Mahsa Amini: la morte in Iran, le proteste e la denuncia dell'Onu

Mahsa Amini, l’hijab indossato “male” e la morte che ha scatenato le proteste in Iran

Mahsa Amini, l’hijab indossato “male” e la morte che ha scatenato le proteste in Iran

Redazione  |
mercoledì 21 Settembre 2022

La giovane, morta dopo un arresto della "polizia morale" a Teheran, diventa simbolo delle proteste in Iran e scatena la rivolta della società. Video.

Iran sconvolto dalle proteste dopo la morte di Mahsa Amini, 22enne deceduta in circostanze misteriose dopo un arresto da parte della “polizia morale“. La giovane sarebbe stata vittima della violenza delle forze di polizia nel centro di detenzione di Vozara di Teheran dopo l’arresto per aver indossato l’hijab – velo tradizionale islamico – in maniera scorretta.

L’arresto è avvenuto il 13 settembre, durante una vacanza della giovane con la famiglia a Teheran; la morte appena 3 giorni dopo (lo scorso venerdì, 16 settembre). All’arrivo in ospedale, Amini – iraniana appartenente alla minoranza curda e conosciuta anche con il nome “Jhina” – era già in gravi condizioni.

La sua morte ha scatenato proteste in tutto l’Iran. Donne e uomini urlano in strada chiedendo giustizia a gran voce. Donne di tutte le età si tagliano i capelli e bruciano i loro hijab senza paura. Su Twitter, l’hashtag #IranProtests2022 è virale da giorni e alcune persone sarebbero già rimaste ferite e perfino uccise durante le manifestazioni, represse dalla polizia.

Mahsa Amini: la morte, le proteste e l’intervento dell’Onu

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Mahsa Amini non sarebbe morta accidentalmente o “per cause naturali” (la versione ufficiale fornita dalle autorità in Iran). Degli agenti, infatti, l’avrebbero colpita ripetutamente con un manganello, picchiandola e sbattendo la testa della povera giovane contro il veicolo della “polizia morale”.

Le violenze subìte, anche dopo l’arrivo al centro di detenzione, l’avrebbero portata al coma e poi alla morte.

L’Alto Commissario per i diritti umani dell’Onu, Nada Al-Nashif, ha accolto l’appello dei manifestanti in Iran e ha chiesto giustizia per la vittima tramite una nota. “La tragica morte di Mahsa Amini e le ipotesi sulle torture e i maltrattamenti ai suoi danni devono essere indagate in maniera imparziale ed efficiente da un’autorità competente e indipendente. Un’autorità che garantisca che la famiglia ottenga verità e giustizia”, ha dichiarato Al-Nashif.

In Iran l’azione della “polizia morale” va fermata, secondo l’Onu. Non è infatti ammissibile assistere ancora a gesti di violenza inaudita in casi in cui l’hijab non è indossato correttamente o semplicemente non viene portato – anche solo per un attimo – per un qualsiasi motivo.

“Le autorità devono smettere di molestare e detenere donne che non seguono le regole relative all’hijab”, ha commentato l’Alto Commissario Onu, chiedendo anche di fermare le violenze della polizia contro chi protesta per ottenere giustizia per Amini.

Anche attraverso social, il mondo supporta le proteste in Iran e ammira il coraggio di chi – pacificamente, ma con coraggio e determinazione – dice “no” all’ennesima morte assurda. Nel frattempo, la giovane Amini diventa – in Iran e non solo – simbolo di una società non più “dormiente” di fronte ad abusi e violazioni dei diritti umani fondamentali.

Fonte immagine: BBC

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