Mafia in Sicilia, la Dia: Messina Denaro figura più carismatica

Mafia in Sicilia, la Dia: “Messina Denaro figura più carismatica e punto di riferimento”

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Mafia in Sicilia, la Dia: “Messina Denaro figura più carismatica e punto di riferimento”

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giovedì 07 Aprile 2022

La relazione semestrale della Dia sulla criminalità organizzata: in Sicilia il latitante Matteo Messina Denaro resta la figura numero 1

Il boss mafioso Matteo Messina Denaro, latitante da quasi 30 anni, è ancora “la figura criminale più carismatica di cosa nostra e in particolare della mafia trapanese“. “Nonostante la lunga latitanza egli resterebbe il principale punto di riferimento per far fronte alle questioni di maggiore interesse che coinvolgono l’organizzazione oltre che per la risoluzione di eventuali controversie in seno alla consorteria o per la nomina dei vertici di articolazioni mafiose anche non trapanesi”. E’ quanto scrive la Dia nella relazione al Parlamento per il primo semestre 2021. Anche se negli ultimi anni sarebbe cresciuto “uno strisciante malcontento in alcuni affiliati“, scrive la Dia: “insoddisfazione connessa con le problematiche derivanti dalla gestione della lunga latitanza peraltro resa difficile dalle costanti attività investigative che hanno colpito in larga parte la vasta rete di protezione del boss”.

Cosa nostra e altre organizzazioni

“Lo scenario criminale siciliano si presenta variegato per la compresenza nel territorio regionale di organizzazioni di matrice mafiosa sia autoctone che allogene. Cosa nostra non rappresenta l’unica matrice criminale di tipo mafioso operante nella trinacria“. “Se nel versante occidentale essa conserva un’immutata egemonia benché si registri la presenza molto attiva di gruppi criminali di etnia nigeriana operanti soprattutto nel capoluogo, nell’area orientale sono tuttora attive compagini storicamente radicate quali la “stidda” e altre numerose organizzazioni mafiose non inquadrabili nella struttura di cosa nostra – spiega la Dia -. Anche in questo quadrante la mafia nigeriana è ben radicata e particolarmente attiva in diversi settori criminali”.

Il sodalizio africano a Palermo

“La coesistenza di diverse matrici mafiose si fa convivenza laddove sullo stesso territorio si giunge ad accordi utilitaristici in uno o più settori di cointeressenza confermando ulteriormente la tendenza, già emersa in passato, a rinunciare alla violenza e ai conflitti cruenti in favore di una predilezione per gli affari – dice la Dia -. In questo ambito rappresentano un quid novis i rapporti con le mafie nigeriane soprattutto nella città di Palermo dove i sodalizi centrafricani sembrano aver acquisito un vantaggio competitivo nel settore degli stupefacenti”.

I nigeriani e il mercato della droga

“I cults nigeriani sono infatti in grado di governare l’offerta e la domanda, i flussi di sostanze stupefacenti e soprattutto i cospicui proventi derivanti da un mercato che si conferma tuttora fiorente nonostante la pandemia – si legge nel rapporto -. Si segnala a questo proposito l’indagine “Ika Rima” conclusa dai carabinieri il 10 giugno 2021 che ha disvelato l’esistenza di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti risultata essere una vera e propria articolazione criminale della confraternita nigeriana di natura cultista degli “Eiye”. L’organizzazione risultava composta da 21 soggetti, 19 nigeriani e 2 italiani quest’ultimi attivi in qualità di spacciatori al dettaglio, approvvigionandosi a loro volta dai soggetti nigeriani”.

Affari tra province

Le ultime inchieste antimafia sul territorio siciliano, come l’operazione “Xydy” conclusa dai Carabinieri il 2 febbraio 2021 e incentrata sul mandamento di Canicattì (Agrigento), “hanno fatto emergere stretti contatti tra alcuni esponenti di quel mandamento con sodali di altre province siciliane, finalizzati all’organizzazione e alla gestione di lucrosi affari”. E’ quanto emerge dalla. “In particolare l’attività investigativa ha colpito 23 soggetti appartenenti sia a cosa nostra sia alla stidda, a vario titolo ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, favoreggiamento personale, tentata estorsione e altri reati commessi con l’aggravante dell’agevolazione dell’associazione di tipo mafioso”, dice la Dia.

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