Mafia: semestrale Dia, in Sicilia mantiene controllo territorio

Mafia: semestrale Dia, in Sicilia mantiene controllo territorio e aumenta attrattiva sui giovani

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Mafia: semestrale Dia, in Sicilia mantiene controllo territorio e aumenta attrattiva sui giovani

Redazione  |
giovedì 14 Settembre 2023

Nel secondo semestre del 2022 la Dia ha sequestrato beni per 31 milioni di euro e confiscato beni per 181,4 milioni

“L’andamento del fenomeno mafioso nella Regione Siciliana non ha subìto complessivi mutamenti sostanziali rispetto al semestre precedente, in cui cosa nostra manterrebbe ancora il controllo del territorio in un contesto socio-economico tuttora fortemente cedevole alla pressione mafiosa. Nonostante le numerose attività di contrasto eseguite nel tempo cosa nostra continuerebbe a manifestare spiccate capacità di adattamento e di rinnovamento per il raggiungimento dei propri scopi illeciti. Essa, infatti, continua ad evidenziare l’operatività delle sue articolazioni in quasi tutto il territorio dell’Isola con consolidate proiezioni in altre regioni italiane e anche oltreoceano tramite i rapporti intrattenuti con esponenti di famiglie radicate da tempo all’estero”. E’ quanto emerge dalla Relazione semestrale della Dia relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre del 2022.

“‘Capacità attrattiva’ sulle giovani generazioni”

“Anche nel secondo semestre 2022 la criminalità organizzata siciliana risulterebbe esercitare una ‘capacità attrattiva’ sulle giovani generazioni, – evidenzia la relazione – coinvolgendo non solo la diretta discendenza delle famiglie mafiose ma, anche e soprattutto, un bacino di utenza più esteso al fine di ampliare la necessaria manovalanza criminale”. “In cosa nostra palermitana, come nelle consorterie mafiose attive nelle province occidentali e orientali della Sicilia, la prolungata assenza al vertice di una autorevole e riconosciuta leadership starebbe favorendo l’affermazione a capo di mandamenti e famiglie di nuovi esponenti che vantano un’origine familiare mafiosa. – prosegue la relazione – Non mancherebbero, tuttavia, i tentativi da parte di anziani uomini d’onore, recentemente ritornati in libertà, di riaccreditarsi all’interno dei sodalizi di appartenenza”.

“Organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere”

“Nel territorio siciliano si registra altresì la presenza di altre organizzazioni mafiose sia autoctone, sia straniere, che riescono a coesistere con cosa nostra in ragione di un’ampia varietà di rapporti e di mutevoli equilibri. Ad Agrigento continua a registrarsi l’operatività anche della stidda e di altri sodalizi para-mafiosi, come paracchi e famigghiedde. In provincia di Catania e, più in generale nella Sicilia Orientale, risultano ancora attive importanti famiglie mafiose riconducibili a cosa nostra che al suo modello fanno riferimento sotto gli aspetti organizzativo, funzionale e criminale. – si legge nella relazione – In tale contesto territoriale operano, inoltre, altri sodalizi di tipo mafioso non ricompresi in cosa nostra che possiedono la medesima articolazione delle famiglie di Catania e, in altri casi, alternano ad una matrice banditesca schemi organizzativi adattivi e fluidi tipici dei quartieri in cui i tali gruppi insistono. Evidente, inoltre, è la propensione dei sodalizi catanesi ad espandere la loro zona di influenza nei contesti circostanti. Difatti, nelle province di Siracusa e Ragusa risultano tangibili le influenze di cosa nostra catanese e, in misura più ridotta, anche della stidda gelese”.

I principali interessi criminali delle mafie siciliane

“L’ormai consolidata strategia di ‘sommersione’ dettata dalle organizzazioni siciliane prevede il minimale ricorso alla violenza al fine di evitare allarme sociale e garantire, nel contempo, un “sereno” arricchimento economico tramite l’acquisizione di maggiori e nuove posizioni di potere. – continua la relazione – Nel periodo di riferimento vengono confermati quali principali interessi criminali delle mafie siciliane, il traffico di stupefacenti, le estorsioni, l’infiltrazione nei comparti della pubblica amministrazione, nell’economia legale, nel gioco e nelle scommesse online, settore quest’ultimo che garantisce una singolare modalità di controllo del territorio, strumentale anche per il riciclaggio dei capitali illecitamente accumulati.

Infiltrazione nell’economia e riciclaggio di capitali gli interessi fuori regione

“Nel traffico degli stupefacenti si conferma la capacità di cosa nostra di instaurare relazioni commerciali e di stringere alleanze o forme di cooperazione con altre matrici mafiose, quali ‘ndrangheta e camorra, per l’acquisto di ingenti quantitativi su larga scala. Dalle attività investigative concluse nel periodo di riferimento è emerso come cosa nostra, per l’approvvigionamento di cocaina, abbia mantenuto un privilegiato canale di negoziazione soprattutto con le cosche calabresi. Tuttavia non può escludersi che cosa nostra riesca, nel tempo, a riattivare i vecchi flussi con i fornitori del continente americano e riacquisire lo storico ruolo di player internazionale nell’ambito del narcotraffico. Con riferimento allo spaccio al minuto, le organizzazioni criminali ricercherebbero manovalanza anche tra i più giovani nelle periferiche e più degradate aree urbane. – prosegue la relazione – L’interesse delle consorterie mafiose siciliane fuori regione si rivolge prevalentemente (con riferimento alle presenze in Lazio, Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna, Marche e Toscana) all’infiltrazione nell’economia con la commissione di frodi fiscali e riciclaggio di capitali. All’estero, tra i Paesi più interessati al fenomeno si segnalano Spagna, Belgio, Germania, Austria, Romania, Malta, Canada, USA”.

Sequestrati beni per 31 milioni di euro

“Nel secondo semestre del 2002 la Dia ha sequestrato beni per 31 milioni di euro (a fronte dei 92,8 milioni sequestrati nel primo semestre dello stesso anno) e confiscato beni per 181,4 milioni (43,4 nel primo semestre)”. E’ quanto emerge dalla Relazione semestrale della Dia relativa ai fenomeni di criminalità organizzata di tipo mafioso del II semestre del 2022. In particolare, “nel periodo in questione i sequestri hanno colpito per 0,7 milioni la ‘ndrangheta, per 1,2 milioni Cosa nostra, per 6,4 milioni la camorra e per 22 milioni altre organizzazioni criminali; la confische hanno riguardato per 177,6 milioni la ‘ndrangheta, per 1,1 milioni cosa nostra, per 1,2 milioni la camorra e per 1,4 milioni altre organizzazioni”.

Mafie agiscono sempre più sul web e nel metaverso

La relazione semestrale della Dia si sofferma, peraltro, “sulla resilienza della criminalità organizzata e sulla capacità di cogliere celermente le trasformazioni tecnologiche e dei fenomeni economico-finanziari su scala globale, sfruttando ogni opportunità di profitto e realizzando una notevole espansione speculativa, non da ultimo grazie agli strumenti tecnologici connessi al metaverso, alle piattaforme di comunicazioni criptate e in generale al web (sia la rete internet che il dark web) e ad altri settori del mondo digitale meno conosciuti”.

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