Il maltempo di maggio 2023 e i danni all'agricoltura in Sicilia - QdS

Maltempo a maggio, l’agricoltura siciliana paga il peso di “un anno climaticamente folle”

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Maltempo a maggio, l’agricoltura siciliana paga il peso di “un anno climaticamente folle”

Roberto Pelos  |
sabato 27 Maggio 2023

"La cosa più allarmante è l’imprevedibilità che influisce negativamente su tanti aspetti dell’agricoltura", ancora da stimare i danni dell'ultima ondata di maltempo.

“Si tratta dell’ennesima calamità che si abbatte nell’Isola in un’annata climaticamente folle”. Lo dice in un comunicato Coldiretti Sicilia in riferimento al maltempo che si è riversato recentemente nella nostra regione con conseguenze devastanti anche in agricoltura.

“Per comprendere l’entità dei danni – spiega Andrea Passanisi, presidente dell’associazione a Catania – stiamo facendo incontri e telefonate con i nostri soci e dunque il quadro reale della situazione lo avremo nei prossimi giorni essendo passate non molte ore dal maltempo; sicuramente i versanti più colpiti dal vento, con oltre 60 chilometri orari, sono le zone di Ragusa, Agrigento e Catania, che è stata colpita più a sud che a nord. Purtroppo, il cambiamento climatico è un problema che ormai da tempo ci preoccupa, perché quotidianamente assistiamo conseguentemente a imprevedibili alterazioni climatiche come trombe d’aria, cicloni, bombe d’acqua, periodi di siccità e ultimamente le precipitazioni e il vento che si sono comminati con la pioggia vulcanica”.

Maltempo e agricoltura in Sicilia, i danni del cambiamento climatico

“Il cambiamento climatico – sottolinea ancora Passanisi – sta diventando uno dei più grandi problemi per tutti i comparti del settore agricolo e la cosa più allarmante è l’imprevedibilità che influisce negativamente su tanti aspetti dell’agricoltura come l’allegagione, la qualità e la quantità del prodotto. Ad esempio, la pioggia noi ce l’aspettiamo a marzo, ma non a maggio come è accaduto quest’anno ed è un problema soprattutto per il comparto cerealicolo perché l’umidità è troppo alta, non possiamo andare avanti con la mietitura del grano e con un’umidità così alta si corre il rischio di attacchi fungini, come la fusariosi”.

“Il problema non riguarda solo l’aspetto economico e la programmazione commerciale ma anche la ripercussione morale perché nell’arco di pochi giorni si perde il raccolto di uno o due anni e nella fatica di un periodo così lungo c’è la passione degli agricoltori. Il nostro è un mestiere bellissimo ma pieno di difficoltà – conclude il numero uno di Coldiretti nel territorio etneo – ed è proprio per questo che dobbiamo dare la prelazione alla filiera italiana”.

Ignazio Gibiino, presidente di Coldiretti ad Agrigento, spiega: “La situazione si ripercuote su due fronti: uno legato al vento forte che soprattutto nella giornata di sabato ha interessato la zona occidentale della Sicilia oltre a quella orientale; l’altro riguarda le piogge che si sono susseguite per diversi giorni e che hanno creato problemi alle coltivazioni. Il vento forte ha per esempio danneggiato le coperture di vigneti che erano stati impiantati per anticipare la produzione dell’uva da tavola, le serre e molte piante che hanno perso il prodotto a causa delle forti raffiche. Le piogge invece, hanno arrecato gravi danni alla produzione delle foraggere che sono state tagliate settimane addietro con il sistema della falciatura. Il fieno sta marcendo per terra creando non solo danni a chi lo produce ma anche a chi sarà l’utilizzatore finale, cioè gli allevamenti zootecnici siciliani che non potranno utilizzare questo prodotto perché danneggiato”.

Per quanto riguarda la zona di Ragusa, a fare un resoconto sui danni del maltempo per l’agricoltura è un comunicato di Confagricoltura. “A subire le conseguenze più pesanti – riporta il comunicato – il versante ipparino del nostro territorio provinciale: Vittoria, Acate, Santa Croce e Comiso le zone più colpite, dove sono stati scoperchiati capannoni e danneggiate le coperture e le strutture delle serre, inoltre sono stati sradicati e spezzati carrubi, ulivi e mandorli, compromettendo pesantemente il raccolto. Nelle campagne di Ragusa, Modica e Scicli tonnellate di carrube verdi a terra, almeno il 20% del raccolto, da quanto emerge da una prima ricognizione. Tante le aziende che non potranno utilizzare il fieno falciato, in alcune aziende l’80% è da buttare”.

“L’unica zona che è stata esentata da danni gravi, anche se non sono mancati i disagi, – prosegue il comunicato – è quella dell’Ispicese. Confagricoltura Ragusa fa appello alle istituzioni preposte affinché si dichiari lo stato di emergenza regionale e quello di calamità nazionale, attivando in tempi celeri, dopo il censimento dei danni agli impianti e alle produzioni da parte dell’Ispettorato Provinciale dell’Agricoltura, misure di ristoro e sgravi nei confronti degli imprenditori agricoli ragusani, già vessati da rincari energetici e costi di produzioni sempre più insostenibili”.

“Il cambiamento climatico non può essere gestito come una serie di sempre più frequenti imprevedibili emergenze, occorre investire seriamente nella prevenzione. L’Organizzazione degli imprenditori agricoli ragusani – conclude il comunicato – chiede quindi alla Regione Siciliana che si dia piena operatività all’Osservatorio regionale sui cambiamenti climatici per provare, se non a governarli, almeno a ridurne gli effetti devastanti sulla nostra economia e sul nostro territorio”.

“Il settore primario continua a soffrire”

E riguardo al maltempo che ha flagellato l’agricoltura siciliana, interviene anche Rosario Marchese Ragona, presidente regionale di Confagricoltura. “La nostra agricoltura continua a soffrire e il ciclone ne ha solo accentuato le difficoltà – ha detto -. Nei prossimi giorni incontrerò l’assessore all’agricoltura, chiedendo di attivare immediatamente un tavolo crisi, dove prevedere misure di ristoro o sospensione momentanea dei pagamenti in conto capitale e in conto interessi dei finanziamenti, sgravi fiscali e altre misure compensative per ristorare i danni subiti e le perdite economiche”.

Limitare le conseguenze dei fenomeni meteorologici avversi non basta – continua Marchese Ragona – occorre un piano d’azione strutturato ed integrato a livello regionale, che contempla misure di investimento per la prevenzione”.

“Un piano condiviso anche con il mondo assicurativo per garantire maggiori tutele alle imprese con polizze costruite sulla base delle necessità degli agricoltori. Confagricoltura Sicilia – conclude – è vicina alle aziende in difficoltà, fa appello alle Istituzioni affinché si dichiari lo stato di emergenza regionale e quello di calamità nazionale e che sia data piena operatività da parte della Regione Sicilia all’Osservatorio Regionale sui Cambiamenti Climatici”.

Immagine di repertorio

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