Carabinieri del Ros di Catania, coordinati dalla Dda, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per ventitré indagati nell’ambito di indagini su altrettanti omicidi di mafia commessi tra la fine degli anni Ottanta e il 2007.
Tra i casi dell’operazione “Thor” ci sono anche un triplice omicidio, tre casi di “lupara bianca” e il duplice omicidio di Angelo Santapaola e di Nicola Sedici commesso il 26 settembre 2007, per il quale è stato condannato definitivamente Vincenzo Aiello, ex rappresentante provinciale della famiglia mafiosa.
Tutti i nomi dei destinatari dell’ordinanza
I destinatari del provvedimento emesso dal Gip sono: Alfio Adornetto, 49 anni, Santo Battaglia, 59, Filippo Branciforte, 56, Enrico Caruso, 65, Giovanni Cavallaro, 48, Giuseppe Cocuzza, 57, Nunzio Cocuzza, 54, Orazio Benedetto Cocimano , 56, Francesco Di Grazia, 54, Aldo Ercolano, 60, Natale Salvatore Fascetto, 50, Natale Ivan Filloramo, 46, Francesco Maccarrone, 59, Angelo Marcello Magrì, 50, Orazio Magrì, 49, Sebastiano Nardo, 72, Cesare Natale Patti, 62, Aurelio Quattroluni, 60, Vincenzo Santapaola , 64, Vincenzo Salvatore Santapaola, 51, Giuseppe Squillaci, 74, Nicolò Roberto Natale Squillaci, 50, e Nunzio Zuccaro, 58.
I magistrati, il pentito Squillaci ha svelato omicidi eccellenti
L’inchiesta è partita dalle rivelazioni del pentito Francesco Squillaci che, sentito con altri nove collaboratori di giustizia, si è autoaccusato di tredici omicidi per i quali non c’erano indagini in corso e per questo andrà a processo.
Lo hanno reso noto dalla Procura di Catania sottolineando che Squillaci ha parlato di almeno cinquanta omicidi, tra i più importanti della storia di Catania.
Tra questi dell’ispettore capo della Polizia di Stato Lizzio, di Gino Ilardo, di quello degli imprenditori Vecchio e Rovetta.
Il procuratore Zuccaro, “Risposta forte ai numerosi omicidi”
“Una risposta forte a numerosi omicidi che, seppur lontani nel tempo, sono particolarmente importanti perché rappresentano delle svolte significative nelle dinamiche delle lotte di potere anche all’interno dell’organizzazione mafiosa”.
Così ha definito l’operazione “Thor” il procuratore della Repubblica a Catania Carmelo Zuccaro durante l’incontro con i giornalisti.
“Molte delle persone in carcere – ha aggiunto Zuccaro – non avevano ancora misure cautelari che riguardassero l’ipotesi di omicidio. L’omicidio non solo non si prescrive dal punto di vista giuridico. Individuare tutti gli autori degli omicidi anche a distanza di anni significa noi solo eliminare la possibilità di reiterazione del reato ma anche indebolire nelle persone di vertice queste organizzazioni mafiose”.
Un periodo buio in cui si moriva per un sospetto
“In quel periodo – ha ricordato Zuccaro – gli omicidi venivano eseguiti con metodologia particolarmente crudele. Le persone venivano portate in campagna immobilizzate e torturate per ore poi strangolate e bruciate. Si moriva anche per un saluto mancato, perché ci si era permessi di compiere una rapina dove non andava fatto, perche un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto”.
Il pentito Squillaci, “Il carcere di Bicocca era in mano a Cosa nostra”
“In quel periodo vi era un altissimo grado di infiltrazione mafiosa nelle istituzioni e di corruzione nella forze dell’ordine”.
Lo hanno detto magistrati della Procura di Catania riportando dichiarazioni del pentito.
“Squillaci – hanno detto – racconta come loro erano sempre a conoscenza dei blitz e avevano il favore di numerosi poliziotti, carabinieri e soprattutto della Polizia Penitenziaria. Ha raccontato anche che il carcere di Bicocca era nelle loro mani e che obbligavano il comandante della Polizia Penitenziaria ad adempiere a tutte le loro richieste”.
I magistrati hanno anche ricordato la figura di un brigadiere della Polizia Penitenziaria di bicocca ora in pensione il quale “ebbe la forza di opporsi a mafiosi che gli avevano chiesto un favore per un trasferimento offrendogli una grossa somma di denaro”.
“Ha rischiato la vita – hanno aggiunto – e ha rifiutato in maniera sdegnata quei soldi in un periodo in cui la corruzione tra le forze dell’ordine era altissima”.
I magistrati hanno definito quello di Squillaci “un caso particolare”
“Quello di Squillaci – hanno detto i magistrati – è un caso particolare perché ha fatto già venticinque anni di carcere e ha deciso di collaborare dopo un percorso molto lungo, permessi premio, collaborazioni con associazioni di vittime della mafia, collaborazioni teatrali e incontri per rinnegare il suoi passato”.
“Il sistema rieducativo funziona? Quando si parla di mafiosi – ha detto il procuratore Carmelo Zuccaro – sono casi molto rari in cui funziona. Quello di Squillaci si può considerare uno di questi”.
Il ministro Guerini, Carabinieri colonna legalità
“I Carabinieri hanno ancora una volta dimostrato, con l’operazione antimafia svoltasi a Catania nelle ultime ore, di essere una delle colonne portanti della legalità e della lotta alla mafia in Italia”.
Così il ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha voluto ringraziare gli uomini e le donne dell’Arma dei Carabinieri per l’operazione Thor.
“La perseveranza, la professionalità e il continuo impegno dei Ros dei Carabinieri, coordinati dalla Dda di Catania, hanno permesso che chi ha commesso gravi crimini, anche 40 anni fa, oggi ne risponda davanti alla giustizia”, ha aggiunto Guerini.
Il sottosegretario Tofalo, congratulazioni al Ros di Catania
“L’Arma dei Carabinieri è costantemente impegnata nella lotta al fenomeno mafioso. Continuano senza sosta le operazioni sistematiche su tutto il territorio. L’operazione a Catania consente di fare luce su casi irrisolti risalenti a decenni fa”.
Lo ha detto il sottosegretario alla Difesa Angelo Tofalo sull’operazione Thor.
“Un importante risultato – aggiunge in una nota – che è stato conseguito grazie all’impegno di tante donne e tanti uomini che ogni giorno portano avanti un grande lavoro con spirito di abnegazione e impegno. I miei complimenti a tutti i Carabinieri coinvolti nell’operazione che si è da poco conclusa”

