L’Occidente perde il buonsenso
I rappresentanti delle istituzioni hanno la memoria corta e vogliono ignorare i fatti, non sappiamo se per insipienza, incapacità mnemonica o elaborativa. Costoro denunciano il caro bollette, ma hanno totalmente dimenticato la causa del vertiginoso aumento del costo dell’energia. Qual è la causa? Le sanzioni alla Russia, in conseguenza delle quali la stessa ha chiuso i rubinetti del gas verso l’Europa.
I ministri, tre anni fa, si sono affrettati, ovviamente, a tentare di sostituire il gas russo con quello di altre provenienze, come Algeria, Turchia, Stati Uniti, Israele e via enumerando, ma per effettuare questa sostituzione hanno dovuto triplicare il prezzo d’acquisto.
L’aumento del costo dell’energia ha avuto un impatto fortemente negativo sui costi di produzione di tante fabbriche e soprattutto su quelle della Germania che, per conseguenza, è andata in recessione. Ma anche il nostro Paese sta soffrendo perché le famiglie sottraggono alla spesa corrente quella necessaria per pagarsi le maledette bollette.
Non si capisce la pervicacia della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, del presidente francese, Emmanuel Macron e del cancelliere tedesco uscente, Olaf Scholz, nel continuare su questa strada che sta facendo pagare un prezzo altissimo a tutti e tutte gli/le abitanti dell’Unione europea. Anziché pensare al cosiddetto riarmo – di cui non si sa bene chi dovrebbe esserne destinatario – costoro si dovrebbero occupare di ristabilire relazioni normali con la Russia, revocando le sanzioni e riottenendo il flusso di gas al vecchio prezzo, il che di colpo taglierebbe il costo delle bollette.
Ma si sa, il buonsenso non è di questo mondo perché viene contrastato dall’interesse di chi, invece, ottiene vantaggi dallo status quo. Chi sono costoro? Tanti, ma fra essi due categorie avvantaggiate primeggiano: quella degli industriali delle armi e quella dei banchieri/finanzieri.
Qualcuno osserverà subito che le sanzioni alla Russia sono state conseguenza dell’invasione dell’Ucraina, avvenuta il 24 febbraio del 2022. Sembrerebbe automatica una reazione all’aggressione indubbia che vi è stata, ma non è così.
Infatti qualche settimana dopo l’invasione stessa era pronto il trattato di pace, pubblicato sulla rivista Foreign Affairs, che il sonnolente presidente Usa, Joe Biden, respinse perché convinto dai suoi industriali delle armi, dell’energia e delle finanze a fare divampare l’incendio al centro dell’Europa, in modo da incrementare fortemente la fornitura di armi e di denaro, col risultato di fare aumentare i loro volumi d’affari e i loro redditi.
In questo quadro, l’attore comico-presidente Volodymyr Zelensky si è ringalluzzito sentendosi come il nuovo Davide e proclamando ai quattro venti che avrebbe battuto il Golia russo, “vincendo la guerra”. Solo che non sapeva che la favoletta di Davide e Golia non era reale perché i due personaggi non sono mai esistiti: benedetta ignoranza!
Non sembri fantasioso lo scenario che abbiamo appena descritto, in quanto esso è dedotto dai fatti puntualmente elencati in decine di editoriali che ho pubblicato in questi tre anni e che non starò qui a ripetere per non annoiarvi.
Le trattative di pace in corso esclusivamente fra Trump e Putin (ormai Zelensky non conta nulla) avranno come punti di riferimento le questioni che facevano parte dell’accordo di pace del marzo 2022. Solo che in questi tre anni la vittima di tali comportamenti dissennati è stato il Popolo ucraino perché metà del suo territorio è a pezzi, le infrastrutture idriche, fognarie, energetiche e altre sono state fortemente danneggiate, i cittadini non hanno avuto una vita normale e, più grave di tutto, centinaia di migliaia di ucraini sono morti in questa dissennata guerra.
Fermo restando le gravissime responsabilità della Russia per avere invaso il territorio ucraino, vanno confermate le altrettanto gravi responsabilità dell’Occidente che non ha risposto con buonsenso e con realismo al gravissimo atto che ha compiuto Putin, il quale non ha sicuramente intenzione di attaccare la Nato né di estendere le sue conquiste territoriali in altra parte del territorio ucraino.