Beni per un valore complessivo di circa 500mila euro sono stati sequestrati dalla Direzione investigativa antimafia, su disposizione del Tribunale di Palermo, a un imprenditore attivo nel settore edile.
L’uomo, già arrestato in un’operazione antimafia, è stato condannato dalla Corte di Appello del capoluogo siciliano a 5 anni di reclusione per aver fatto parte di Cosa Nostra.
Il rapporto con affiliati e boss latitante
In particolare, secondo gli investigatori, l’uomo avrebbe tenuto i rapporti tra gli affiliati e un boss latitante, informandolo di tutte le vicende del clan, affidandogli la gestione della ‘cassa’ della famiglia attraverso la riscossione delle ingenti somme di denaro.
Il sequestro di beni mobili e immobili e quote aziendali trae origine dalla proposta di applicazione di misura di prevenzione del procuratore di Palermo e del direttore della Dia alla luce di complessi accertamenti patrimoniali.
“Sproporzione tra reddito e patrimonio”
Gli investigatori, attraverso la ricostruzione contabile estesa al nucleo familiare dell’imprenditore, hanno evidenziato “una rilevante sproporzione tra le risorse reddituali lecite e il cospicuo patrimonio a lui riconducibile costituito da beni mobili, immobili e società frutto di attività illecite poste in essere nel corso degli anni”.
Il Tribunale di Palermo ha formulato nei confronti dell’uomo un giudizio di pericolosità sociale qualificata e ha disposto il sequestro del suo patrimonio costituito da immobili, terreni edificabili, il 95% di un’impresa edile e un’ulteriore società attiva nello stesso settore intestata al figlio, auto, conti correnti e rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 500mila euro.

