I mari siciliani sono ormai devastati dalla presenza di plastiche. I dati sono contenuti nella relazione dell’edizione 2024 appena pubblicata sulle attività realizzate nell’ambito dell’accordo operativo sottoscritto tra l’Arpa, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente, il ministero dell’Ambiente e l’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale.
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Il documento riporta il dettaglio delle attività di monitoraggio eseguite dall’agenzia all’interno delle acque territoriali della Sicilia, finalizzate al raggiungimento del buono stato ambientale delle acque marine. Per ciò che attiene i rifiuti galleggianti, l’area in cui ne è stata rilevata la maggiore quantità è quella dell’area marina protetta delle Isole Ciclopi, seguita dalle Egadi, mentre l’area marina protetta di Plemmirio, nel siracusano, e Capo San Marco, nell’agrigentino, hanno presentato un quantitativo inferiore di rifiuti.
I mesi peggiori sono quelli estivi
Se si guarda all’andamento nel tempo, le campagne in cui è stato registrato un numero minore di rifiuti sono quelle effettuate nei mesi di febbraio e ottobre, mentre la quantità maggiore è stata rilevata nel mese di luglio, e tale dato è dovuto in particolare al numero di oggetti registrati nell’area marina protetta Egadi e in quella di Capo Gallo.
Molto probabilmente ciò va riferito all’incremento nel periodo estivo delle attività che avvengono sulla fascia costiera e sull’ambiente marino, a partire dalla maggiore fruizione della costa e dei litorali alla navigazione da diporto, dalle attività ricreative e commerciali a quanto è collegato al turismo. L’analisi quali-quantitativa dei dati ha mostrato come il materiale più rappresentato, a cui si può riferire il numero maggiore di categorie di rifiuti censiti, corrisponde alle plastiche galleggianti, con una percentuale del 94,5%.
Il mare siciliano è pieno di rifiuti
Più in generale, il mare siciliano è pieno di oggetti. Il valore massimo è stato registrato nella stazione a 0,5 miglia nautiche dalla costa di Mondello nel palermitano, dove la densità era di 0,192 oggetti per metro quadrato. In relazione alla tipologia di oggetti, in tutte le stazioni si riscontra sempre una netta prevalenza di frammenti. Ciò significa che la maggior parte dei rifiuti marini presenti nelle aree monitorate risulta costituita da frammenti di materiali probabilmente derivanti dalla degradazione di oggetti più grandi che si sono disgregati nel tempo. Se si guarda ai rifiuti che si trovano nelle spiagge, l’area in cui è stata rilevata la maggiore quantità di oggetti è la spiaggia di Milazzo, nel messinese. Risulta essere la più soggetta a pressioni di natura antropica, dovuta principalmente ad attività industriali, e la più interessata dal fenomeno di spiaggiamento dei rifiuti.
Plastiche in mare in Sicilia
Sempre più plastica nelle acque isolane I rifiuti rinvenuti con maggiore percentuale sono, anche in questo caso, le plastiche. Nel dettaglio, i rifiuti presenti sono rappresentati principalmente da frammenti o pezzi di plastica, bottiglie, tappi e bicchieri di plastica, borse e sacchetti di plastica, mozziconi di sigarette e pezzi di vetro e ceramica.
Le spiagge di Imera (Palermo) e Torre Salsa (Agrigento) sono risultate invece quelle meno impattate, con una migliore condizione di naturalità. Le indagini effettuate coprono un ampio spettro di parametri ambientali e comprendono il campionamento e l’analisi delle matrici acqua, sedimento e biota, il monitoraggio delle microplastiche, nonché dei rifiuti galleggianti e spiaggiati.
Inoltre, sono stati eseguiti rilievi e mappature dettagliate dei fondali marini e degli habitat di pregio, con l’obiettivo di fornire un quadro conoscitivo aggiornato e funzionale alla gestione sostenibile delle risorse marine.

