In particolare sarebbe emerso il rapporto di uno degli arrestati con Matteo Messina Denaro, che avrebbe sostenuto finanziariamente.
All’alba di oggi, a Mazara del Vallo, i carabinieri del R.O.S. e del Comando Provinciale di Trapani hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal G.I.P. del Tribunale di Palermo su richiesta della D.D.A. a carico di 3 soggetti, gravemente indiziati di appartenere alla famiglia mafiosa di Mazara del Vallo.
Le indagini hanno consentito di ricostruire – con un livello di gravità indiziaria ritenuto adeguato dal GIP alla fase cautelare – una serie di presunte dinamiche associative riguardanti gli assetti della famiglia di Mazara del Vallo, già in passato al centro della manovra finalizzata alla ricerca di Matteo Messina Denaro ed alla disarticolazione del suo circuito di favoreggiamento.
Iscriviti gratis al canale WhatsApp di QdS.it, news e aggiornamenti CLICCA QUI
In particolare: l’ipotizzato inserimento di uno dei destinatari del provvedimento cautelare – peraltro già socio del noto Giuseppe Grigoli – nel più stretto circuito comunicativo dell’ex latitante castelvetranese sin dal 2012 ed i suoi ritenuti rapporti con i soggetti che, nel tempo, hanno ricoperto posizioni apicali o comunque di rilievo all’interno del mandamento mazarese, tra cui Vito Mangiaracina, Vito Gondola, Antonino Cuttone, Giovan Battista Agate, Luca Burzotta e Dario Messina; il suo ipotizzato concorso in una rapina commessa a Palermo il 24 aprile 2015 i cui proventi, secondo le dichiarazioni del collaboratore Attilio Fogazza, erano destinati – per il tramite di Giovanni Domenico Scimonelli – alla famiglia dell’ex latitante Matteo Messina Denaro.
Le tensioni tra Luppino e uno degli arrestati
La tensione registrata nel 2020 all’interno del mandamento mazarese tra Francesco Luppino, allora al vertice della famiglia di Campobello di Mazara, ed uno degli arrestati che, nel periodo successivo all’esecuzione dell’operazione “Anno Zero” ed all’arresto del presunto reggente del mandamento, si sarebbe autonomamente posto al vertice di quell’articolazione territoriale, rivendicando, peraltro, la totale autonomia rispetto alla controparte campobellese; l’ipotizzata partecipazione degli arrestati al sistema criminale che garantiva la composizione di controversie tra privati – tipica espressione del controllo mafioso del territorio – con riferimento al mancato pagamento di debiti, alla gestione dei rapporti di lavoro e al redditizio settore delle intermediazioni immobiliari.
Di particolare interesse, in tale contesto, la dinamica che nel giugno 2021 documentava l’intervento del soggetto presuntamente assurto al ruolo di reggente dell’articolazione territoriale mafiosa mazarese per raccogliere le doglianze di un “sensale” marsalese per l’intermediazione nella vendita di un fondo asseritamente assegnatogli dal defunto reggente del mandamento, Vito Gondola, in cui si sarebbero indebitamente intromessi altri soggetti di Marsala.
Gli “affari” nel Trapanese
In tale circostanza, uno degli arrestati, in virtù della riferita propria posizione apicale nel mandamento di Mazara del Vallo, avrebbe anche fissato il prezzo della mediazione (indicandolo nel 2% del valore dell’immobile sia a carico del venditore che dell’acquirente); il presunto interessamento per l’assunzione di manodopera da parte di una ditta legittimamente aggiudicataria di lavori presso il depuratore di Campobello di Mazara, lucrando sulla mancata stipula di un contratto di sub-appalto con la ditta fornitrice del personale; l’ipotizzato intervento in una procedura giudiziaria per la vendita di un terreno a seguito del fallimento della società proprietaria; lo specifico ruolo di supporto logistico e di vettore di comunicazioni riservate presuntamente rivestito da uno degli arrestati.
La complessiva ricostruzione ha valorizzato, infine, le dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia circa i rapporti di uno degli arrestati con Matteo Messina Denaro, che avrebbe sostenuto finanziariamente e per il quale gli sarebbe stato chiesto di trovare anche un’abitazione in Tunisia.