Messina Denaro, depositato l'interrogatorio: "Non conosco la mafia"

Matteo Messina Denaro, le parole ai pm: “Mi avete preso per la malattia, non ho ucciso io il bambino”

Matteo Messina Denaro, le parole ai pm: “Mi avete preso per la malattia, non ho ucciso io il bambino”

Redazione  |
martedì 08 Agosto 2023

E' stato depositato l'interrogatorio di Matteo Messina Denaro subito dopo l'arresto dello scorso gennaio alla clinica "La Maddalena"

Le condizioni di salute del sanguinario boss Matteo Messina Denaro si sarebbero aggravate nelle ultime ore.

Il 60enne di Castelvetrano, detenuto nel carcere di massima sicurezza a L’Aquile e sottoposto al regime del 41bis, sarebbe stato trasferito in ospedale per via di seri problemi a livello urologico.

Nel frattempo, però, è stato depositato l’interrogatorio cui Messina Denaro è stato sottoposto subito dopo l’arresto avvenuto lo scorso gennaio all’esterno della clinica “La Maddalena” di Palermo.

L’interrogatorio di Messina Denaro: “Ho conosciuto la mafia dai giornali”

“Io non mi pentirò mai”. Questo avrebbe subito affermato senza esitazioni Messina Denaro, interrogato dal procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido.

“Non voglio fare il superuomo e nemmeno l’arrogante, voi mi avete preso per la mia malattia”. Il capomafia ha raccontato che fin quando ha potuto ha vissuto rinunciando alla tecnologia, sapendo che sarebbe stato un punto debole. Ma poi ha dovuto cedere.

Io mi sento uomo d’onore ma non come mafioso. Cosa nostra la conosco dai giornali”, ha dichiarato ancora Messina Denaro nel lungo interrogatorio reso dopo la cattura. “La mia vita non è stata sedentaria, è stata una vita molto avventurosa, movimentata”, ha detto ammettendo la latitanza e di aver comprato una pistola, ma di non averla mai usata e di non aver fatto omicidi e stragi.

“Non sono un santo, ma non ho ucciso io Giuseppe Di Matteo”

“Una cosa fatemela dire. Forse è la cosa a cui tengo di più. Io non sono un santo…ma con l’omicidio del bambino non c’entro”, ha aggiunto riferendosi all’omicidio del piccolo Giuseppe Di Matteo, il figlio del pentito rapito e sciolto nell’acido.

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