I filosofi? Primi influencer: Matteo Saudino racconta "BarbaSophia"

I filosofi? Primi veri influencer: Matteo Saudino racconta “BarbaSophia”

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I filosofi? Primi veri influencer: Matteo Saudino racconta “BarbaSophia”

Marcello Mazzari  |
martedì 06 Dicembre 2022

L'incredibile storia del professore Matteo Saudino, insegnante di storia e filosofia a Torino ed influencer sul web con lo pseudonimo di "BarbaSophia".

Quando sentiamo parlare dei percorsi di studi in Scienze Umanistiche (che solitamente racchiudono Filosofia, Storia o Lettere), da sempre abbiamo a che fare con due principali luoghi comuni: che chi studia queste discipline debba poi, come unica scelta professionale, diventare un docente, e che, addirittura, spesso possa risultare difficile riuscire ad insegnare le materie studiate. Effettivamente, andando nello specifico di chi studia e si laurea in Filosofia, ad oggi la realtà italiana sembra confermare quanto sopra. La passione che muove coloro i quali scelgono questo ambito del settore umanistico, spesso deve scontrarsi con una cruda realtà che – a differenza del passato – non supporta più i “pensatori” della nostra società.

Il professore Matteo Saudino

Come sempre però, esistono gli esempi positivi: quelli offerti da chi, con creatività ed impegno, riesce a trovare una via alternativa ad una strada che appare senza uscita. Oggi infatti – nella nostra rubrica dedicata al mondo del lavoro, Innova Jobs – vi raccontiamo l’incredibile storia del professore Matteo Saudino, 48enne docente di Storia e Filosofia presso il liceo classico “Giordano Bruno” di Torino, ma soprattutto divulgatore, youtuber ed in generale influencer del web sotto lo pseudonimo di “BarbaSophia”. L’incredibile genesi del suo successo sul web (oltre 250mila iscritti su YouTube e più di 350mila follower in totale considerando le varie piattaforme social), ci dà una formidabile indicazione di come sia possibile essere dei “veri filosofi” anche oggi, nel 2022.

Lo abbiamo intercettato in una delle sue ormai ricorrenti trasferte catanesi: qualche giorno fa ha infatti presentato in città il suo nuovo libro “Scuolitudine”, un insieme di toccanti storie scolastiche (di alunni “problematici” e non, di un sistema che non funziona più) raccontate insieme alla docente e compagna Chiara Foà. Le parole e i consigli che ci ha dato non possono che essere fonte di ispirazione e speranza per tutti coloro i quali studiano o hanno studiato le discipline umanistiche e vogliono divulgarle. Oltre ciò, la sua storia è anche un bell’esempio da seguire per tutti i docenti che hanno una reale passione per l’insegnamento e per la crescita dei propri studenti.

Matteo Saudino, l’idea del canale “Barbasophia”

“E’ nato a scuola ma anche un po’ per caso. Mi viene subito da dire che le cose belle sono quasi sempre inaspettate, anche se poi bisogna crederci”, esordisce Saudino all’inizio della nostra chiacchierata. Il suo progetto didattico-divulgativo pone le radici nel 2016: “Era una mattina di ottobre, la classe era mezza vuota perché molti allievi erano impegnati nelle olimpiadi di matematica. Mentre registravamo per gli assenti, a lezione spiegai Pitagora (ironia della sorte) e ne venne fuori davvero un bel racconto, pieno di aneddoti e curiosità. Mi piaceva quindi l’idea che i ragazzi potessero riguardarsela quando volevano. E così, sotto loro consiglio, aprimmo insieme questo canale su YouTube“.

“Ai tempi nessuno caricava lezioni o robe del genere, figuriamoci dei veri e propri professori di liceo”, aggiunge. “Da lì si diffuse la voce dentro la scuola e gli studenti stessi mi chiedevano di caricare altri contenuti e lezioni. C’ho investito e da quel momento non mi sono più fermato”, e visti i risultati, aggiungiamo, possiamo dire che ha fatto bene.

I primi influencer furono filosofi

Se analizzata e contestualizzata ai nostri tempi, l’attività da divulgatore del professore Saudino appare oggi come una sorta di riappropriazione sociale del ruolo di pensatore “influente” che storicamente è stato riconosciuto ai grandi filosofi del passato. Coloro i quali erano, in parole povere, l’equivalente degli “influencer” d’oggi: “E’ chiaro che giochiamo sulla parola: diciamo che gli influencer della nostra società vendono perlopiù un prodotto, non sempre un pensiero. I filosofi se vogliamo vendevano loro stessi e le loro idee, la loro visione del mondo. Però è vero, anche loro hanno fatto quello, hanno influenzato. Io nel mio piccolo cerco di raccontare le loro storie e la nostra società”.

La scuola deve rimettere al centro l’individuo

Tutti coloro i quali vogliano quindi provare a lavorare su se stessi per diventare dei pensatori (inteso come divulgatori o narratori del nostro tempo) devono sicuramente porsi una delle domande alla quale hanno provato a rispondere tutti i filosofi della storia: come raccontiamo la nostra società? A riguardo il prof. Saudino ci ha indicato la sua visione, ivi compresa quella scolastica, che è anche un po’ lo specchio di ciò che c’è intorno: “Il mondo in cui viviamo secondo me è un mondo in cui servono delle bussole, perchè è molto più difficile orientarsi oggi. La previsione nietzschana della morte di Dio si è avverata: sono morte le patrie, lo stato, i sindacati, i partiti etc. cioè, sono finite tutte le nostre illusioni. E allora noi stessi dobbiamo essere dei produttori di orizzonti, di speranze, del nostro destino” aggiunge.

“Lo stesso deve avvenire a scuola, perché questa si è ammalata: di nichilismo, di burocrazia, di una competizione che non porta da nessuna parte. Va rimessa al centro la persona umana: il docente, che deve avere passione e non vedere la professione come un ripiego, e ovviamente lo studente, che va valorizzato e coinvolto entrando nel suo mondo. Il mio canale ha avuto successo perchè i ragazzi hanno capito che un adulto, un professore, ha fatto qualcosa per loro: sono entrato nel loro mondo, quello del web. Non è vero che manca la voglia di studiare, a volte basta solo capire quali sono le chiavi d’accesso corrette.”

E indubbiamente, da questo punto di vista, la storia del prof. Matteo Saudino non può che essere una conferma di come una speranza di ridisegnare questo sistema, grazie alla passione e alla voglia di fare, ci sia davvero.

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