Manuela Ventura, il volto siciliano di Lea – un nuovo giorno, “Io, Catania e il coraggio di osare”

Manuela Ventura, il volto siciliano di Lea – un nuovo giorno, “Io, Catania e il coraggio di osare”

Intervista esclusiva a Manuela Ventura, tra le protagoniste del nuovo medical drama prodotto da Rai Fiction

“Lea – un nuovo giorno” è il nuovo medical drama di Rai Uno nel quale interpreta l’infermiera Favilla Mancuso. Cosa l’ha spinta ad accettare questa nuova sfida professionale?

Mi ha spinta la proposta della regista Isabella Leoni con la quale avevo già lavorato nella terza stagione di “Questo nostro amore ‘80” e della casting Adriana Sabbatini. Il ruolo di Favilla si è presentato come una specie di una sfida per me. È un personaggio diverso da quelli che finora ho interpretato nelle serie televisive. È più tagliente, dal carattere più brusco. Ho dovuto cambiare aspetto: a cominciare da trucco e acconciature e dall’ indossare la divisa da infermiera. Per un’attrice è molto stimolante.

Ci sono state alcune critiche sulla messa in onda di un altro medical drama…

Capisco la coincidenza con l’altra serie Rai, però, a vedere i due prodotti non c’è da fare il raffronto. Sono due piani di racconto diversi. La storia di Lea inizia con il suo ritorno alla vita, al lavoro, cerca di andare avanti dopo il trauma dell’interruzione di gravidanza e la fine di un amore. È una storia semplice di una rinascita, raccontata con una linea più delicata, più leggera. Non c’è un riferimento esplicito al covid. L’ospedale pediatrico da modo di affezionarsi alle vicende dei piccoli pazienti su cui la malattia viene vissuta come ingiusta e permette di vedere come questo gruppo di infermiere si dedichi al lavoro con impegno e cura, le cui vite si intrecciano tra sentimenti nuovi ed eventi imprevisti.

Come si è preparata per interpretare il personaggio di Favilla Mancuso?

Insieme alle altre colleghe, abbiamo avuto delle indicazioni su come usare le strumentazioni, come lo scadenzare le consegne del mattino, censire i medicinali, maneggiare l’ecografo. Abbiamo lavorato sul ritmo da dare a questa coralità, fare in modo che le battute fossero giuste per il carattere del proprio personaggio, all’interno di un contesto di squadra e di collaborazione.

Interpretando Favilla Mancuso, ha imparato qualcosa in più su di lei e sul mestiere d’attrice?

L’esperienza che mi porto dietro è quella di una maggiore sicurezza nell’osare. In un personaggio così “aspro” bisognava buttarsi e avere anche il senso della misura rispetto ai toni con cui viene raccontata la storia. Il personaggio di Favilla è spezzettato nei vari episodi. Apparentemente sulla carta poteva sembrare più marginale. Invece, grazie all’ascolto e alla complicità tra regista e compagne di lavoro, sono venute fuori tante sorprese e la libertà nel fare proposte e creare lo spazio giusto. Gli aneddoti sul set. CONTINUA A LEGGERE

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