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Mafia, sfuggiti all’ergastolo e tornati nei clan, condannati

Mafia, sfuggiti all’ergastolo e tornati nei clan, condannati

I boss Vernengo e D’Urso furono accusati dal falso pentito Scarantino della strage di via D’Amelio. Scarcerati, erano stati di nuovo arrestati per essere tornati a capo dei clan. Dovranno scontare 14 e 15 anni

Due boss sfuggiti all’ergastolo per la strage di via D’Amelio – perché ingiustamente accusati dal falso pentito Vincenzo Scarantino – e usciti dal carcere, sono stati nuovamente arrestati dopo aver ripreso il comando del del mandamento palermitano di Santa Maria di Gesù.

I due sono Giuseppe Urso, detto Franco, e Cosimo Vernengo, che ieri sera nel Palazzo di Giustizia di Palermo, come riportano diversi organi di stampa, sono stati condannati rispettivamente a 15 e a 14 anni.

Vernengo si trova ai domiciliari per motivi di salute. La sentenza è stata emessa della terza sezione del Tribunale di Palermo, presieduta da Fabrizio La Cascia, che ha accolto in gran parte le richieste dei pm della Dda Dario Scaletta e Felice De Benedittis.

Con i due boss, nel processo denominato Falco sono stati riconosciuti colpevoli anche altri tre imputati e altrettanti sono stati assolti.

I condannati sono Giuseppe Tinnirello, che ha avuto cinque anni, Giuseppe Confalone due anni e otto mesi, e Giovanni Acquaviva un anno (a parte il primo, rispondevano tutti di favoreggiamento).

Scagionati Antonino Capizzi, accusato di trasferimento fraudolento di valori come Giuseppe Ribaudo, e Gaetano Dell’Oglio, proprietario di un panificio e imputato di favoreggiamento per non avere accusato il proprio estorsore.

Trentacinque le persone originariamente messe sotto inchiesta da parte dell’ex sostituto Sergio Demontis, oggi procuratore aggiunto, e dagli altri pm Scaletta, Francesca Mazzocco e Gaspare Spedale.

Molti imputati avevano scelto l’abbreviato, mentre la parte chiusa ieri era col rito ordinario.