Retata di mafia, sgominato il clan di Belmonte Mezzagno: 9 arresti

Mafia, armi e omicidi: retata con 9 arresti a Belmonte Mezzagno, in manette il boss Giocondo

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Mafia, armi e omicidi: retata con 9 arresti a Belmonte Mezzagno, in manette il boss Giocondo

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giovedì 07 Aprile 2022

Nove arresti nel Palermitano per i reati di associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione. A capo del clan Agostino Giocondo

Un’operazione dei carabinieri ha sgominato la famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno, nel Palermitano. I militari del Nucleo investigativo del Reparto operativo del Comando provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a nove provvedimenti cautelari in carcere, emessi dal gip si Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione di tipo mafioso, porto e detenzione di armi clandestine e ricettazione, questi ultimi aggravati dal metodo e dalle modalità mafiose.

Arrestato il boss

Tra gli arrestati anche Agostino Giocondo, il capo della decina della famiglia mafiosa di Belmonte Mezzagno. Giocondo avrebbe coordinato l’attività nei settori tipici di controllo di cosa nostra, “curando – sottolineano gli investigatori – il mantenimento dell’ordine pubblico sul territorio e adoperandosi, in modo paritetico ad altri sodali oggi arrestati, per la risoluzione di svariate controversie tra privati, in alternativa allo Stato”. In particolare, Giocondo si sarebbe attivato per il sostentamento dei detenuti della famiglia di Belmonte Mezzagno e per la restituzione della refurtiva asportata ad un commerciante, organico alla famiglia mafiosa e anch’egli arrestato, con il quale, sfruttando la forza di intimidazione di cosa nostra, avrebbe influenzato l’economia locale, limitando la possibilità di esercizio ad aziende concorrenti. Nel corso dei controlli sono state rinvenute due armi: un fucile da caccia marca Winchester calibro 12 con matricola parzialmente punzonata e un revolver calibro 38 special Smith & Wesson con matricola abrasa. Sarebbe proprio Agostino Giocondo il custode dell’arsenale della famiglia di Belmonte.

Le indagini

L’indagine, iniziata dai carabinieri nel gennaio 2020 e seguita da un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Paolo Guido, ha consentito di “affermare la piena operatività dell’organizzazione criminale cosa nostra a Belmonte Mezzagno, teatro nell’ultimo triennio dei più eclatanti fatti di sangue dell’intera provincia di Palermo”. Gli investigatori parlano “di un contesto territoriale caratterizzato da uno spietato ricorso alla violenza ed all’uso delle armi”.

Gli omicidi

Sono tre gli omicidi avvenuti nell’ultimo triennio a Belmonte Mezzagno su cui hanno indagato i carabinieri. Una sequenza cominciata il 10 gennaio 2019 con l’agguato di tipo mafioso in cui venne ucciso Vincenzo Greco, ritrovato nella sua auto colpito da numerosi colpi di arma da fuoco. Nel maggio dello stesso anno toccava ad Antonio Di Liberto, ucciso anche lui da colpi di arma da fuoco mentre si trovava a bordo della sua auto. Nel dicembre 2019 Giuseppe Benigno riusciva a sfuggire alla morte e raggiungere l’ospedale Civico di Palermo. Due uomini a bordo di uno scooter lo avevano affiancato mentre era alla guida della sua auto e gli avevano sparato contro 9 colpi: solo due lo avevano colpito alla spalla sinistra. Nel febbraio 2020 l’ultimo omicidio, quello di Agostino Alessandro Migliore, fratello di Giovanni Migliore, ritenuto uomo d’onore della famiglia di Belmonte Mezzagno e oggi in carcere. Dopo essere uscito di casa, venne colpito da 12 colpi di pistola.  

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