Il nostro Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, con la sua ormai usuale saggezza, ha ulteriormente invitato il Governo italiano ad aiutare gli ucraini, ovvero quel popolo di donne, uomini, giovani e anziani che in questi oltre tre anni di guerra è stato vessato e martoriato dai bombardamenti russi, i quali continuano senza tregua.
Ci permettiamo di sottolineare che l’aiuto agli ucraini è diverso dall’aiuto all’attuale Governo presieduto dall’ex-attore comico, Volodymyr Zelensky.
Non sappiamo cosa abbia indotto il nostro Presidente a indirizzare il suo corretto auspicio al Popolo e non al Governo, ma certamente qualche ragione ci dev’essere stata.
La nostra solidarietà nei confronti degli ucraini è stata sempre messa al primo posto. Ci siamo doluti, però, che le sofferenze di quella popolazione siano state così prolungate e ancora non accennano a terminare, nonostante Trump avesse esordito: “Chiuderò la guerra in un giorno”. Un augurio o una balla?
Il Presidente americano ci ha abituato alle “boutades” del suo illustre connazionale, Jerry Lewis, che faceva sbellicare dalle risate i cineamatori di tutto il mondo. Ma c’è una grande differenza fra i due: Trump fa sul serio e una parte della popolazione occidentale soffre delle sue “sparate”.
D’altra parte, nessuno è in condizione di frenarlo, in quanto la sua posizione di capo del Popolo americano, secondo quella Costituzione, lo ha dotato di enormi poteri.
Perché la guerra russo-ucraina non accenna a fermarsi? La riposta è nei fatti nudi e crudi: Zelensky non è riuscito a entrare nell’ordine di idee che è meglio far cessare immediatamente il cruento bombardamento, che tanti danni sta facendo, piuttosto che proseguire su questa strada, accettando che il territorio delle quattro regioni ucraine, più la Crimea, conquistata dalla Russia, non potrà essere riacquisito.
E allora, se questo è un dato di fatto inoppugnabile, a che serve prolungare questa agonia dell’intero Popolo ucraino? Solo i ciechi non vedono come tale assunto non sia modificabile, né oggi né domani.
Analizziamo succintamente lo scenario.
Trump ha diminuito fortemente l’invio di armamenti e di risorse finanziarie a Zelensky. L’Unione europea, nonostante i proclami, ha rallentato l’invio di armi e di risorse finanziarie, che peraltro sono state sempre insufficienti a sostenere il Popolo ucraino. Da altre parti il Presidente ucraino non può sperare di avere ulteriori aiuti, le truppe al fronte retrocedono giorno dopo giorno e l’occupazione della Russia aumenta nel tempo di chilometri.
Da quanto precede ne consegue una logica domanda: a che serve prolungare lo status quo? E ancora: a chi serve prolungare lo status quo? La prima risposta che sembra lampante è: agli industriali delle armi. Nonostante questa banale considerazione, riteniamo impensabile che Zelensky riceva compensi da essi facendo prolungare la guerra. Non crediamo assolutamente che un uomo possa arrivare fino a questo punto.
Com’è noto a lettori e lettrici, la guerra in esame è quasi scomparsa dal mondo dell’informazione, dal quale però si evince una nota che ci comunica come ben 48 deputati si siano rivoltati a Zelensky, chiedendogli che tenti con ogni mezzo e a qualunque condizione di concludere l’insensata guerra.
Peraltro, non sarà facile a questo punto convincere il dittatore-presidente eletto, Vladimir Putin, a rinunziare a una continua acquisizione del territorio ucraino, che ormai trova scarsa resistenza.
Lo scenario rappresenta una sorta di miscela esplosiva: con Putin sempre più forte, Zelensky sempre più debole, il presidente degli Usa che si fa gli affari suoi e un’Unione europea frammentata che non ha né una linea politica né una condotta unitaria.
Noi tentiamo di rappresentare lo scenario come lo vediamo e attendiamo di constatarne gli sviluppi futuri.

