Il professor Lorenzo Pavone, ex direttore della clinica pediatrica dell’Università di Catania, che è stato componente del Consiglio Superiore di Sanità, prova a fare un po’ di chiarezza. "Utili anche per chi non dimostra alcun sintomo"
CATANIA – I casi di positività al Coronavirus aumentano e, nonostante la quarantena delle città, ci si chiede se sia opportuno utilizzare la mascherina per le uscite necessarie. Le informazioni divulgate sono molte e discordanti, il professore Lorenzo Pavone, ex direttore della clinica pediatrica dell’università di Catania e già membro effettivo del Consiglio Superiore di Sanità prova a fare un po’ di chiarezza.
Le mascherine, nelle loro diverse declinazioni, sembrano essere diventate rare più dell’oro. Nella città etnea, così come nel resto d’Italia, non se ne trovano nemmeno nelle farmacie. Su internet, invece, vengono vendute a cifre esorbitanti e consegnate solo dopo diverse settimane o, addirittura, mesi.
Persino il personale sanitario non riesce a reperirne un numero sufficiente e anche gli altri soggetti più esposti, come gli addetti del settore alimentare e i farmacisti, sono costretti ad andare a lavoro senza alcuna tutela.
I cittadini che restano in casa si chiedono se sia il caso, nelle rare uscite per il rifornimento alimentare, di utilizzarne una. Ma oltre a non trovare la mascherina, sul web non trovano nemmeno informazioni univoche ed esaustive sulla necessità e sulle condizioni di utilizzo.
Il sito del Ministero della Salute raccomanda di: disinfettare accuratamente le mani prima di indossarla; eliminare lo spazio tra il viso ed essa; evitare di toccare la mascherina durante l’uso e, se necessario farlo, solo dopo aver disinfettato le mani; sostituirla con una nuova e non riutilizzare quelle monouso; rimuoverla da dietro (senza toccare la parte anteriore), buttarla immediatamente in un contenitore chiuso e pulire le mani con l’alcol.
Tuttavia, aggiunge che “l’Oms raccomanda di usare la mascherina di protezione solo se si sospetta di aver contratto il virus e si hanno dei sintomi, oppure se ci si prende cura di una persona infetta da Coronavirus” e persuade su “un uso razionale delle mascherine, importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose”.
E il timore è proprio quello di essere scoraggiati dall’uso di preziosi strumenti di tutela per preservare i soggetti più esposti al rischio, dato il numero esiguo di mascherine disponibili.
“La principale via di trasmissione del Coronavirus è la gocciolina di saliva infetta e sappiamo che esistono degli infetti asintomatici che contribuiscono in maniera importante alla propagazione del virus. Pertanto, le mascherine sono utili non solo per i soggetti malati e per il personale sanitario, ma anche per coloro che non mostrano alcun sintomo e che si recano fuori a far la spesa, per non contagiare – nel caso degli asintomatici – e non farsi contagiare, nel caso dei soggetti sani”, dichiara il professore Lorenzo Pavone
Sulle diverse tipologie di mascherine esistenti, poi, interviene ulteriormente per far chiarezza: “Ne esistono diversi tipi che proteggono più o meno bene.
Si passa dalla massima protezione delle ffp3, seguita dalle ffp2 e dalle ffp1, a quelle chirurgiche meno adatte a tutelarsi dal virus. Ma meglio avere una mascherina chirurgica che niente. Se immaginiamo una scala di protezione da 0 a 10, dove le ffp3 rappresentano il decimo livello, le mascherine chirurgiche sono al terzo, ma non a livello zero. È anche meglio una sciarpa di cotone che niente, per quanto garantisca una protezione davvero irrisoria. Sui tempi di utilizzo, sarebbe bene cambiare la mascherina il più possibile, ma è meglio utilizzarne una più volte che lasciarsi completamente senza alcuna protezione ”, ha continuato.
Nonostante esistano ulteriori vie di trasmissione, come gli occhi e le altre mucose libere, il professore sottolinea che vadano considerate come vie secondarie: “L’esperienza ci suggerisce che la saliva rimane il principale mezzo di contagio e che sia necessario mantenere la distanza di sicurezza di almeno 1 metro dagli altri soggetti, evitando abbracci, baci, strette di mano.
Nei testi è riportata anche la possibilità di trasmissione del Coronavirus attraverso gli oggetti e l’aria stessa in cui si potrebbe trovare il virus in sospensione, ma si tratta di probabilità ridotte, visto che necessitano il deposito del virus nel breve termine”, ha concluso.
Ivana Zimbone