Marò, Corte arbitrale, la giurisdizione è dell'Italia - QdS

Marò, Corte arbitrale, la giurisdizione è dell’Italia

redazione web

Marò, Corte arbitrale, la giurisdizione è dell’Italia

giovedì 02 Luglio 2020

La Farnesina, immunità in relazione ai fatti accaduti. La soddisfazione del presidente Mattarella. Il premier Conte, "Una buona notizia". Il generale Del Sette, "Vittoria per l'Italia". Una complessa vicenda giudiziaria internazionale durata otto anni

La giurisdizione sul caso dei due marò spetta all’Italia.

Lo ha stabilito la Corte arbitrale del Tribunale internazionale dell’Aja.

Massimiliano Latorre e Salvatore Girone dovranno essere processati nel nostro Paese al termine di una lunga e complessa vicenda giudiziaria internazionale.

Queste le tappe principali: Latorre e Girone erano impegnati in una missione di protezione della nave mercantile italiana ‘Enrica Lexie’, in acque a rischio di pirateria.

Il 19 febbraio 2012 i due fucilieri di Marina furono consegnati alla giustizia indiana con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani su un peschereccio, scambiati per due pirati al largo della costa del Kerala, nel sud dell’India.

Immunità in relazione ai fatti accaduti

“La sentenza arbitrale, nella sua parte dispositiva, stabilisce in particolare che i Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone godono della immunità in relazione ai fatti accaduti durante l’incidente del 15 febbraio 2012 e all’India viene pertanto precluso l’esercizio della propria giurisdizione nei loro confronti”, si legge nella nota della Farnesina.

La soddisfazione del presidente Mattarella

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha espresso “soddisfazione” per la decisione del Tribunale arbitrale internazionale sul caso dei fucilieri e ha espresso “ringraziamento” alla Farnesina per l’impegno profuso nella gestione della complessa vicenda.

Il premier Conte, “Una buona notizia”

Il premier Giuseppe Conte, rispondendo alle domande dei cronisti dopo la sentenza pronunciata dalla Corte arbitraria sul caso dei due fucilieri, ha commentato, “Mi sembra una buona notizia”.

Il generale Del Sette, “Vittoria per l’Italia”

“Questa sentenza era attesa, speravamo che fosse questo il risultato perché era l’obiettivo che abbiamo ricercato in maniera determinata con la nuova strategia a partire dal 2014. E’ stata lunga, ma ce l’abbiamo fatta. E’ una vittoria del nostro Paese, è stata affermata la giurisdizione italiana sul caso”.

Lo ha detto il generale Tullio Del Sette, ex capo di gabinetto del ministro della Difesa Roberta Pinotti, commentando la pronuncia del che ha stabilito la competenza italiana a giudicare sulla vicenda dei marò italiani.

“Un ringraziamento e un elogio – aggiunge l’ex comandante generale dell’Arma dei Carabinieri – va allo staff di avvocati, per il loro lavoro”.

Cos’è avvenuto in questi otto anni

La decisione della Corte arbitrale segna una svolta nella vicenda iniziata otto anni fa.

Dopo l’uccisione dei due pescatori indiani, qualche giorno dopo il fermo dei due militari italiani, il tribunale di Kollam dispone il loro trasferimento nel carcere ordinario di Trivandrum. Ne escono solo il 30 maggio quando l’Alta Corte del Kerala concede ai due fucilieri la libertà su cauzione di dieci milioni di rupie (143.000 euro) stabilendo l’obbligo di firma quotidiano che impedisce loro di allontanarsi dalla zona di competenza del commissariato locale.

Ai due fucilieri viene anche ritirato il passaporto. Solo a dicembre del 2012, qualche giorno prima di Natale, il governo italiano riesce a ottenere dall’Alta Corte del Kerala un permesso di due settimane per i due militari italiani che consente loro di trascorrere le festività in Italia con l’obbligo di tornare in India alla scadenza del permesso. Tornano quindi a casa il 22 dicembre e vengono interrogati dal procuratore aggiunto di Roma Giancarlo Capaldo.

Il 3 gennaio 2013, alla scadenza del permesso, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India, per poi rientrare ancora in Italia alla fine di febbraio, quando ai due fucilieri viene dato un permesso di 4 settimane in occasione delle elezioni politiche.

La posizione del governo italiano è, inizialmente, quella di non rimandare i due fucilieri in India ma la Presidenza del consiglio dei ministri annuncia invece successivamente che i fucilieri sarebbero tornati nel Paese asiatico. L’allora ministro degli Esteri Giulio Terzi annuncia quindi in Parlamento le proprie dimissioni irrevocabili in polemica con la decisione del governo di rimandare i marò in India.

Il 16 dicembre del 2014 arriva il ‘no’ della Corte Suprema indiana alle istanze presentate dai marò, anche per quanto riguarda il possibile rientro in Italia di Girone. Dopo mesi di schermaglie politiche e diplomatiche, il governo italiano decide, il 26 giugno del 2015, di attivare la procedura di arbitrato internazionale di fronte all’impossibilità di arrivare a una soluzione negoziale con l’India.

L’Italia chiede di consentire la permanenza di Latorre in Italia (nel frattempo tornato nel nostro Paese per alcuni problemi di salute) e il rientro in patria di Girone durante l’iter della procedura arbitrale. Il 2 maggio 2016 il Tribunale Arbitrale dispone che anche Girone faccia rientro in Italia fino alla conclusione del procedimento arbitrale.

Intanto la vita dei due fucilieri della Marina va avanti.

Il 15 giugno dello scorso anno, Massimiliano Latorre si sposa con Paola Moschetti. Poco meno di un mese dopo, tra l’8 luglio e il 20 luglio, si tiene all’Aja presso la Corte arbitrale permanente (Permanent Court of Arbitration, Pca) l’udienza finale dell’arbitrato sul caso della ‘Enrica Lexie’: al centro c’è proprio la competenza del Tribunale arbitrale, il merito delle argomentazioni di parte italiana e delle controargomentazioni di parte indiana.

Oggi, la decisione.

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