PALERMO – L’esame del disegno di legge “Variazioni al bilancio della Regione per l’esercizio finanziario 2025 e per il triennio 2025-2027” si è concluso ieri in II Commissione all’Ars e questa mattina verrà incardinato a Sala d’Ercole con una tempistica eccezionale. L’aula solitamente non fa seduta il venerdì né di mattina. Ma per approvare ciò che rimane della manovra finanziaria prima della pausa estiva la maggioranza sta tentando il tutto per tutto. Se non la maggioranza nel suo insieme, quantomeno la Presidenza della Regione. Dei 35 articoli che, al netto della norma conclusiva, componevano il disegno di legge ne erano arrivati soltanto 13 in Commissione bilancio. Tutto il non strettamente urgente e necessario prima di Ferragosto è stato rimandato a una manovra quater, che potrebbe arrivare a fine settembre come a fine anno se la ter non uscirà incolume dall’Ars prima della pausa estiva.
Salve – fino a questa mattina – le norme che riguardano la Protezione civile, l’abbattimento delle locazioni passive della Regione, l’autorizzazione all’accordo transattivo con Polluce Spe srl, i costi per la gestione degli impianti di dissalazione e gli interventi sulle dighe, i contributi ai Comuni per gli extra costi nel settore dei rifiuti, gli interventi contro la povertà e l’esclusione sociale, i sistemi di videosorveglianza urbana, le risorse per la manutenzione straordinaria di strade provinciali, il contributo straordinario acquisto di scuolabus, le misure per la mitigazione degli effetti della siccità in agricoltura, gli interventi per l’abbattimento delle liste d’attesa nel Ssr e infine delle voci di spesa da rifinanziare.
Molte norme sono state quindi ritirate, almeno provvisoriamente, mentre altre sono state corrette già in Commissione. Oggi in aula verrà quindi incardinato il disegno di legge e avrà inizio il muro contro muro già annunciato dall’opposizione su molti aspetti della manovra e sul metodo di gestione di ulteriori interventi che finiranno dentro il solito maxi emendamento del governo, a scatola chiusa, sul quale i malumori sono trasversali e toccano anche scranni della maggioranza.
“Il governo ha tagliato tre quarti della manovra dando spazio a norme non urgenti a scapito di quelle veramente pressanti come Asacom, assistenti igienico-personali, disabili psichici, ristori per gli incendi, Cta, aiuti ai Comuni, lavoratori dei Consorzi di bonifica”, ha affermato ieri dopo il via libera della Commissione sulla manovra il capogruppo del Movimento 5 stelle Antonio De Luca. “Il M5s ha battagliato fino all’ultimo in difesa dei Comuni e dei soggetti più fragili, ma non c’è stato verso di cambiare faccia a un copione evidente mente già scritto – continua il capigruppo 5 stelle – a prescindere dal dibattito in una Commissione bilancio ormai totalmente spogliata del suo ruolo di filtro”.
Sull’iter che sta seguendo la manovra, con un calendario fuori schema per una variazione di bilancio, Antonio De Luca commenta: “Stanno accelerando pensando di risolvere la partita in aula con il solito maxi emendamento, magari travestito da ordine del giorno collegato a un fondo dedicato non passato al vaglio della Commissione bilancio, che farà capolino all’ultimo minuto per accontentare i desiderata dei partiti della maggioranza e compattarli. E meno male che Schifani aveva detto niente mance, ma adesso è evidente che a volerle sono proprio i partiti che lo sostengono”. Il capogruppo Antonio De Luca annuncia quindi “grande ostruzionismo” promettendo che “la prossima settimana sarà particolarmente calda per Schifani e soci”.
Altro percorso ha invece seguito il Fondo per l’editoria mantenuto in manovra, con quello che era l’articolo 6 nella prima versione del testo, e che consentirà un sostegno per le testate giornalistiche di 3 milioni di euro annui per il triennio 2025-2027. Il rifinanziamento della misura è stato vincolato con un emendamento, dopo le diverse proposte di Mario Giambona primo firmatario per il Partito democratico e Ismaele La Vardera dal Gruppo misto, che ha visto la luce in seguito a un’audizione in Commissione bilancio del presidente della Stampa parlamentare Alfredo Pecoraro.
Marianna Caronia, deputata di maggioranza al Gruppo misto ma aderente a Noi Moderati, che ha firmato l’emendamento insieme al democristiano presidente della Prima commissione Ignazio Abbate, il capogruppo di Fratelli d’Italia Giorgio Assenza e il deputato di Forza Italia Marco Intravaia, ha commentato la “nuova fase” fase del sostegno all’editoria in Sicilia: “Questo fondo non è solo un sostegno economico, ma un presidio per la democrazia. La previsione di giornalisti qualificati e regolarmente contrattualizzati nelle redazioni è garanzia di qualità dell’informazione e rispetto dei diritti dei lavoratori. Oggi più che mai, sostenere un’informazione rigorosa significa contrastare la deriva delle fake news e l’uso distorto dei social network, invasi da notizie false, manipolate o inattendibili. Abbiamo il dovere di investire nell’informazione come bene comune”. A proporre la modifica così accolta, che inizialmente prevedeva quale vincolo un generico “collaboratore attivo sul territorio della Regione” per le testate, è stato il sindacato della Stampa parlamentare ma ad accoglierlo trasformandolo in emendamento sono stati i quattro deputati sopracitati. Infine, la Commissione presieduta da Dario Daidone lo ha approvato all’unanimità trasformando la norma.

