C’è un nuovo collaboratore di giustizia nel processo al clan mafioso di Brancaccio. Il suo nome è Vincenzo Petrocciani, 43 anni e condannato a 11 anni per il coinvolgimento nell’associazione criminale. Trasferito in una località protetta, Petrocciani e il suo pentimento – quindi la condivisione delle informazioni con la giustizia che indaga sul sistema mafioso sul Palermitano – è emerso alla vigilia della sentenza del processo dal nome “Stirpe”, con la Corte che dovrà decidere se acquisire i verbali del nuovo pentito o se limitarsi solo a sentirlo in aula. Le sue parole, naturalmente, potrebbero incidere e non poco sul processo sui 31 imputati nell’inchiesta per mafia che fece emergere le imposizioni del pizzo e l’omertà (e la paura) di imprenditori e commercianti. Secondo le ricostruzioni, sarebbero una cinquantina le estorsioni “registrate”, ma senza alcuna denuncia.
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Brancaccio, il pentimento di Petrocciani e un ruolo particolarmente importante nella giustizia
Secondo quanto emerso, Vincenzo Petrocciani – 43enne del luogo – potrebbe essere a conoscenza di diversi e importanti aneddoti sull’associazione mafiosa di cui avrebbe fatto parte, delle dinamiche mafiose di Brancaccio. E, a tal proposito, nelle informative sarebbero emersi altri cognomi già noti, come quello di Lo Nigro. In attesa di evoluzioni sull’inchiesta, a Palermo si studia al meglio questo nuovo pentimento arrivato da Brancaccio, con Petrocciani che – come anticipato – “rischia” di avere un peso specifico considerevole su alcune decisioni.

