I cittadini di Agrigento scrivono, una lettera a Mattarella. Una soluzione per situazioni quasi disperate, come si faceva ed alcuni ancora fanno, con Santa Rita
I cittadini di Agrigento scrivono, esasperati dalla crisi idrica, una lettera a Mattarella. Tra poco conterei i siciliani che non hanno ancora scritto al Presidente, se fossero, e ce ne saranno, richieste banali potrebbe essere paragonato a Babbo Natale, ma purtroppo non è così. Le preci a Mattarella sono per la risoluzione di situazioni quasi disperate, come si faceva, ed alcuni ancora fanno, con Santa Rita, la Santa delle cause impossibili.
Solo ieri l’Amap ha comunicato che per la rottura di una condotta toglierà l’acqua ad un comprensorio di quasi 200.000 abitanti. Gli agricoltori sono a fine luglio stremati, ed il terribile generale agosto è ormai tra noi, tra vendemmia e raccolta di olivi, di grano nemmeno a parlarne. Il dramma maggiore è per gli allevatori costretti ad abbattere gli animali perché non possono più abbeverarli. I dati sono sconfortanti, secondo gli scienziati la Sicilia sarà deserta per un terzo tra pochi anni, per quasi due terzi nel 2050. Ma questo i siciliani lo hanno capito o stanno nascondendo, come gli struzzi, la testa sotto la sabbia di Mondello o della Playa di Catania? Le sentinelle di questo rapido ed enorme cambiamento si trovano più nell’interno dell’isola, tra Agrigento, Caltanissetta ed Enna, tra gli agricoltori di una Sicilia millenaria, che mai ha conosciuto una tale catastrofe. Dove non c’è, o si perde, l’acqua non c’è vita.
Ma la Sicilia ha un Parlamento, il più antico del mondo, che forse ha colto il grido di disperazione dei siciliani più consapevoli, per disgrazia ricevuta, uno potrebbe pensare. Doveva questa Assemblea Regionale approvare le variazioni di bilancio, soldi da spendere. Potevano volare alto, smettere di appropriarsi di marchette e mercimoni, in questo tempo di crisi idrica, e destinare tutta la manovra a calmare la Sete, per gli interventi urgenti, immediati, come la riparazione dei dissalatori o i collaudi delle dighe, o misure di sostegno per coloro che prospicienti al mare possano realizzare piccoli impianti ad osmosi inversa, che gli israeliani ci hanno proposto più di vent’anni fa, ma di cui, nella nostra ormai diabolica ignoranza, non abbiamo fatto, come nostro costume, assolutamente nulla.
Invece che hanno fatto i nostri campioni della politica? Solo mance e marchette, come sempre, perfino soldi ad una squadra di calcio, come se avessimo la crisi dei palloni e non dell’acqua. Il deserto non sarà solo nei campi, in Sicilia ha cominciato dai cervelli.
Così è se vi pare