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“Mai bandiera bianca” contro la violenza sulle donne. Una campagna che prende vita Comune per Comune

“Mai bandiera bianca” contro la violenza sulle donne. Una campagna che prende vita Comune per Comune

Nell’ambito dell’intesa tra Anci e Governo sull’iniziativa, è stato presentato il dossier sulla prevenzione nelle città

ROMA – L’86,9 per cento dei capoluoghi italiani, e il 50,5 per cento dei Comuni più piccoli, realizza progetti di prevenzione nelle scuole contro la violenza sulle donne, mentre, sempre nei comuni non capoluogo, altrettanto diffusa è l’organizzazione di eventi culturali di prevenzione, attivi nel 67,3 per cento dei piccoli medi e piccoli.

Sono questi alcuni numeri dell’impegno dei Comuni italiani contro la violenza di genere, contenuti nel dossier Anci “Contro la violenza sulle donne mai bandiera bianca”, che presenta una fotografia aggiornata a novembre 2025 su un campione rappresentativo di 566 Comuni (102 del Centro, 192 del Nord-Est, 177 del Nord-Ovest e 95 del Sud e Isole) di cui otto Città metropolitane e 53 Comuni capoluogo di provincia.

La campagna “Mai bandiera bianca”

Il dossier è stato presentato a Roma proprio in occasione della presentazione della campagna di comunicazione “Contro la violenza sulle donne mai bandiera bianca”, realizzata da Anci e dal dipartimento Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei ministri, alla presenza tra gli altri della ministra per le Pari opportunità Eugenia Roccella e del presidente dell’Anci Gaetano Manfredi.

Il titolo è già di per sé significato: le istituzioni non devono arretrare né arrendersi di fronte al fenomeno perché la battaglia è culturale, sociale e quotidiana. Lo strumento principale della campagna, che durerà tutto l’anno (#25novembretuttolanno), sarà quindi una bandiera da esporre in tutti i Comuni.

Un impegno continuo sui territori

La campagna, segno di un impegno costante e permanente dei sindaci: entrerà tra i banchi di scuola e nelle piazze, sarà indossata dalle persone (tshirt, shopper, etc.) e affissa negli spazi comunali, si integrerà nel calendario degli eventi culturali, nell’anno delle celebrazioni per l’ottantesimo della Repubblica e del voto alle donne.

Ai sindaci sarà richiesto di aderire esponendo la bandiera e di coinvolgere influencer e figure pubbliche locali, che diventeranno ambassador del messaggio, in particolare tra i giovani, anche attraverso i canali social.

Questa rete consentirà una diffusione capillare e multicanale della campagna, rafforzando la componente culturale e la penetrazione del messaggio nelle comunità. Il colore rosso-arancione é quello dell’Obiettivo 5 dell’Agenda Onu 2030, dedicato alla parità di genere. La grafica pop, essenziale ma d’impatto, è progettata per essere inclusiva, contemporanea e facilmente riconoscibile in ogni contesto istituzionale. E traducibile in altre lingue.

I dati su centri antiviolenza e risorse

Secondo la ministra Roccella la lotta contro la violenza sulle donne necessita del coinvolgimento di tutti i livelli dell’amministrazione pubblica, in particolare i comuni, “l’istituzione più vicina ai cittadini”, e la bandiera al centro della campagna non è solo un simbolo ma deve trasformarsi in azione quotidiana. Manfredi, da parte sua, ha ricordato l’impegno forte “anche dal punto di vista economico” messo in campo sui territori.

Dallo studio Anci emerge anche la crescita nei capoluoghi italiani dei centri anti violenza (attivi nel 88,5 per cento degli enti) e delle case rifugio (75,4 per cento), mentre le misure per l’autonomia economica si attestano nel 68,9 per cento. Nei Comuni non capoluogo sono più diffusi gli sportelli di ascolto (27,1 per cento) e le sedi Cav gestite in forma sovracomunale (31,1 per cento).

Governance locale e parità di genere

L’indagine Anci analizza poi l’impegno economico di tutti i Comuni che hanno speso poco meno di 26 milioni nel 2022 per Centri antiviolenza e Case rifugio, 18 milioni di euro in più rispetto al 2017, mentre il numero di donne sostenute dai Cav e ospitate dalle Cr è passato complessivamente da circa 9.400 a oltre 22.500 in soli 5 anni (rielaborazione Anci su dati Istat).

Rispetto alla governance locale, ossia parità di genere nelle deleghe politiche, consulte e tavoli, dall’indagine Anci emerge che quasi due terzi dei Comuni dispongono di una delega alle Pari opportunità. Le Consulte o commissioni Pari opportunità sono presenti nel 67,2 per cento dei capoluoghi e nel 27,1 per cento dei non capoluogo. Il Comitato unico di garanzia (Cug) è pienamente operativo nel 63,9% dei capoluoghi e nel 24,4% dei non capoluogo.

La parità nell’organizzazione amministrativa è presente ma in modo disomogeneo. Il Piano di azioni positive (Pap), infatti, è redatto regolarmente dal 72,1 per cento dei capoluoghi e dal 44,8 per cento dei non capoluogo: il 39,3 per cento dei capoluoghi effettua un monitoraggio strutturato degli indicatori interni mentre nei non capoluogo la quota scende al 19,4 per cento.

Infine la rappresentanza di genere nelle commissioni di concorso. Questa regola è formalizzata nel 67,2 per cento dei capoluoghi e nel 59,8 per cento dei non capoluogo.