Maide Bucolo, talento femminile al servizio della scienza - QdS

Maide Bucolo, talento femminile al servizio della scienza

redazione

Maide Bucolo, talento femminile al servizio della scienza

Vittorio Sangiorgi  |
sabato 17 Settembre 2022

Eletta nel Consiglio Direttivo Società Italiana Docenti e Ricercatori di Automatica. Un importante riconoscimento alla professionalità e al talento femminile

CATANIA – Maide Bucolo, catanese, è professore associato di Automatica al Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e Informatica (DIEEI) dell’Ateneo Catanese.
Proprio qualche giorno fa è stata eletta componente del Consiglio Direttivo della Società Italiana Docenti e Ricercatori di Automatica (SIDRA). Un importante riconoscimento alla professionalità e al talento femminile che spesso non trova le condizioni propizie per affermarsi.
Il QdS ha intervistato la professoressa Bucolo per conoscere meglio il suo percorso e la sua storia professionale.

Quant’è la soddisfazione per l’importante riconoscimento ricevuto?
“Sicuramente la soddisfazione è tanta. Aver avuto l’opportunità, come donna e docente in Automatica, di rappresentare, sia a livello locale che nazionale, tante competenze e tanta dedizione allo studio ed alla ricerca è una risposta concreta al mio impegno di tutti questi anni ed una grande responsabilità per lo sviluppo della cultura scientifica nelle nuove generazioni. La SIDRA coordina le attività di ricerca e didattica nel settore scientifico disciplinare dell’Automatica e conta in Italia 347 docenti e ricercatori di cui 49 sono donne”.

Ci racconti la quotidianità del suo lavoro in un ambito a trazione prettamente maschile.
“La mia quotidianità lavorativa si svolge per lo più presso il DIEEI dell’Università degli Studi di Catania, dove conduco attività di ricerca e didattica. Le competenze acquisite in questi anni, anche grazie a tante collaborazioni con ricercatori operanti presso centri di ricerca e università internazionali, hanno portato alla realizzazione presso il Dipartimento nel 2009 del laboratorio didattico e di ricerca ‘Microfluidics Laboratory’ di cui sono responsabile, e dell’istituzione, da questo anno, di un percorso di studi di Laurea Magistrale ‘Automation for Biotechnology’ all’interno del corso di Laurea Magistrale internazionale in ‘Automation Engineering’ di cui sono presidente. Circa gli aspetti inerenti alle differenze di genere, da ingegnere e scienziata, mi piace far parlare i numeri, il mio dipartimento oggi conta 79 tra professori e ricercatori di cui 12 donne. Non posso negare che questa distanza non è solo numerica, ma ha avuto un peso importante nel trovare la mia identità professionale, senza però impedirmi di realizzare i miei obbiettivi”.

Quali difficoltà ha incontrato in quanto donna nel percorso di studio, di formazione e lavorativo?
“Più che di difficoltà, parlerei di momenti di solitudine e silenzi. Credo che la comunicazione ed il confronto siano il fondamento di qualsiasi crescita personale e professionale, parlare la stessa lingua è alla base. Ho potuto sperimentare, sin dagli anni in cui ero studentessa universitaria, differenze nella semantica del linguaggio femminile e maschile ed essendo in minoranza ho dovuto imparare un’altra lingua! Superato questo aspetto devo dire che il mondo scientifico è abbastanza democratico. Ma se guardiamo le posizioni occupate dalle donne in ruoli apicali e scegliendo di far parlare nuovamente i numeri, il settore dell’Automatica conta 116 professori ordinari di cui 14 donne, mentre nel mio Dipartimento solo 3 donne sono nel ruolo di ordinario su 32. Qui subentra un altro aspetto saliente che è la capacità degli uomini di fare squadra ed il limite delle donne nel fare altrettanto. Si inizia a vedere però un ponte tra le donne della mia generazione e quelle della nuova generazione, ed insieme sicuramente faremo meglio! Mi sono divertita molto lo anno scorso ha realizzare un video ‘Automation Girls’ con le studentesse del corso di Automation Engineering e giovani ricercatrici, in cui ci raccontavamo in breve.

Pari opportunità nel lavoro: a che punto siamo? Cosa si deve fare ancora?
“Ancora c’è tanto da fare! Credo che l’aspetto chiave sia la ‘qualità della vita’, non si può avere una giusta serenità trovandosi quotidianamente a dover scegliere tra la propria vita personale e quella professionale. Nella società moderna dove tutto scorre ad alta velocità si devono avere i servizi e le strutture per poter vivere pienamente le proprie scelte professionali. Rispetto ad altri paesi del nord Europa siamo veramente indietro e temo una sempre maggiore fuga di cervelli al femminile, danno enorme per il nostro futuro. Mi piace concludere con una frase, riportata sul mio sito web, di Greg Mortenson che con i suoi collaboratori ha costruito in Pakistan e Afghanistan dal 1993 oltre 120 scuole, promuovendo in modo particolare l’istruzione femminile. “Educate a boy, and you educate an individual. Educate a girl, and you educate a community.”

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