Cnr-Università di Trento con un team europeo hanno scoperto il tallone d’Achille della patologia. I ricercatori: “Un punto di svolta per lo sviluppo di terapie di ultima generazione”
MILANO – Uno studio europeo a guida italiana svela un nuovo ‘tallone d’Achille’ dell’atrofia muscolare spinale, la Sma che colpisce un neonato ogni 6-10mila nati e rappresenta la principale causa di mortalità infantile associata a una malattia genetica. Alla ricerca, pubblicata su ‘Nature Cell Biology’ e coordinata dall’Istituto di biofisica del Consiglio nazionale delle ricerche di Trento (Ibf-Cnr), hanno partecipato scienziati delle università di Trento, di Edimburgo in Scozia, di Utrecht nei Paesi Bassi, dell’Istituto sloveno di chimica e dell’azienda biotech Immagina. Gli autori hanno individuato un nuovo meccanismo che nei pazienti Sma blocca la ‘fabbrica delle proteine’: un possibile “punto di svolta – spiegano – nello sviluppo di terapie di nuova generazione”.
La Sma – ricordano da Cnr e università di Trento – è causata dalla perdita o dalla mutazione del gene Smn1, che riduce i livelli di una proteina nota come Survival Motor Neuron (Smn) e provoca fin dai primimesi di vita difetti nei motoneuroni e debolezza muscolare. Nel lavoro i ricercatori evidenziano “il ruolo cruciale della proteina Smn nel regolare l’attività dei ribosomi, le ‘macchine molecolari’ che producono proteine traducendo il messaggio codificato nell’Rna e proveniente dai geni, in un processo noto appunto come traduzione”.
“Precedenti studi condotti dal nostro team avevano già dimostrato il coinvolgimento di questa proteina nella traduzione e l’impatto della sua perdita nella fase iniziale della malattia – afferma Gabriella Viero (Cnr-Ibf), coordinatrice dello studio e co-autrice del lavoro -. Ora abbiamo scoperto come la mancanza di tale proteina blocchi il normale processo di formazione delle proteine, indispensabile per un corretto sviluppo dell’organismo. Aver individuato una precisa connessione tra la proteina Smn e l’attività dei ribosomi getta nuova luce sul meccanismo molecolare che caratterizza questa malattia, aprendo la strada alla progettazione di nuove terapie mirate”.Lo studio è stato finanziato da Afm Telethon (Francia), Telethon (Italia), Provincia autonoma di Trento e Fondazione Caritro.
Stiamo vivendo un momento di svolta senza precedenti per il trattamento dei pazienti con atrofia muscolare spinale. Se fino a pochi anni fa, parlare della Sma significava parlare di una malattia per la quale non c’era alcuna speranza, negli ultimi anni stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione terapeutica che consente – e consentirà sempre di più nel prossimo futuro – di cambiare la storia clinica della patologia. È quanto emerso durante il webinar “Atrofia muscolare spinale: Storia clinica e Rivoluzione terapeutica” organizzato da FamiglieSma, in collaborazione con l’Osservatorio Malattie Rare e con il contributo non condizionato di Novartis Gene Therapies.
L’evento è stato l’occasione per fare il punto sulle attuali soluzioni terapeutiche nei confronti di una patologia neuromuscolare rara e complessa che può compromettere l’acquisizione delle capacità motorie, della respirazione e della deglutizione.
“Parlare di rivoluzione terapeutica per l’atrofia muscolare spinale oggi è quanto mai appropriato, poiché rispetto al passato stiamo assistendo all’arrivo di opzioni di trattamento che hanno dimostrato nei trial clinici di poter cambiare in maniera significativa la storia della malattia – ha detto Eugenio Mercuri, direttore Unità Operativa Complessa Neuropsichiatria Infantile, Policlinico Gemelli, Roma Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs – È necessario però sottolineare come per il trattamento della Sma giochi un ruolo fondamentale la diagnosi precoce: tutti gli studi condotti su bambini pre-sintomatici infatti hanno dimostrato che prima si interviene, maggiori sono le possibilità di avere una risposta più completa”.
Il trattamento della Sma infatti era esclusivamente sintomatico, basato su approcci multidisciplinari e finalizzato a migliorare la qualità di vita dei pazienti. Da qualche anno a questa parte, la storia di questa malattia è radicalmente cambiata. Se fino a questo momento infatti gli approcci terapeutici stanno consentendo ai pazienti di gestire la progressione della patologia, attenuandone talvolta la gravità dei sintomi, le nuove prospettive terapeutiche potranno consentire di focalizzarsi sui meccanismi genetici alla base della patologia. La terapia genica infatti consente di utilizzare frammenti di Dna per curare malattie, soprattutto quelle rare, introducendo, attraverso l’utilizzo di un vettore virale adeno-associato, la copia corretta del gene Smn1 difettoso, cosicché l’organismo possa essere capace di produrre la sintesi della proteina Survival Motor Neuron (Smn), responsabile della sopravvivenza dei motoneuroni.
A oggi la comunità dei pazienti è in attesa che l’atrofia muscolare spinale venga integrata nella lista delle malattie che possano accedere allo screening neonatale esteso (Sne), passaggio propedeutico affinché la Sma possa essere integrata prima possibile nei nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). Fino al 17 ottobre, inoltre, si terrà la campagna di sensibilizzazione e raccolta fondi di FamiglieSma, che in questo caso non vedrà i volontari dell’associazione scendere in piazza a causa delle misure anti Covid1-9: per sostenerli attraverso le donazioni è possibile visitare il sito www.famiglesma.org.
“Per la nostra comunità è in corso una vera e propria rivoluzione terapeutica, questo vuol dire un cambiamento radicale della vita di intere famiglie – ha sottolineato Daniela Lauro, presidente FamigleSma – Dall’arrivo della prima terapia abbiamo compreso, dati alla mano, l’importanza di intervenire precocemente. Questo è ancora più fondamentale nel caso della terapia genica, sulla quale riponiamo tante aspettative. Ci auguriamo che lo screening neonatale venga esteso al più presto su tutto il territorio nazionale per garantire a tutti i bambini un futuro migliore”.