Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all'obbligo di dimora nel comune di residenza
Resta solido lo storico legame tra il clan mafioso di Torretta e la mafia americana.
Lo ha accertato l’inchiesta dei carabinieri del Comando provinciale di Palermo che hanno eseguito una misura cautelare nei confronti di 11 persone accusate a vario titolo di associazione di tipo mafioso, detenzione di stupefacenti, favoreggiamento personale e tentata estorsione con l’aggravante del metodo mafioso.
Le indagini coordinate dalla Dda hanno portato nove persone in carcere, una agli arresti domiciliari e una all’obbligo di dimora nel comune di residenza.
I pizzini per Matteo Messina Denaro passavano da Torretta. Il ruolo di raccoglitore dei messaggi lo avrebbe svolto, secondo gli investigatori Lorenzo Di Maggio, detto “Lorenzino”, tornato in libertà nel 2017. E’ il pentito Antonino Pipitone che lo accusa di essere stato il postino dei messaggi per il capomafia di Castelvetrano. “Gran parte dei pizzini sia della provincia che dei mandamenti di Palermo che dovevano arrivare al superlatitante arrivavano sempre a lui”, ha sostenuto il collaboratore di giustizia. “I biglietti gli venivano consegnati dove lavorava o a casa della madre”. Pipitone ha svelato che i pizzini venivano poi consegnati da Di Maggio a Calogero Caruso, “il quale a sua volta li consegnava a Campobello di Mazara, utilizzando l’auto del Comune di Torretta dove Caruso all’epoca lavorava”.
I nomi degli arrestati: Lorenzo Di Maggio, 70 anni, Raffaele Di Maggio, 58, Filippo Gambino, 55, Giovanni Angelo Mannino, 69, Ignazio Antonino Mannino, 64, Francesco Puglisi, 55, Natale Puglisi, 62, Natale Puglisi, 55, Calogero Badalamenti, 50. Ai domiciliari è stato posto Calogero Caruso, di 84 anni.