Mafia, beni confiscati, ecco la rinascita del Kartibubbo - QdS

Mafia, beni confiscati, ecco la rinascita del Kartibubbo

Mafia, beni confiscati, ecco la rinascita del Kartibubbo

domenica 06 Giugno 2021

Nel complesso turistico costruito con i proventi di droga e contrabbando nel 1995 una turista era morta folgorata. I furti di energia e la mancanza di fogne e di acqua, fino alla rinascita, dal 2016

È arrivata l’acqua potabile, c’è la rete fognaria e gli allacci sicuri per la fornitura dell’energia elettrica.

E’ completamente trasformato il villaggio Kartibubbo a Torretta Granitola, sequestrato nel 2014 e che pochi giorni la Corte d’Appello di Palermo ha confiscato, in primo grado, all’imprenditore monrealese Calcedonio Di Giovanni, di 82 anni, di Monreale (Palermo).

Il mega complesso turistico nel territorio di Campobello di Mazara appare oggi un esempio di bene confiscato che non è finito abbandonato ma ha continuato, migliorandola, la propria attività di ricezione turistica.

Secondo le accuse, Di Giovanni, dagli inizi degli anni Settanta, si era legato ai clan del mandamento di Mazara del Vallo (Trapani) per i quali riciclava denaro sporco e aveva finito di realizzare il Kartibubbo dove, secondo quanto accertato dalla magistratura, erano stati investiti i capitali mafiosi accumulati con traffico di droga e contrabbando di sigarette.

Il complesso ricettivo era balzato agli onori della cronaca nell’agosto del 1995 quando una turista era morta folgorata mentre si faceva la doccia e nel corso delle indagini, oltre all’inefficienza degli impianti elettrici, gli investigatori avevano scoperto che Di Giovanni rubava energia elettrica all’Enel allacciandosi abusivamente alla rete.

“La situazione in cui trovammo il villaggio – ha spiegato Giovanni Critti, amministratore della Kartibubbo Fulgens in Lege srl – era a dir poco di abbandono. Ci vollero mesi di studio da parte di tecnici per venire a capo di come funzionasse tutta la struttura. Anzi, di come non funzionasse nulla”.

La società è nata per volontà degli amministratori giudiziari, coinvolgendo anche un socio privato e la cooperativa “Sanvitese Servizi Alberghieri”, che già gestisce l’hotel Panoramic di San Vito Lo Capo, anche questo confiscato.

“Le nostre ambizioni – ha aggiunto Critti – erano quelle di riportare il villaggio Kartibubbo in condizioni di legalità per ridare dignità a un bellissimo pezzo della nostra splendida Sicilia”.

Poco più che quarantenne, una laurea in Ingegneria ambientale, Giovanni Critti ha scelto di rimanere a lavorare in Sicilia.

“In un primo momento – ha ricordato – la situazione del Kartibubbo ci era apparsa così compromessa da farci quasi desistere sulle possibilità di riprendere l’attività turistica-ricettiva”.

Fu dopo il sequestro della Dia nel 2014 che il Comune di Campobello scoprì che il villaggio turistico non aveva le fognature né l’allaccio idrico alla rete pubblica. Senza contare che l’impianto antincendio non era stato adeguato.

È stata la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Trapani in prima battuta nel 2014 e l’Agenzia dei beni confiscati dopo la sentenza di primo grado nel 2016 ad affidare in gestione tutti gli immobili confiscati a Di Giovanni dentro il villaggio alla società “Kartibubbo Fulgens in Lege srl”.

“Ci hanno affidato un preciso compito – ha spiegato Critti – cioè quello di realizzare nel più breve tempo possibile tutti gli interventi igienico-sanitari e di sicurezza per consentire di continuare a svolgere l’attività ricettiva in legalità”.

La società ha provveduto anche a eseguire i primi interventi di ristrutturazione sugli alloggi e su alcuni servizi primari, quali la ristorazione e le piscine, grazie alla collaborazione di Unicredit.

“Abbiamo ottenuto anche – ha concluso Critti – l’Autorizzazione unica ambientale e abbiamo messo in sicurezza gli impianti sportivi. Ora vogliamo aprirci al territorio, mettendo a disposizione i nostri spazi a chi vuole proporre iniziative culturali, per continuare a percorrere insieme il cammino della legalità”.

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