Invasione di suini e daini al Parco delle Madonie, verso stato d'emergenza

Madonie, invasione suini e daini. Verso lo “stato di emergenza”

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Madonie, invasione suini e daini. Verso lo “stato di emergenza”

Vincenzo Lapunzina  |
martedì 22 Marzo 2022

Il presidente dell'Ente Parco delle Madonie, Angelo Merlino, e Fulvio Meli del comitato "Fatti non parole" non se le sono mandate a dire sul problema che da anni affligge i terreni della zona

L’esasperazione di agricoltori e allevatori delle Madonie giunge ai microfoni di QdS. Chiedono che la Regione dichiari lo “stato di emergenza”. 

Ospiti di #BuongiornoSicilia Angelo Merlino, presidente dell’Ente Parco delle Madonie e Fulvio Meli, animatore del comitato spontaneo “Fatti non parole”.

Merlino ha assicurato che all’ordine del giorno del prossimo Consiglio del Parco ci sarà l’istanza al Governo regionale di attivare le procedure per richiedere a Roma lo “stato di emergenza”.
Meli, a nome del comitato di allevatori e agricoltori che rappresenta, ha fatto un j’accuse nei confronti delle Istituzioni regionali, rei di non avere «interesse a risolvere il disastro che sta succedendo».

Di parere contrario il presidente del Parco delle Madonie, «è un giudizio troppo duro – ribatte Merlino – questo problema il Parco se lo porta dietro da trent’anni, di fatto l’Assessorato al Territorio e Ambiente ha cercato di dare delle risposte».

Un piano di controllo della fauna selvatica

L’Ente Parco delle Madonie sarebbe l’unico in Italia ad avere redatto e adottato un piano di controllo della fauna selvatica, in particolare per i suidi e per i daini.
«Siamo consapevoli – afferma Merlino – dei danni arrecati alle coltivazioni, tuttavia, dobbiamo agire all’interno di una cornice normativa».
Secondo le affermazioni di Meli, ai suidi e ai daini bisogna aggiungere i bovini e le capre selvatiche, che pascolano liberamente in diverse aree del territorio madonita.

«Le istituzioni non si rendono conto dei danni che stanno facendo – incalza Meli – e di quanto sia elevato il numero di animali selvatici all’interno del Parco e fuori dal Parco».
Secondo il rappresentante del Comitato la soluzione sarebbe quella di eradicare dai territori sia i daini che i suidi.

Difficile produrre profitto dai terreni

«Non possiamo più produrre profitto dai nostri terreni – chiosa Meli – a causa dell’incompetenza di una classe politica che se n’è fregata delle richieste. Lotteremo fino alla morte per difendere le nostre aziende».
Meli, che nel corso della diretta si trovava nel suo uliveto, tra Collesano e Campofelice di Roccella, ha mostrato a QdS e al presidente Merlino (che conosce bene i danni provocati da questi “ospiti”) le immagini del terreno scavato dai suidi selvatici. Immagini uguali a moltissime altre che si riscontrano in gran parte del paesaggio Madonita.
In alcune zone, soprattutto in area Parco, hanno provocato danni irreversibili al sottobosco e ad altre specie, soprattutto ai volatili. I suidi sono ghiotti di uova. Difficilmente, in area Parco, si può osservare il volo delle pernici, per esempio.

Secondo Meli «il piano di contenimento, che prevede l’abbattimento selettivo degli esemplari attraverso le battute di caccia (a cui partecipano persone appositamente preparate, n.d.r.), rappresenta un contentino».

Risarcimento danni per i proprietari dei terreni coinvolti

Merlino ha focalizzato l’attenzione sui risarcimenti danni liquidati dall’Ente Parco negli ultimi anni e che rappresentano un terzo del bilancio, cui non hanno diritto i proprietari di terreno che si trovano al di fuori dell’area Parco, «nonostante subiscano gli stessi danni», afferma il presidente. 

Merlino ritorna al mittente l’accusa di “menefreghismo” da parte degli Enti pubblici interessati. «Abbiamo fatto di tutto – chiosa – e sempre nei limiti che la legge ci ha consentito e ci consente di fare». 
Dal canto loro, allevatori e agricoltori non puntano ai risarcimenti, secondo Meli la ragione della loro battaglia risiede nel «diritto di riappropriarci dei nostri terreni, tra l’altro i risarcimenti non compensano i danni effettivi».

Da non sottovalutare l’aspetto sanitario

Meli evidenzia anche un aspetto preoccupante, quello sanitario. «Questi animali selvatici sono portatori di zoonosi. – denuncia i portavoce di Fatti e non parole – Quando un animale, censito nelle nostre aziende, si infetta viene immediatamente abbattuto. Quelli di “proprietà dello Stato” non vengono censiti e neanche controllati».
Le zoonosi sono malattie che si trasmettono dagli animali all’uomo, i germi sono trasmessi all’uomo da acqua e cibi contaminati.

Polemiche per i costi derivanti dai sopralluoghi nel Parco

Sul tema dei risarcimenti dei danni e sul numero di esemplari (suidi e daini) tra Merlino e Meli i toni si fanno più accesi.
Meli lamenta la richiesta di 30 euro per il sopralluogo, effettuato dai funzionari del Parco, chiamati a verificarne l’entità. Inoltre, afferma che per le montagne madonite circolerebbero in libertà oltre 60 mila esemplari di suidi e altrettanti daini. Merlino giustifica il “contributo” richiesto per coprire parte delle spese, che il Parco non è nelle condizioni di affrontare. «A volte – afferma – capita che rimaniamo con in mezzi fermi in quanto non abbiamo risorse per l’acquisto del carburante».

Il censimento dei suidi nel Parco delle Madonie

Sul numero di suidi, Merlino afferma che «l’ultima stima ufficiale è di 8-10 mila esemplari in tutte le Madonie. Ritengo che ci sia un aumento, ma non si attestano ai numeri cui si riferisce Meli».
La lotta rimane impari, ogni mercoledì si consuma il rito della battuta di caccia, che di fatto si concretizza in appostamenti, secondo i dati riferiti da Merlino, le squadre in campo (100 unità) riescono ad abbattere circa 15-20 capi per ogni giornata.

Un piano anche per il contenimento dei daini

«Per il piano di contenimento dei daini – assicura il presidente Merlino – stiamo completando la formazione del personale. Le battute si potranno effettuare in tutte le zone, comprese quelle classificate come “A”».
Insomma, come asserito da Merlino, con autentica onestà intellettuale, «i piani di controllo non sono bastevoli per eradicare le specie, tuttavia, li stiamo riaggiornando».

Rimane la richiesta dello stato di emergenza.
Merlino ha preso l’impegno che inserirà il punto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio del Parco. Ovviamente, si tratta di un atto politico, ovvero, richiedere al Governo regionale, per tramite l’Assessorato Territorio e Ambiente, di assumere una posizione chiara nei confronti di allevatori, agricoltori, proprietari di orti e vigne, fruitori del Parco e dei residenti delle ampissime zone limitrofe, quindi, di dichiarare lo stato di emergenza.

L’ultima parola spetterà al Governo nazionale che, dopo avere verificato –  tramite la Protezione Civile nazionale – l’entità dell’invasione e le refluenze sui rischi per la salute, la pubblica incolumità e sulla tenuta dell’eco sistema dovrà esprimersi definitivamente sulla materia.
Meli, a nome della comunità che rappresenta, si è dichiarato soddisfatto.

Vincenzo Lapunzina

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