Un regalo postumo in nome di un’amicizia nata a prescindere dai clan di appartenenza. Per quanto la letteratura giudiziaria sia piena di faide tra gruppi rivali – e non di rado anche all’interno dello stesso –, non mancano le storie in cui uomini di cosche diverse finiscono per legare. Rapporti che si basano sulla condivisione di esperienze personali, come quella del carcere. È probabilmente anche sulla scorta di ciò che negli ultimi anni nella zona dell’Acese, storicamente sotto il controllo dei Santapaola-Ercolano e dei Laudani – famiglie un tempo belligeranti e che da decenni coesistono senza frizioni –, ha iniziato a prendere spazio il clan Cappello.
La cosca, che ha radici nel Catanese e ramificazioni nella provincia di Siracusa e nella costa ionica messinese, da qualche tempo tra Acireale e Aci Catena gestisce una fetta del traffico di stupefacenti.
Un’attività che nel recente passato ha creato momenti di tensione, poi superati in nome del legame tra il boss dei Santapaola Nuccio Coscia – al secolo Sebastiano Sciuto, morto da ergastolano nel 2018 – e Orazio Finocchiaro, conosciuto come Iattaredda e ritenuto tra gli uomini di maggior spessore criminale dei Cappello.
A parlare di questa amicizia e di ciò che ha significato all’interno del panorama criminale è stato Stefano Sciuto, il figlio di Nuccio Coscia che due estati fa ha iniziato a fare rivelazioni ai magistrati.
L’amicizia tra il boss Sciuto e Orazio Finocchiaro del clan Cappello, il caso dell’auto
L’aneddoto che meglio narra il rapporto tra Finocchiaro e il gruppo dei santapaoliani riguarda un’automobile che i secondi hanno regalato a inizio 2022. La vettura, una Smart, sarebbe stata stata comprata per una cifra di circa seimila euro, pagata in parte in contanti e il resto con un assegno, da uno dei rivenditori presenti nella zona. “Un ex appartenente nostro, storico. Poi se n’è uscito, è andato a lavorare, ha aperto questo autosalone e oggi abbiamo portato sotto estorsione anche lui”, ha raccontato Sciuto ai magistrati.
In merito al dono da fare a Finocchiaro, Sciuto ha detto: “Era un regalo che aveva deciso mio padre quand’era ancora in vita e io ho fatto quello che mio padre voleva fare nei suoi confronti”. Sciuto ha indicato nella comune detenzione nel carcere Vallette di Torino l’inizio dell’amicizia.
Spari senza ritorsione
Tra i Santapaola e Orazio Finocchiaro ci sarebbero state più occasioni di confronto su ciò che accadeva nel territorio acese.
La vicenda più calda si verifica quando un giovane che tratterebbe grossi quantitativi di droga nell’orbita dei Cappello spara un colpo di pistola a un altro ragazzo, attivo nello spaccio ma prendendo la droga dai Cubani, il gruppo nato dentro ai Santapaola-Ercolano di Aci Catena che a maggio è stato per buona parte azzerato in seguito a una retata dei carabinieri.
A fondare i Cubani era stato Stefano Sciuto. Ed è lui che, saputo della sparatoria, si attiva per capire come gestire la situazione. “Mi sono recato da Orazio Finocchiaro, che attualmente è il capo dei Cappello – ha messo a verbale Sciuto nel 2023 –. Mi aprì le porte e mi disse: ‘Quello che hai di bisogno, questa è casa tua’”. Stando al racconto di Sciuto, Finocchiaro si sarebbe messo a disposizione per sedare le tensioni che erano sorte, dicendosi pronto anche a punire colui che aveva sparato.
Alla fine tutto si sarebbe risolto con un faccia e faccia e con un gesto dimostrativo da parte di Finocchiaro. L’esponente avrebbe detto al giovane che, pur rimanendo un “avvicinato” alla famiglia Cappello, da quel momento avrebbe dovuto comprare la droga dai Cubani.
Il boss Sciuto, l’esponente del clan Cappello e la droga
La sintonia tra Finocchiaro e Sciuto sarebbe passata anche dall’acquisto da parte del secondo di mezzo chilo di cocaina. La vicenda sarebbe avvenuta a fine 2021 e per i Santapaola sarebbe stata quasi un atto di altruismo: “Ci disse che aveva una partita di droga, però noi già avevamo, eravamo arrivati a buon punto. La sera prima avevamo preso tre chili di cocaina”, ha raccontato il figlio del capomafia Nuccio Coscia. Accettata la proposta, la droga sarebbe stata pagata pochi giorni dopo nei pressi di una “una discoteca vicino al porto”.
Amicizie da evitare
Il rapporto tra Finocchiaro e Sciuto sarebbe stato tale da portare l’esponente dei Cappello a dare consigli sui comportamenti da adottare. Dalla necessità di mantenere un profilo basso per una presunta indagine che la Dda di Catania avrebbe avviato subito dopo la scarcerazione del figlio del boss Coscia alla richiesta di evitare di frequentare una serie di soggetti legati alla criminalità organizzata catanese. “Camminavano con noi, e lui non voleva, però io non li ho allontanati perché con me sono state sempre ottime persone”, ha detto Sciuto.
La diffidenza di Finocchiaro era motivata così: “Loro sono Cursoti”. Ovvero la cosca con cui il clan Cappello nell’estate 2020 si era scontrato a colpi di mitra e pistole. Morirono due persone, altre rimasero ferite. D’altronde, non sempre si può essere amici.
Foto di Rock Staar su Unsplash

