Fermato pure l’ex senatore del Pd. Documentata l’esistenza di “un connubio affaristico-mafioso". Le intercettazioni.
Il blitz operato dalle forze dell’ordine tra Alcamo e Calatafimi, oltre al fermo di diverse persone, ha permesso di scoprire importanti dinamiche sul rapporto tra mafia e politica sul territorio. Eseguita dai poliziotti della Squadra Mobile di Trapani e Palermo, coordinati dalla Dda, un’ordinanza cautelare nei confronti di 10 persone residenti nel Trapanese accusate – a vario titolo – di associazione a delinquere di stampo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti aggravati dal metodo e dall’agevolazione mafiosa nonché traffico di influenze, violazione di segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale di armi. Le investigazioni sono scattate dopo un’inchiesta cominciata a maggio del 2021.
I legami e i condizionamenti sul fronte elettorale
Tra i fermati c’è pure l’ex senatore del Pd Antonino Papania. Documentata dalle indagini l’esistenza di “un connubio affaristico-mafioso in grado di condizionare, anche dietro corrispettivo in denaro, il libero esercizio del consenso elettorale”. Manette anche per l’ex vicesindaco di Alcamo, Pasquale Perricone, che sarebbe stato l’intermediario tra Papania e il clan. Sarebbe emerso che Papania, insieme a Perricone, abbia accettato la promessa da parte di Giosuè Di Gregorio, ritenuto esponente della famiglia mafiosa, di procurare voti a Angelo Rocca, coordinatore provinciale del movimento politico Via, candidato alle elezioni regionali del 2022. Papania, secondo l’accusa, avrebbe pagato Di Gregorio.
I contenuti delle intercettazioni
Le attività investigative hanno permesso di risalire tramite lo strumento delle intercettazioni ad alcune conversazioni che non lascerebbero spazio a dubbi.
Perricone avrebbe detto a Di Gregorio: “Questa cosa di ste Regionali ci interessa vedi ah; e delle Nazionali pure”. Di Gregorio parlava anche “qualcosa da dare” e di “quanti voti prendiamo” nonché di “una ventina di euro”. Di Gregorio disse al fratello dopo un incontro. “Dobbiamo votare a questo; e il senatore mi ha dato duemila euro che mi darà mercoledì, Papania hai capito?”. “Ti ha dato i soldi?” chiedeva il fratello. “Neanche li ho contati, questo dice è un acconto, poi in questi giorni mi porta un’altra cosa” rispondeva.
“Uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette otto; ventisette, ventotto, ventinove…” si sentiva mentre contava le banconote. “Basta, non li contare, mica si contano i soldi, non solo mi ha regalato soldi e tu che fai, li conti” diceva Di Gregorio. Di Gregorio a un uomo dell’entourage di Papania a seguito di un altro meeting disse. “Questo già sono tutte cose sicuri, gli possiamo dare pure le sezioni”. Rocca con 3.361 preferenze non fu eletto all’Ars.
“Tra Marsala e Salemi un mare di voti gli ho raccolto” affermava Di Gregorio. Papania contestava l’operato dell’ex vicesindaco quando parlava con il suo autista: “Pasquale lo scienziato della politica ci ha fatto buttare duemila euro per fare mangiare la pizza a quattro spacciatori a Trapani. Sì e no ci hanno portato trenta voti. Un mare di soldi. Questo Giousuè ‘nuddu miscatu cu nienti’ ci voleva qualche amico giusto e lo faceva sminchiare perché questo si meritava”.