Il Tribunale di Caltanissetta ha condannato Giuseppe Dell’Asta e Giovambattista Vincitore rispettivamente a 12 e 8 anni di reclusione per estorsione aggravata dal metodo mafioso e autoriciclaggio aggravato in concorso. Secondo l’accusa, i due avrebbero richiesto somme di denaro per garantire il mantenimento dei detenuti affiliati.
Dell’Asta, già condannato per reati analoghi oltre otto anni fa e considerato in passato il presunto boss della famiglia mafiosa nissena di Cosa Nostra, sarebbe stato il promotore delle estorsioni, rivolte a un imprenditore locale che in seguito ha trovato il coraggio di denunciare. Vincitore avrebbe avuto invece il ruolo di “cassiere”, ricevendo i pagamenti attraverso la propria impresa, mascherandoli da bonifici per lavori mai eseguiti.
Rito abbreviato e risarcimenti
I due imputati, difesi dagli avvocati Dino Milazzo, Boris Pastorello e Davide Anzalone, hanno scelto il rito abbreviato. La sentenza ha riconosciuto le richieste dell’accusa, sostenuta anche dalle parti civili: l’imprenditore estorto, il fratello, il Comune di Caltanissetta e l’associazione Rete per la Legalità Sicilia APS, rappresentati dagli avvocati Renata Accardi, Luigi Cuba, Daniela Sollima e Roberta Giordano.
Secondo la ricostruzione, i due avrebbero estorto circa 75.000 euro in 15 mesi all’imprenditore edile, con un sistema rodato di richieste e trasferimenti di denaro sotto forma di finte prestazioni professionali.
Il commento dell’ex sindaco Gambino
Tra i primi a commentare la sentenza è stato l’ex sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino, promotore della costituzione di parte civile del Comune, cui è stata riconosciuta una provvisionale di 10.000 euro.
“Da ex sindaco e attuale consigliere comunale – dice Gambino – esprimo soddisfazione per la sentenza emessa che va a colpire duramente una cancrena come l’estorsione nei confronti degli imprenditori locali, alcuni dei quali hanno avuto la forza ed il coraggio di denunciare. Ringrazio l’Arma che ha condotto in maniera egregia le indagini e la magistratura requirente e giudicante che oggi stanno dando alla nostra città la speranza di una società più giusta e soprattutto più sicura. Adesso non è finita, dobbiamo fare sentire la nostra vicinanza agli imprenditori che hanno avuto il coraggio di denunciare e soprattutto dare una possibilità anche a coloro i quali non lo hanno ancora fatto, pertanto chiedo all’attuale amministrazione di utilizzare la provvisionale a favore di associazioni antiracket che possano tutelare le imprese che vogliano intraprendere questo percorso virtuoso, che colpisce l’associazione mafiosa nella sua attività più legata al territorio”.
Un segnale forte per chi denuncia
La sentenza rappresenta un nuovo segnale della reattività delle istituzioni nel contrastare il racket mafioso e nel sostenere chi sceglie di spezzare il silenzio. L’attenzione ora si concentra sull’utilizzo delle risorse ottenute in sede giudiziaria, con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente il tessuto sociale e produttivo locale nella lotta alla criminalità organizzata.

