Non è la prima volta che leggete articoli che portano la mia firma, attraverso i quali provo a mettere in guardia i lettori dalle fake news
Non è la prima volta che leggete articoli che portano la mia firma, attraverso i quali provo a mettere in guardia i lettori dalle fake news, ma anche dai messaggi occulti che vengono ideati, “incastonati” e trasmessi non attraverso la narrazione reale dei fatti, bensì attraverso la loro particolare presentazione sui menabò dei giornali o sui palinsesti delle stazioni radio e televisive. Come ho avuto modo di precisare più volte, si tratta di sistemi che prevedono l’evidenziazione o l’occultamento delle notizie, sulla base degli interessi editoriali o di altre necessità di natura politica, commerciale, ecc…
Insomma, le metodologie attraverso le quali sottolineare o meno le notizie sono tantissime e quelle citate sono soltanto alcune, dato che ne esistono moltissime altre. C’è, poi, un ulteriore sistema attraverso il quale, come dicono i palermitani, taluni giornalisti, di solito ben schierati, ma non solo loro, provano a “mascariare” qualcuno. Il termine in questione, nel linguaggio siciliano, assume il significato della denigrazione e della delegittimazione morale degli avversari, soprattutto se su questi risulta difficile costruire un provato “castelletto accusatorio”. In Sicilia, l’elenco delle vittime illustri del cosiddetto “mascariamento” è particolarmente lungo e talvolta è segnato da vittime illustri. Infangare i destinatari del “mascariamento” è particolarmente facile, perché insinuare sospetti di varia natura non è affatto complicato, soprattutto se le ipotesi informative sui destinatari riguardano la condotta personale. Il “mascariamento” dispone di una serie di precondizioni, di una serie di esecutori e di una serie di strumenti. Le precondizioni riguardano i motivi che inducono alcuni a voler “mascariare” altri, e spesso sono motivi di natura personale, politica, giudiziaria, commerciale, ecc.
Gli esecutori, spesso, sono giornalisti o comunicatori senza scrupoli, capaci di costruire qualsiasi montagna di “notizie”, ovviamente false e tendenziose, per ottenere il risultato che si sono prefissi o per il quale sono stati lautamente ricompensati. Gli strumenti non sono soltanto i media, per mezzo dei quali “il mascariamento” viene divulgato, ma anche il modo attraverso cui la divulgazione avviene. I “mascariatori”, infatti, si giovano, di solito, di una fitta, anche se talvolta inconsapevole, rete di amplificatori del messaggio, i quali lo ripetono in ogni dove. Ciò accade o perché essi sono strutturalmente complici degli autori principali e dei mandanti, o perché, non essendo in grado di saper discernere il vero dal falso, si fanno “menare per il naso” sulla base del loro stato d’animo, delle loro convinzioni personali, dall’invidia, dalla rabbia, ecc… I “mascariatori” si può provare a individuarli studiando il loro modo di esprimersi, che di solito non è diretto ma insinuante. Il “mascariatore”, per esempio, usa molto i verbi al condizionale: sarebbe un truffatore, avrebbe detto una certa cosa, si sarebbe incontrato con il tal dei tali, lo avrebbero visto insieme al tizio, ecc…
Un altro strumento particolarmente in uso tra i “mascariatori” è la trasposizione temporale dei fatti, ovvero la citazione ipotetica di espressioni che “sarebbero” state utilizzate. Molti di loro, per “mascariare” riferiscono episodi, veri o presunti, risalenti a parecchi anni prima, altri si ricollegano a fatti non più supportabili da prove certe. Non mancano, poi, gli esperti in sillogismi, che sono i più pericolosi fra tutti. Si dice sillogismo, che rappresenta un termine usato soprattutto nelle argomentazioni filosofiche, la forma fondamentale di argomentazione logica, costituita da tre proposizioni dichiarative connesse in maniera tale che dalle prime due, assunte come premesse, si possa dedurre una conclusione. Facciamo un esempio: “Tutti gli uomini sono mortali, tutti i greci sono uomini, quindi tutti i greci sono mortali”. Fin qui non c’è nulla di male. Tuttavia i sillogismi usati dai “mascariatori” hanno una forma più perfida e differente come la seguente: “I cani hanno il cuore, gli uomini hanno il cuore, uomini e cani sono la stessa cosa”.
Ovviamente ho voluto esasperare l’esempio per rendere chiaro l’uso distorto che si potrebbe fare dei sillogismi. In tal senso, un’altra ipotesi, purtroppo molto frequente, è la seguente: “Quel tizio che prende il caffè in un determinato bar è un onesto docente universitario; nello stesso bar prende il caffè Caio, che è un noto delinquente. Coloro i quali prendono il caffè in quel determinato bar sono delinquenti, anche se sono onestissimi docenti universitari”.
Volendo concludere il ragionamento e volendo aiutare i lettori potremmo dire che, nell’apprendimento di una notizia farebbero bene a stare attenti all’uso eccessivo di condizionali, di sillogismi, di notizie di rimbalzo, provenienti da fonti non facilmente riscontrabili, o da soggetti usi a questo genere di informazione tendenziosa. Certo, non è facilissimo riuscire, ma bisogna comunque provarci perché il “mascariatore” rappresenta una delle specie umane peggiori che si sono in circolazione.