Una “scatola vuota”, come quelle ritrovate al suo interno. Tra gli inquirenti che sono risaliti al secondo covo di Matteo Messina Denaro inizia a farsi strada il sospetto che il bunker del latitante più ricercato d’Italia possa essere stato “ripulito” prima dell’arrivo dei carabinieri.
All’interno della camera blindata che il boss di Castelvetrano aveva fatto realizzare all’interno dell’abitazione di via Maggiore Roselli a Campobello di Mazara (Trapani) i militari hanno trovato numerosi gioielli come bracciali, collane e pietre preziose, ma anche degli scatoloni che sembrerebbero essere stati svuotati da poco.
Nessuna traccia di documenti o elementi dall’importante valore investigativo. Poche ore prima, nel primo covo svelato sempre a Campobello di Mazara erano stati scoperti abiti griffati, pillole di viagra, preservativi, scontrini di ristoranti e mobili di lusso.
Il proprietario dell’immobile che avrebbe fin da subito consegnato le chiavi dell’appartamento ai carabinieri sembrerebbe aver affermato che il presunto bunker di Matteo Messina Denaro sarebbe soltanto un ripostiglio utilizzato dalla famiglia. La versione fornita da quest’ultimo, tuttavia, non convince.
Nella giornata di oggi, intanto, l’ex superlatitante potrebbe comparire in videocollegamento davanti alla Corte d’Appello di Caltanissetta nel processo che lo vede imputato come uno dei mandanti delle stragi di Capaci e via D’Amelio.
Ieri il procuratore generale Antonino Patti, ha confermato all’Adnkronos che “non vi è alcun impedimento” per celebrare il processo