Mattarella: “Il lavoro motore della dignità” - QdS

Mattarella: “Il lavoro motore della dignità”

Carlo Alberto Tregua

Mattarella: “Il lavoro motore della dignità”

mercoledì 08 Maggio 2019

Opportunità, non posto fisso

Un buon retore sa imporre idee false facendole passare per vere. è quello che fanno i politici dei nostri giorni (ma anche molti di ieri), contando sull’incapacità degli elettori di ricordare le menzogne dette.
Per fortuna, c’è qualcuno che parla chiaro e diretto ed è l’attuale Presidente della Repubblica, già professore universitario e giudice costituzionale, che anno dopo anno comprime la sua comunicazione facendola diventare sempre più diretta e comprensibile.
Abbiamo ascoltato il discorso che ha fatto il primo maggio scorso, Festa del Lavoro. Una festa che si dovrebbe onorare lavorando e non bighellonando, anche se il riposo è necessario se prima si è faticato.
Mattarella ha posto un particolare accento sul lavoro che manca, spiegando però che il diritto non è al posto di lavoro, ma a cogliere le opportunità.
Il che significa che il mercato deve generare continue possibilità affinché i cittadini possano lavorare e, contestualmente, creare posti di lavoro che devono essere successivi, in ordine d’importanza, alle opportunità, considerando essi stessi opportunità.


Ogni cittadino italiano ha il diritto di lavorare, preceduto dal dovere di mettersi nelle condizioni di poterlo fare. Per cui, deve continuamente formarsi, acquisire competenze, diventare competitivo, in modo che vi siano altri che si convincano delle sue capacità di fare e di fare bene.
Chi ce la fa a presentarsi con le carte in regola sul mercato del lavoro è richiesto, non ha bisogno di proporsi in modo pressante, basta che faccia vedere cosa sa fare e come lo sa fare, che abbia ben chiaro il lavoro che dovrebbe svolgere, con quali obiettivi e con quali tempi.
Oggi c’è molto bisogno di persone competenti. Più si sviluppa la tecnologia, più si va avanti e si approfondiscono le tecniche, più avanza l’innovazione e più bisogna studiare.
Dunque, dipende da ognuno di noi progredire nel sapere, per mettersi nelle condizioni di ottenere incarichi di lavoro e anche di aspirare a posti di lavoro dei diversi livelli.
C’è, quindi, dainvertire la mentalità attendista, basata sul pietismo, soprattutto al Sud e in Sicilia.

La Regione, che è il massimo Ente governativo, da il cattivo esempio, con 14.500 dipendenti, di cui oltre la metà impreparati e incompetenti, certamente lontani dal fabbisogno di una moderna macchina amministrativa quale dovrebbe essere quell’Ente.
Una macchina organizzativa capace di “sfornare” servizi in tempi europei e con soddisfazione dei cittadini. Mentre è una caverna oscura nella quale non si vede e non si sente nulla, che non da risposte e che ostacola qualunque iniziativa e qualunque sviluppo.
Ciò accade perché dirigenti, funzionari e dipendenti, alla fine di ogni mese, con un’efficienza insolita per quell’ambiente, ricevono puntualmente gli stipendi sui loro conti bancari.
Il Presidente Mattarella ha sottolineato, nel suo discorso, che “il lavoro è il motore della dignità”, sottintendendo, con ciò, che ci deve essere una dignità del lavoro, non solo per le condizioni, che costituiscono un aspetto, ma anche per la capacità di corrispondere alla necessità di lavorare bene, con produttività ed efficienza.


Il nocciolo della questione è tutto qui: il bilanciamento fra diritti e doveri, con un saldo almeno pari fra essi. Mentre oggi accade che gli incompetenti e quelli che non hanno voglia di progredire nei loro mestieri continuino a reclamare i diritti, rimanendo inadempienti, in quanto non si aggiornano, non studiano e non si mettono nelle condizioni di rispondere alle nuove necessità del mondo del lavoro.
Secondo recenti indagini di mercato, nel nostro Paese vi sono centinaia di migliaia di opportunità di lavoro cui non sono capaci di rispondere milioni di disoccupati. Nella nostra Isola, il QdS ha pubblicato fino a oggi oltre 20 mila opportunità di lavoro, cui 7/800 mila disoccupati non sono stati capaci di rispondere.
Una classe politica avveduta e lungimirante dovrebbe concentrare i suoi sforzi sul versante della formazione continua e aggiornata. Peccato che la Regione spenda inutilmente 118 milioni su una formazione improduttiva, priva di risultati.

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