Al QdS parla Mario Giro, professore all’Università di Perugia ed ex vice ministro degli Esteri. I russi si sentono potenza globale. Da Obama gli Usa non lo hanno più accettato
CATANIA – L’annuncio dei referendum per l’annessione delle autoproclamate repubbliche autonome del Donbass, Lugansk e Donetsk. Il richiamo di 300 mila riservisti. Le minacce nucleari. Putin continua ad alzare l’asticella dello scontro, ma quanto è concreto il rischio di un conflitto su larga scala? Ne abbiamo discusso nella sede del Quotidiano di Sicilia con Mario Giro, professore di Relazioni internazionali all’Università per stranieri di Perugia ed ex vice ministro degli Esteri nei Governi Renzi e Gentiloni.
Professore, cosa stiamo rischiando concretamente?
”Stiamo rischiando la guerra nucleare che si sta avvicinando, se ne parla banalizzandola. Putin e Biden ne discutono come di una possibile eventualità: non era mai successo prima, c’era molto ritegno a questo riguardo. Anche questa idea della guerra nucleare tattica è una follia. Se accadesse sarebbe un cambiamento totale nella natura del conflitto, che ci coinvolgerebbe. Per questo bisogna assolutamente andare al tavolo delle trattative. I negoziati sono sempre difficili, bisogna cedere qualcosa, ma questa narrazione della vittoria e quindi della guerra ad oltranza ci sta portando sull’orlo di un disastro”.
Come si dovrebbero comportare i Paesi europei e occidentali rispetto al referendum annunciato da Putin?
“È un dettaglio, temi come questo del referendum fanno parte della guerra. Il problema è la guerra e quindi dobbiamo assolutamente fare in modo che cessi”.
I Paesi europei stanno subendo le scelte di Putin?
“È una cosa biunivoca, mi sembra che entrambe le parti si siano messe con le spalle al muro tramite la guerra ad oltranza”.
La mossa del price cup si è rivelata soltanto una minaccia che non ha prodotto risultati concreti…
“La guerra non c’entra nulla o c’entra poco, perché la crescita esponenziale dei prezzi dell’energia era iniziata prima. Il conflitto la aggrava? Su questo voglio essere molto preciso, tutto cambia dopo la minaccia nucleare. Non si possono mettere sullo stesso piano. Calenda diceva… blocchiamo la campagna elettorale per la questione del gas, ma questo è niente in confronto alla minaccia nucleare. Per questo andrebbe interrotta la campagna elettorale e convocato il Parlamento ancorché uscente. L’alleanza atlantica si deve ridiscutere. Qui tutti si rifiutano, a parte Macron ed Erdogan, di parlare di pace. Se noi andiamo a una guerra nucleare… ma quale price cup… andiamo a tagliare gli alberi sotto casa per scaldarci”.
Quindi la ritiene reale questa minaccia?
“È assolutamente reale, lo hanno detto tutti e lo ha detto anche Biden. Questa è una cosa che cambia tutto, non si può mescolare con quello che è successo prima”.
Si può parlare di una linea di confine tra un prima e un dopo? Perché non si è ancora trovato il bandolo della matassa per portare avanti una trattativa vera, reale? Noi abbiamo l’impressione che non ci sia stata.
“No, c’era. Fino a Bucha c’era una trattativa, ho parlato con chi vi ha partecipato da parte Ucraina. Naturalmente è molto difficile. Perché è invalsa una narrativa illusoria della vittoria, ma non c’è nessuna vittoria di fronte a una guerra nucleare. Lo ha detto anche Biden, se lo dice a se stesso fosse è il caso che gli americani decidano di negoziare con i russi. Loro non vogliono farlo, i russi cosa vogliono? Essere trattati a livello di potenza globale. Cosa che gli americani, da Obama in avanti, non hanno più accettato di fare. Trump dice che se fosse stato presidente non ci sarebbe stata la guerra. A novembre ci saranno le elezioni di mid term, se vincono i repubblicani cambia tutta la linea. Quindi noi europei non ci dobbiamo sempre far trovare in ritardo, a rimorchio degli eventi decisi da altri. È nostro interesse che la guerra continui? Su quale terreno si combatterebbe una guerra nucleare ancorché tattica? Sul terreno europeo. Quindi è nostro interesse fare di tutto perché si siedano tutti, anche se non vogliono, al tavolo delle trattative”.
Che strumenti ha l’Europa per costringere i protagonisti a sedersi al tavolo delle trattative?
“L’Europa fa parte dell’alleanza atlantica, in un’alleanza si discute se gli europei lo decidono. Si può? Certo, perché è una decisione politica, nessuno ci va volentieri”.
Ovviamente sarà necessario fare delle concessioni a Putin…
“Per forza, non esiste più una guerra in cui ci sia una vittoria totale. Negli ultimi trent’anni qualcuno ha vinto una guerra? In Afghanistan, in Iraq, in Siria ma anche in tutti i conflitti che continuano non esiste più la vittoria totale. Se poi diventa atomica…”.