Cavalli fatti passare per ratti da laboratorio, trasferte di lavoro dietro cui si celavano viaggi di piacere, scontrini raccattati dal cestino, una società – prima statunitense e poi trasferitasi in Israele – che forniva fatture per prestazioni mai rese.
Leggendo le settecento pagine con cui il tribunale di Messina ha giustificato il sequestro di 1,6 milioni di euro a carico di Salvatore Cuzzocrea, ex rettore dell’ateneo peloritano e attuale consulente della ministra dell’Università Anna Maria Bernini accusato di peculato, non si contano le volte in cui nella mente si forma sempre la stessa domanda: com’è potuto accadere?
La storia di Cuzzocrea
Ma più che sulle modalità con cui la maxi-sottrazione di risorse ai danni della pubblica amministrazione sarebbe stata compiuta e sulla catena di omessi controlli – per eccessiva fiducia o altrettanta sudditanza davanti al capo – che ha avallato l’agire di Cuzzocrea, il quesito si ferma un passo prima. All’origine di tutto: com’è possibile che un rettore di un ateneo, per quattro anni, non si sia curato di chiedersi cosa sarebbe successo se si fosse scoperto – ancor prima che la procura, l’opinione pubblica – che le richieste di rimborso avanzate agli uffici dell’Università facevano riferimento a costi che nulla avevano a che vedere con l’attività didattica? Che dai conti dell’ateneo partivano bonifici per coprire anche le più minute spese del maneggio che Cuzzocrea gestisce con la famiglia a pochi passi da Lavinaio, piccola frazione del comune di Aci Sant’Antonio?
La storia di cui Cuzzocrea, figlio del rettore che a fine anni Novanta guidava l’ateneo definito un verminaio in cui si intrecciavano interessi di diversa natura, ha del surreale.
Il raggiro
A Cuzzocrea la procura contesta di avere ottenuto pagamenti per 1,6 milioni di euro dall’Università sotto forma di rimborsi erogati ufficialmente per restituire somme che il rettore anticipava nella veste di responsabile scientifico di progetti di ricerca incardinati nel dipartimento di Scienze chimiche, biologiche, farmaceutiche e ambientali e che venivano finanziati da enti pubblici o società private.
Per riuscirci Cuzzocrea avrebbe presentato fatture falsificate, ma anche fatto figurare che le richieste in origine nascevano da spese affrontate dai singoli ricercatori, ai quali poi veniva richiesto di girare sul conto del rettore le somme ricevute. Un passaggio difficilmente comprensibile ma che nessuno ha contestato. “Non mi era stato spiegato che le richieste di rimborso erano state presentate a mio nome. Alle mie perplessità, il professor Cuzzocrea mi ha riferito che questa procedura gli era stata indicata dal segretario amministrativo”, ha dichiarato uno dei ricercatori alla guardia di finanza. Come tutti i colleghi, anche lui ha disconosciuto le firme apposte nelle richieste di rimborso.
Il maneggio di famiglia
Le somme contestate dalla procura fanno riferimento quasi sempre a spese che il consulente della ministra Bernini avrebbe affrontato – per poi farsele rimborsare dall’Università – per prendersi cura del maneggio di proprietà della società Divaga, di cui è socio insieme alla moglie.
Con i soldi dell’ateneo, Cuzzocrea avrebbe pagato per sé e per il figlio – all’epoca minorenne e non indagato – viaggi, anche all’estero, per partecipare a competizioni agonistiche nel settore equestre. I rimborsi avrebbero riguardato un po’ tutto: dal pernottamento negli hotel ai pasti, alle iscrizioni e perfino alle fotografie da stampare come ricordo.
È il caso, per esempio, di una trasferta a Valencia, in Spagna, effettuata a inizio 2020. “Il professore Cuzzocrea ha presentato una richiesta di autorizzazione a compiere una missione dal 16 al 26 gennaio. Tuttavia, dagli accertamenti effettuati e sulla base della documentazione trasmessa dalla Federazione Italiana Sport Equestri – si legge nell’ordinanza – è stato riscontrato che dal 16 al 26 l’odierno indagato, unitamente ai cavalieri appartenenti alla società sportiva dilettantistica La Cuadra Asd tra cui il figlio, ha partecipato alle gare di equitazione di salto a ostacoli Mediterranean Equestrian Tour di Oliva. La missione è stata rimborsata con due diversi ordinativi di pagamento”.
In totale quasi cinquemila euro fatte figurare come spese connesse a un progetto di ricerca che finanziato per valutare l’efficacia di principi attivi in materia di condizioni associati a stati di infiammazione. Un altro rimborso – 446 euro – legato alla trasferta spagnola ha riguardato una fattura emessa da una società che si occupa di fotografie. “L’autorità estera interessata ha trasmesso copia della documentazione fotografica, oggetto della prestazione fatturata, dalla quale emergeva l’assoluta non inerenza della spesa effettuata ai progetti di ricerca: si trattava infatti di 30 foto”. Nelle immagini, infatti, era ritratto Cuzzocrea a cavallo.
Il commerciante cinese
Tra le vicende più grottesche di cui Cuzzocrea si sarebbe reso protagonista c’è quella che vede protagoniste due società che fanno capo a un commerciante di nazionalità cinese. A presentarsi davanti alle Fiamme Gialle è stato il figlio. “Ricordo che il professore mi ha chiesto di raccogliere gli scontrini fiscali che i clienti lasciavano alla cassa, o quelli caduti a terra, per poi consegnarglieli. Forse per questo motivo trovate scontrini di piccolo importo pagati anche in contanti”, ha messo a verbale l’uomo. Il riferimento va agli scontrini che Cuzzocrea ha presentato all’Università con importi anche di un euro o poco più.
Il totale delle spese effettuate nei punti di vendita del negoziante cinese e rimborsate dall’Università è però di diverse decine di migliaia di euro. “Di norma sugli scontrini fiscali emessi dalle due società compariva la descrizione del materiale venduto, ma ciò non avveniva con riguardo a quelli relativi agli acquisti dell’indagato, il quale aveva espressamente richiesto di non indicare sullo scontrino la descrizione della merce venduta”, si legge nell’ordinanza.
Il mangime e la lettiera
Tra gli scontrini presentati agli uffici dell’ateneo, ci sono quelli di una ditta che si occupa anche di alimenti e accessori per animali domestici. La titolare ha detto ai finanzieri che gli stessi “erano ragionevolmente destinati non all’Università, ma a soddisfare esigenze personali” di Cuzzocrea. E questo perché in caso di materiale per l’Università di solito “riceveva l’ordine tramite mail ed emetteva fattura, mentre quando effettuava acquisti personali l’odierno indagato (Cuzzocrea, ndr) versava il dovuto esclusivamente mediante pagamento elettronico ed emetteva lo scontrino fiscale”. Tra gli acquisti effettuati senza emissione di fattura ci sono croccantini per animali domestici e mangimi per cavalli e galline.
Davanti alle fatture emesse nei confronti dell’Università, la procura ha comunque avuto perplessità. “L’analisi ha consentito di accertare che la ditta ha effettuato ingenti forniture di mangime e trucioli che, a prima vista, sembrerebbero esagerate, tenuto conto della tipologia e del numero di cavie (topi e ratti) utilizzate all’interno dello stabulario”, si legge.
Da un’altra società, che si occupa di vendita di compensati in legno, l’ex rettore ha comprato merce per oltre 12mila euro. Otto fatture portate a rimborso ma che per la procura “fanno riferimento a materiale verosimilmente utilizzato come assorbente nelle lettiere equine”.
Le fatture intestate a UniMe
In mano agli inquirenti ci sono numerose fatture, di importi che ammontano a diverse decine di migliaia di euro, che riportano come oggetto l’esecuzione di lavori destinati ai laboratori di cui Cuzzocrea era responsabile – dalla realizzazione di grate per gabbie per ratti alla sistemazione delle porte – ma che in realtà celerebbero opere realizzate esclusivamente nel maneggio.
A ottobre dello scorso anno, il titolare di una ditta individuale ha dichiarato ai finanzieri che “tutti i lavori descritti nelle fatture erano stati eseguiti da lui personalmente presso il maneggio della Divaga, ove aveva realizzato box per il ricovero dei cavalli, ringhiere, cancelli, alcune strutture in ferro di capannoni ed altri manufatti in ferro” e che era stato Cuzzocrea a “fornirgli le indicazioni circa il destinatario e il dettaglio delle prestazioni da apporre sulle fatture”. La stessa richiesta è stata ricevuta, come dimostrato dalle chat riportate nell’ordinanza, dal titolare di un’impresa che ha effettuato lavori di ricerca d’acqua per la realizzazione di un pozzo nell’area del maneggio.
L’operaio morto
Il maneggio, nel 2023, era finito al centro delle cronache per la morte di un operaio. La vittima si chiamava Alin Telianu. Il giovane, 25 anni, rimase schiacciato da una pala meccanica. Nelle carte che hanno portato al sequestro di beni il nome Alin compare più volte. In alcuni casi la merce fatta pagare all’Università ma utilizzata da Cuzzocrea nel maneggio sarebbe stata consegnata proprio al giovane.
“Assunto presso la Divaga in data 19 giugno 2023, circa due mesi prima del decesso. Tuttavia, dalla consultazione delle movimentazioni bancarie riferite a conti correnti del professore Cuzzocrea è risultato che il soggetto (Telianu, ndr) ha ricevuto 90 bonifici, con causale stipendiơ, a far data dal 26 settembre 2019”, si legge nell’ordinanza.
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