Mafia, confisca di beni a imprenditore di Trapani - QdS

“Copertura” mafiosa per dominare il mercato, maxi confisca a imprenditore – DETTAGLI

“Copertura” mafiosa per dominare il mercato, maxi confisca a imprenditore – DETTAGLI

Redazione  |
venerdì 15 Settembre 2023

Guai per un imprenditore di Vita (TP): i dettagli del provvedimento emesso dal Tribunale di Trapani.

La Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un decreto di confisca di beni, emesso del Tribunale di Trapani, procedimento di prevenzione che scaturisce dalla proposta avanzata dal direttore della Dia, nei confronti di un imprenditore di Vita (TP), attivo nel settore delle costruzioni e della produzione e commercializzazione di calcestruzzo.

Nei confronti del proposto, come si legge nel comunicato della Dia, è stata disposta anche la misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale per la durata di 3 anni e 6 mesi.

Mafia, confisca di beni a Trapani: le indagini

Secondo la ricostruzione eseguita dal tribunale procedente, sulla base di indagini di polizia giudiziaria eseguita dalla Direzione Investigativa Antimafia, la pericolosità sociale del proposto emergerebbe dal legame di quest’ultimo con il capo della famiglia mafiosa di quel territorio, dal quale risulterebbe che l’imprenditore abbia ottenuto sia le risorse finanziarie per avviare e alimentare le proprie aziende che la “copertura” mafiosa per espandersi sul mercato, imponendosi nei lucrosi affari legati alla realizzazione delle grandi opere pubbliche a danno delle imprese concorrenti, alterando il corretto funzionamento del libero mercato e violando le regole della leale concorrenza.

Nel provvedimento di confisca eseguito viene descritta anche la partecipazione del proposto in prima persona a numerosi episodi estorsivi (le cosiddette “messe a posto”) ai danni di imprenditori avversari.

I beni sottoposti al provvedimento

La confisca ha interessato 4 società, di cui tre operanti nel settore edile e una che gestisce l’intera area parcheggio e servizi nella località turistica del Parco Archeologico di Segesta, 16 rapporti bancari, 132 beni immobili e terreni e 24 automezzi per un valore complessivo stimato di oltre 12 milioni di euro.

L’odierno risultato si inserisce nell’ambito delle attività Istituzionali finalizzate all’aggressione dei patrimoni illecitamente acquisiti e riconducibili, direttamente o indirettamente, a contesti delinquenziali di tipo mafioso, agendo così a tutela e salvaguardia della parte sana del tessuto economico nazionale.

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