Roma, 30 dic. (askanews) – Con la pubblicazione del decreto interministeriale Mef-Masaf si completa il quadro normativo che consente anche ai produttori italiani di realizzare vini dealcolati e parzialmente dealcolati. Un passaggio atteso dal settore, che apre nuove prospettive industriali e di mercato per il comparto vitivinicolo nazionale, e in particolare per il sistema cooperativo.
“Le cantine cooperative hanno da tempo iniziato a guardare con attenzione crescente verso i dealcolati, attente come sono ai cambiamenti normativi e alle dinamiche di mercato che richiedono strategie innovative per garantire una crescita sostenibile e competitiva”, commenta Cristian Maretti, presidente di Legacoop Agroalimentare sottolineando “la positività del completamento dell’iter normativo con tutti i tasselli necessari per produrre anche in Italia”.
Il decreto consente ora di intercettare un segmento in forte crescita a livello globale. Il mercato mondiale dei vini dealcolati e low alcol vale già oltre 2,4 miliardi di dollari e si prevede raggiungerà i 3,3 miliardi entro il 2028, con un tasso di crescita annuale composto (CAGR) dell’8%. Registra tassi di sviluppo a doppia cifra, trainato da nuovi stili di vita e da una domanda sempre più orientata a prodotti a basso contenuto alcolico. Questo soprattutto sui mercati esteri. “Si tratta di una pluralità di mercati del vino – osserva Maretti – che rispondono a esigenze diverse dei consumatori. Questo segmento andrà a coprire una nuova necessità e il made in Italy potrà dire la sua anche nel confronto internazionale”.
Il mercato italiano dei vini analcolici è esploso, passando da 8 milioni di euro nel 2021 a 55 milioni nel 2024, con previsioni di ulteriore crescita del 60% per quest’anno. “Questa nuova categoria di vini si aggiungerà alle possibilità di scelta per le grandi occasioni, a partire dal cenone di Capodanno e insieme ai favolosi e corposi rossi e alle brillanti bollicine italiane contribuirà a tenere alto il nome della cucina italiana patrimonio Unesco”, mette in evidenza il presidente di Legacoop Agroalimentare.
La fotografia scattata in occasione del Vinitaly dall’Area Studi di Legacoop Agroalimentare sulle cooperative vitivinicole aderenti conferma un settore in movimento: se il 67% delle realtà non ha ancora avviato produzioni dealcolate, l’11% le produce già e un ulteriore 22% si appresta a farlo. “Sono dati che dimostrano attenzione e capacità di adattamento – aggiunge Maretti – e le competenze professionali presenti nelle cantine cooperative sapranno esprimersi al meglio anche su prodotti innovativi come questi”.
In una fase complessa per il comparto vitivinicolo, i vini dealcolati e low alcol possono rappresentare uno stimolo importante per avviare riflessioni più ampie sulle diverse segmentazioni di mercato. “Non esistono soluzioni miracolistiche valide per tutti – conclude – È necessario partire dai mercati più in sofferenza e costruire percorsi specifici che chiamano in causa anche le scelte dei Consorzi di tutela, sia sul fronte della promozione e delle nuove modalità di consumo, sia su quello del controllo delle produzioni. Di certo non sarà introducendo nuove misure restrittive per il vino da tavola che si risolveranno i problemi degli altri segmenti”.

