Margherita Sarfatti, la donna che ispirò Mussolini
La vita con i suoi imprevedibili percorsi è spesso più estrosa dei racconti nati dalle più fervide fantasie. Potrebbe apparire inverosimile che sia stata una donna bella, colta e raffinata, e soprattutto di origini ebree, a suggerire gli itinerari della politica culturale del nascente fascismo di Benito Mussolini ed a sostenere sia moralmente che economicamente il suo ideatore. La vita di Margherita Grassini ne è la conferma. Nata l’otto aprile del 1880, a Venezia, da una tra le più agiate famiglie giudaiche della città lagunare, ricevette una accurata istruzione che ne esaltarono la personalità, facendone una raffinata donna di cultura, con uno spirito ribelle ed assai critico, oltre che una scrittrice di successo ed una stimata critica d’arte. Sposa a diciott’anni, contro la volontà della famiglia, l’avvocato ebreo, socialista, già quarantenne Cesare Sarfatti. I due nel 1892 si traferiscono a Milano dove intensificano i contatti con il mondo delle avanguardie dell’arte moderna, della cultura e della politica. Margherita, contraddittoriamente, pur ostentando lussi, privilegi ed eleganza, tutte prerogativa del ceto abbiente a cui appartiene, è una aperta sostenitrice di idee socialiste e progressiste e si interessa con particolare attenzione alla condizione delle donne. Ormai nota come Margherita Sarfatti, si fa apprezzare scrivendo sulla stampa socialista, per il suo impegno politico.
Il primo dicembre del 1912, quando Benito Mussolini assume la direzione dell’ Avanti, Margherita, socialista della corrente di Turati, fazione che si era opposta a quella di Mussolini, si presenta presso la sede del giornale per presentare le proprie dimissioni dall’ incarico di collaboratrice. Nell’occasione resta però piacevolmente colpita dall’incontro con il suo interlocutore, di cui ne avverte da subito tutto il fascino. La loro iniziale reciproca simpatia, che presto si trasformerà in una ardente passione, non priva di burrascosi litigi a causa delle reciproche gelosie, darà origine ad una stabile relazione vissuta, al meno inizialmente in modo riservato e mai ostentata, in quanto entrambi sposati. Il rapporto che non viene mai nascosto ai rispettivi coniugi, si protrarrà per oltre vent’anni. Sopraggiungeranno gli anni tremendi della prima guerra mondiale, e la Sarfatti conoscerà il dolore della perdita del figlio Roberto, di soli diciassette anni, che, spinto da ideali patriottici, contro la volontà dei genitori, era andato al fronte come volontario. Mussolini, anch’egli arruolatosi, verrà ferito gravemente nel corso di una esercitazione militare. Margherita gli sarà sempre accanto, e non lo abbandonerà nei difficili primi anni del 1920, quando le iniziative politiche di Mussolini daranno luogo a ripetuti insuccessi, non facendogli mancare il suo sostegno non solo morale. Nel 1924 Margherita resta vedova ed ormai è sempre più vicina, anche in pubblico, a Mussolini, anche nei giorni turbolenti del delitto Matteotti; dedica le sue energie al partito, in cui crede, per favorirne l’ascesa. Il suo apporto sarà determinante per la redazione degli scritti teorici di Mussolini sul fascismo, per la valorizzazione della mistica della romanità e tanti slogan politici saranno frutto della sua creatività.
Organizza eventi politici e collabora anche per la riuscita della marcia su Roma. Nel ventisei si trasferisce nella capitale e, avvalendosi dei suoi inserimenti in ambiti culturali sia nazionali che internazionali, si adopera con passone ed energia a rendere credibile l’immagine del duce , che dipinge come un campione di virtù latine e di cui esalta la vitalità e le inestinguibili energie. Si impegna totalmente, quindi, in una strenua attività di divulgazione del fascismo e dell’ uomo che lo ha fondato, attività che raggiunge l’apice, con la pubblicazione in Italia nel 1926 del libro intitolato Dux, che l’anno precedente era già uscito in Inghilterra, con il titolo The Life of Benito Mussolini, con il quale, mette nelle migliore luce e fa conoscere al mondo la personalità del nuovo primo ministro italiano. Libro che riscuote grande successo e che sarà tradotto in diciotto lingue. Quando il dittatore, che già viveva stabilmente nelle capitale, si trasferisce a Villa Torlonia, lei prenderà casa nelle immediate vicinanze. Ma dopo alcuni anni Margherita dovrà accettare che il suo ideale di fascismo era naufragato, e che i suoi progetti di renderlo più vicino alla sua personale visone politica erano divenuti inattuabili. La deludono la tolleranza del duce nei confronti del modo di agire degli alti gerarchi, e non riesce ad accettare tante iniziative aggressive di politica estera ed in particolare, le imprese coloniali e ancor più l’appiattimento subalterno del fascismo sulle posizioni del nazismo. Capisce che è divenuto irrealizzabile il suo sogno di allontanare Mussolini da Hitler per avvicinarlo a Roosevelt. Di contro l’atteggiamento del duce, nei suoi confronti, è ormai cambiato, e passa, sempre più di frequente, dal freddo disinteresse, per una donna ormai non più giovanissima , che ha superato il traguardo dei cinquant’anni , all’ aperta avversione , accusandola di manifestare i pretesi caratteri, tanto screditati dalle nuove teorie della razza. Il duce è ormai prossimo alla conclusione delle laboriose trattative del Concordato con la Santa Sede , e ritiene opportuno far giungere a Villa Torlonia donna Rachele ,con i suoi figli, ed unirsi con lei in matrimonio.
Il momento del definitivo ed insanabile deteriorarsi del rapporto sentimentale tra i due, coincide con l’ingresso nella famiglia del duce del genero Galeazzo Ciano. Nel 1936 il suo posto nel cuore del dittatore viene occupato da Claretta Pettacci. Sebbene la Sarfatti, già nel 1928, si fosse convertita al cristianesimo, non si sente sicura in Italia ,in quanto hanno già avuto inizio le persecuzioni raziali. Comprende che fuggire all’estero è l’unica via di salvezza che le rimane, giacchè è esposta al rischio della vita come tutti gli ebre in quanto ha perso tutte le prerogative che le derivavano dall’essere la “donna del duce”.
Dopo aver portato al sicuro le lettere di Mussolini in Svizzera, nel 1938, raggiunge Amedeo, l’unico figlio che le era rimasto in Uruguay, mentre i suoi congiunti più prossimi, di lì a breve, saranno vittime delle persecuzioni raziali , la sorella Nella morirà ad Auschwitz. Margherita farà ritorno in Italia dopo la fine della guerra , e darà alle stampe una sua autobiografia dal titolo assai significativo Acqua Passata, in cui il rapporto col capo del fascismo viene visto con molto distacco. Morirà nella sua villa nei pressi di Como, dove da tempo si era isolata; successivamente alla scomparsa saranno pubblicate le sue memorie con il titolo di Mea Culpa. Da quelle pagine si comprende che non era rimasto nulla , se non cenere, di quella ardente passione che l’aveva legata ad un uomo, divenuto capo di stato e dittatore, di cui fu provvida maestra, consigliera ascoltata e fervente sostenitrice , ma che non riuscì a nobilitare, come avrebbe voluto, riscattandolo dalla sudditanza hitleriana.
Alcune precisazioni. Benito Mussolini e Rachele Guidi si sposarono civilmente a Treviglio nel 1915 e nel 1925, con rito religioso,a Milano. Tutta la famiglia si trasferì a Villa Torlonia dopo la nascita dell’ ultimogenita Anna Maria nel 1929. Quindi quando la famiglia incominciò a risiedere a Villa Torlonia erano già sposati da ben 4 anni