Un uomo morto in fabbrica di cui resta un lontano ricordo: la vicenda cui si ispira "L'uomo nel lampo" di Massini e Jannacci.
Il tema delle morti sul lavoro arriva sul palco dell’Ariston grazie alla denuncia di Stefano Massini e Paolo Jannacci a Sanremo 2024: dopo i commoventi interventi delle prime due serate, eccone un altro in cui emerge un tema molto delicato.
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Secondo i dati Inail, in Italia nel 2023 sono morte sul lavoro circa 1.485 persone: spesso queste tipologie di morti vengono raccontate solo attraverso numeri e statistiche, per poi essere dimenticate già il giorno dopo. Con questo intervento, Massini e Jannacci a Sanremo 2024 mirano a ridare dignità a queste morti bianche, raccontandole nel brano “L’uomo nel lampo” affermando: “Su questo palco si canta sempre l’amore ma c’è un amore che non si canta mai su questo palco: è l’amore per i nostri diritti”.
La denuncia di Massini e Jannacci a Sanremo 2024
“L’uomo nel lampo” è un brano inedito di denuncia sociale, scritto da Massini e interpretato insieme a Jannacci. Racconta la storia di un operaio che muore in un’esplosione in fabbrica e lascia un bambino di pochi mesi: da quel momento in poi l’operaio diventa una foto appesa in salotto. Jannacci al pianoforte e l’attore e drammaturgo Massini si alternano sul palco dell’Ariston, fra canto e recitazione.
Il testo del brano denuncia “L’uomo nel lampo”
Ehi, ehi Michè,
Sono io Michè, questa voce lontana
Dicono, sai la vita è strana
Ma più che strana è proprio bastarda
Ed io lo so perché mi riguarda
Da quando il mio filo si è rotto
Sono una foto appesa in salotto
E in quella foto oltretutto…
Ma dai Michè son così brutto
Occhi chiusi, viso scuro…
Che se mi avessero detto giuro
Questa foto resterà di te
Accidenti Michè, mi sarei messo in posa
1,2,3, flash, perfetto
Sono io, sì, sono l’uomo di cui ti hanno detto
Che un lampo mi portò via
E di me non resta, che una fotografia
C’era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per abbracciarlo
L’uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo e lì si è addormentato
Proprio quel lampo che portò via mio padre
e che da quel momento è musica nel vento
Sai Michè,
non è che sono solo in questo posto
C’è più folla che a Rimini ad agosto
Tutti come me finiti fuori pista
Tutti fuori dalla lista
Tutti con il marchio addosso di questo paradosso
Che il lavoro porta sotto terra
e l’operaio muore come in guerra
Ma io Michè, io che ridevo anche dei guai
io, che la battuta non mi mancava mai,
Quando mi dicono: “la fabbrica è una miniera”
No, piuttosto è una galera
Perché loro si fanno l’ora d’aria
e pure noi, nel senso che saltiamo in aria…
E nelle fiamme di 6 metri e via..
Passi da uomo a fotografia.
C’era una volta un uomo che vide come un lampo
sorrise e alzò le mani come per fermarlo
L’uomo nel lampo che non è più tornato
Lo videro in quel lampo
Questo lampo non ha odore ne colore
Il lampo uccide ma senza far rumore
Poi ti guardi ad uno specchio
E lì vorresti perdonare
E vabè, basta dai…
Da questa foto mi guardo intorno
E non ho smesso un solo giorno
in silenzio fotografato e muto di dirti:
“ciao Michè, sono il padre che non hai conosciuto”