo precisare che la vittima è il popolo palestinese, cioè i due milioni di persone che stanno subendo danni enormi sul piano della loro fisicità e che stanno conducendo una vita di stenti e sacrifici cui li sta costringendo un insano conflitto provocato da Hamas. Questo gruppo di terroristi che ritiene di potere battere Israele fa il paio con un altro personaggio che si è autogonfiato e riteneva di potere battere la Russia, cioè Volodymyr Zelensky.
Torniamo a Macron, il quale ha gravissimi problemi politici nel suo Paese poiché il primo ministro da lui nominato, François Bayrou, sta governando con estrema difficoltà in quanto non ha i numeri (maggioranza) nel Parlamento e quindi va da un compromesso all’altro.
Che Macron fosse un debole l’ha dimostrato in diverse occasioni; che non avesse ben chiaro cosa fare in maniera efficace è ormai del tutto evidente. Ma che oggi tenti di spostare l’attenzione dall’interno all’esterno del suo Paese, spiegando a destra e a manca cosa si dovrebbe fare nell’insana guerra russo-ucraina, è veramente un eccesso.
Parla di mandare l’esercito, evidenzia come la Francia sia una potenza nucleare e vuole spingere gli altri Governi europei a unirsi in questa sorta di crociata. Non si rende però conto che la sua dimensione a livello mondiale e anche europeo non può comportare nessuna delle sue fantasiose ipotesi.
Il conflitto russo-ucraino – ricordiamo sempre, provocato dall’invasione russa voluta da Putin – si può chiudere con una pace possibile, non con una pace giusta, nel senso di ripristinare lo status quo. Ciò è sembrato evidente fin dall’indomani dell’invasione russa; non ritorniamo sull’insana gestione di Sleepy-Joe, che ha provocato a spese degli europei la prosecuzione per tre anni di un conflitto che si doveva chiudere in tre settimane.
L’Unione europea sta pagando duramente le sanzioni alla Russia, forse anche con la recessione, che ha già colpito la Germania.
Non vorremmo che il nostro commento sembrasse una litania, ma i fatti che accadono tutti i giorni ci costringono a ripetere tali eventi inequivocabili.
Il primo è che Trump vuole chiudere a qualunque costo questa guerra (aveva detto in un giorno, ma forse ci vorrà un mese). Se Zelensky non si adeguerà al diktat americano, il suo Paese sarà perduto perché non avrà né armi, né Intelligence, né danaro, né informazione.
Il secondo fatto è che anche Putin ha interesse a chiudere la guerra, però con l’annessione delle quattro regioni più quella della Crimea, avvenuta nel 2014.
Il terzo fatto è che l’Ucraina non può entrare nella Nato perché ciò non sarebbe accettato da Putin, il quale non vuole che l’Alleanza atlantica si posizioni ai suoi confini.
Il quarto e ultimo punto è che l’Ucraina non può entrare nell’Unione europea perché, come più volte abbiamo scritto, non ha i requisiti idonei a rispettare i Trattati.
Se questo è il quadro della situazione, ed è questo, non si capisce il teatrino di Macron. Che vuole rappresentare? Chi vuole illudere? A che cosa mira? Probabilmente cerca di acquisire il prestigio perduto nei confronti del popolo francese. I fatti dei prossimi tempi confermeranno o meno questa impressione che abbiamo ricevuto vedendolo, molto serio, davanti alle telecamere: voleva sembrare un nuovo Napoleone Bonaparte. Ma ne corre tantissimo.
La situazione si evolve di giorno in giorno, ma il tempo è sempre troppo lungo per arrivare finalmente alla firma della pace in Ucraina, il che significa anche il ritorno alle normali relazioni economiche fra Unione europea e Russia.
Altra iniziativa improvvida è quella della presidente dell’Unione, Ursula von der Leyen, nel manifestare un piano di ben ottocento miliardi da destinare alle armi, il che ci fa sospettare che anch’ella abbia interesse indiretto a fare aumentare la produzione delle stesse.

