Editoriale

Mattarella, quattro ammonizioni pesanti

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, da qualche tempo – con la consueta autorevolezza – sottolinea comportamenti erronei delle istituzioni più importanti e le invita a ritornare sui binari costituzionali, dai quali spesso vanno fuori.

Sui decreti legge, il Presidente ha sottolineato come essi non sempre siano emessi sulla base della necessità e urgenza, caratteristiche previste dalla Costituzione, anche se la valutazione dei due elementi può essere diversa di volta in volta.

Un’altra sottolineatura è stata fatta relativamente alla trasformazione entro sessanta giorni di tali decreti legge in leggi definitive, inopportunamente ampliate o con un indiscriminato aumento dei commi, i quali nascondono questioni più svariate. Di fatto, tali leggi diventano leggi omnibus non previste dalla Costituzione, ragione per la quale non dovrebbero essere approvate.
Si tratta di “rimproveri” di saggezza ed inviti per un ritorno alla via principale.

Un successivo richiamo ai principi costituzionali viene rivolto al Parlamento nel momento in cui approva testi di legge incomprensibili, oscuri, privi di significato immediato e per la cui interpretazione bisogna ricorrere ad altre leggi, il che mette in difficoltà anche i magistrati, quando le devono applicare.
Scrivere in italiano e non in burocratese è il richiamo, in modo che tutti/e i/le cittadini/e siano in condizione di leggerle e di capirne immediatamente il significato senza bisogno di ricorrere ad interpreti delle astruserie scritte.

Per altro, il richiamo all’articolo 12 delle preleggi e al senso della stessa Costituzione dovrebbe obbligare gli estensori dei testi di legge, poi approvate dal Parlamento, a scrivere, ripetiamo, in italiano e non in burocratese.

Se così non accade una ragione ci deve essere, individuabile nel fatto che per i furbi è preferibile che le leggi non si comprendano, che siano ermetiche, in modo che, tra le pieghe, gli stessi possano trarre vantaggi per soddisfare le carnivore richieste dei portatori di lobbies, i quali restano nascosti, ma fanno sentire il loro peso in ogni occasione.

Sulla PA, il Presidente è stato particolarmente severo perché ha ricordato che essa deve essere: efficiente, trasparente e rapida nelle decisioni.
Efficiente per produrre servizi di qualità tali da soddisfare le istanze dei/delle cittadini/e.
Trasparente perché tutti i suoi atti non debbano mai nascondere recondite istanze che non coincidano con l’etica, alla base della quale dovrebbe esserci il funzionamento dell’intera Pubblica Amministrazione.

E poi, un’azione rapida per dare soddisfazione in tempi ragionevoli a tutti coloro che formulano istanze di vario genere. La eventuale rapidità con cui la PA risponde ed evade le richieste di cittadini/e ed imprese è collegata al buon funzionamento dell’economia e per conseguenza all’aumento o meno di ricchezza, di occupazione e di imposte per gli enti pubblici.
Della Costituzione, vanno ricordati: l’articolo 54, secondo il quale i pubblici dipendenti devono svolgere le funzioni con disciplina ed onore, e l’articolo 97, secondo il quale i pubblici uffici devono assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione.

“È il momento di mettersi alla stanga”. Un richiamo metaforico che il Presidente ha fatto riferendosi a quanto aveva detto Alcide De Gasperi (1881-1954) ai dossettiani (corrente democristiana).
Qual è il significato del richiamo con riferimento al Pnrr? È la sottolineatura che impegni temporali relativi allo stesso non vengono rispettati. I tempi dilatati dell’esecuzione hanno fatto realizzare appena un terzo di quanto previsto, con la conseguenza che aumenta il rischio di perdere il finanziamento, per due terzi, ed il contributo a fondo perduto, per un terzo.

Ricordiamo infatti che entro il 2026 tutte le spese del Pnrr devono essere certificate, cioé effettuate, pena la perdita di quella parte inattuata.
Qui ci fermiamo perché le parole del Presidente della Repubblica non hanno bisogno di alcun commento per la loro chiarezza e per la loro portata.