Mafia, stragi: chiesto in Appello l'ergastolo per Matteo Messina Denaro

Mafia, stragi: chiesto in Appello l’ergastolo per Matteo Messina Denaro

Mafia, stragi: chiesto in Appello l’ergastolo per Matteo Messina Denaro

giovedì 27 Ottobre 2022

Il procuratore generale Antonino Patti ha chiesto la conferma della sentenza di I grado. Il legale della famiglia Borsellino: "Un Cristo che non fu tutelato dalla Nazione"

Il procuratore generale di Caltanissetta Antonino Patti ha chiesto l’ergastolo per Matteo Messina Denaro. “Chiedo che questa Corte confermi la sentenza di primo grado per le stragi di Capaci e di via D’Amelio”. Così al termine della sua requisitoria nel processo che si celebra in Corte d’Assise d’Appello a Caltanissetta a Matteo Messina Denaro, accusato di essere il mandante delle stragi del ’92. “L’accusa che si muove a Matteo Messina Denaro – ha detto il procuratore Patti – è di avere deliberato, insieme ad altri mafiosi regionali, che rivestivano uguale carica, le stragi. Quindi ci occupiamo di un mandante, non di un esecutore”. Al termine della requisitoria del procuratore generale hanno preso la parola le parti civili. 

Legale famiglia Borsellino: con Graviano era fedelissimo di Riina

“Riina per portare a termine le stragi aveva bisogno di circondarsi di fedelissimi. La strategia deliberativa ha seguito i passaggi previsti dal codice di Cosa Nostra, per cui per gli omicidi eclatanti bisognava avere il consenso degli organi provinciali, ma in realtà nessuno si sarebbe permesso di contraddire Riina che è un dittatore e solo con alcuni condivide la decisione delle stragi”. Lo ha detto l’avvocato Fabio Trizzino, legale della famiglia Borsellino, nel corso della sua arringa. “Questa responsabilità Riina la condivide con Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Riina era un soggetto che, a parere mio – ha continuato il legale – non si fidava nemmeno di sua madre eppure questi due soggetti, Messina Denaro e Graviano erano nel suo cuore. E lo attesta il loro protagonismo nella deliberazione della strategia stragista”. Trizzino all’inizio della sua arringa ha sottolineato: “Riteniamo che non ci siano più le condizioni per un accertamento giudiziario completo di quello che è accaduto in quella stagione stragista”. E poi ha aggiunto: “Ci batteremo fino alla morte per la ricostruzione storica che non risente del tempo e delle regole processuali”.

L’avvocato Trizzino: Borsellino un Cristo che la Nazione non ha saputo proteggere

Un uomo come Borsellino – ha concluso il legale – è un Cristo che va incontro al suo destino che la Nazione avrebbe dovuto garantire con tutte le forze  e invece è stato assassinato. E noi stiamo ancora pagando il pezzo delle stragi e poi ha anche subito il vilipendio assoluto del depistaggio da parte della polizia, del gruppo di La Barbera che non si merita di essere chiamato gruppo Falcone Borsellino”. Trizzino nel concludere ha fatto cenno all’altra vicenda giudiziaria che si è conclusa a luglio, quella sul depistaggio della strage di via D’Amelio in cui tre poliziotti del gruppo Falcone Borsellino, che indagava sulle stragi, erano accusati di calunnia aggravata dall’aver favorito Cosa Nostra. Il processo, di primo grado, si è concluso con la prescrizione per Mario Bo e Fabrizio Mattei e l’assoluzione Michele Ribaudo. 

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