Agrigento

NOMI e VIDEO | Una “guerra di mafia” evitata col maxi blitz: pioggia di arresti ad Agrigento

Maxi operazione antimafia dei carabinieri ad Agrigento e provincia: decine di arresti e indagati su disposizione della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo con il procuratore Maurizio De Lucia e l’aggiunto Sergio Demontis.

Il blitz è stato eseguito dai militati del Reparto Operativo, guidati dal colonnello Vincenzo Bulla, tra Agrigento, Favara, Canicattì, Porto Empedocle, Santa Margherita Belice, Mazara del Vallo, Partanna, Campobello di Mazara, Castelvetrano e Gela, con il supporto dei colleghi dei comandi provinciali di Palermo, Trapani e Caltanissetta, del Nucleo Eliportato Cacciatori di Sicilia, dei Nuclei Cinofili di Palermo e Nicolosi e del 9° Nucleo Elicotteri di Palermo.

Maxi operazione antimafia ad Agrigento, i nomi degli arrestati

I personaggi raggiunti dal provvedimento di fermo nell’ambito della maxi operazione antimafia di Agrigento sono noti del panorama criminale agrigentino e non: dal favarese Domenico Blando, colui che curò la latitanza di Giovanni Brusca a Cannatello, a Fabrizio Messina, ritenuto il boss di Cosa nostra a Porto Empedocle nonché fratello dell’ergastolano Gerlandino. Colpito il clan di Villaseta con gli arresti di Gaetano Licata, già coinvolto e condannato a dieci anni nell’operazione Nuova Cupola, Pietro CapraroGuido Vasile ed il figlio Nicolò e Giuseppe Sottile. Tra i numerosi arrestati c’è anche Giuseppe Fallea, trafficante di droga coinvolto in diverse operazioni avvenute in passato.

Le indagini

La maxi operazione antimafia in provincia di Agrigento trae origine dalle indagini avviate nel dicembre 2021 sulla ricostruzione dell’organigramma e delle attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento/Villaseta, che con ogni probabilità facevano riferimento al 49enne Fabrizio Messina e al 39enne Pietro Capraro.

Il sistema criminale scoperto nell’ambito della maxi operazione antimafia

È stato riscontrato “un sistematico utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli ‘uomini d’onore’, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i rispettivi periodi di detenzione, lasciandone in tal modo inalterate le capacità di comando e consentendo loro di mantenere i contatti con i correi in libertà e di impartire ordini e direttive”.

Il gruppo avrebbe messo in atto diversi reati, con metodo mafioso, per stabilire il controllo sul territorio: estorsioni, detenzioni di armi, incendi e danneggiamenti.

Avvalendosi di intimidazioni, gli arrestati nell’ambito dell’operazione antimafia, avrebbero costretto l’amministratore di una società aggiudicataria dei lavori di raccolta e di trasporto di rifiuti nel Comune di Agrigento “ad assumere quali operai almeno cinque persone a loro legate per vincoli familiari o comunque di loro fiducia”; costretto il legale rappresentante di una società di carburanti a “interrompere il rapporto lavorativo con un dipendente per sostituirlo con un’altra persona a loro gradita”; avrebbero anche dato fuoco a due autocarri di una ditta di costruzione, costretto l’amministratore della società aggiudicataria dei lavori di riqualificazione della Piazza della Concordia del quartiere di Villaseta ad assumere un operaio “a loro gradito”. In più, alcuni dei fermati sarebbero responsabili di una rapina al distributore DB di Villaseta, conclusasi con un bottino di 400 euro sottratti con violenza al dipendente.

E ancora, costringevano il titolare di un bar di Agrigento ed i suoi dipendenti, ad erogare loro cibi e bevande senza pagarne il corrispettivo, così procurando a sé l’ingiusto profitto conseguente alla consumazione gratuita di generi alimentari; costringevano, mediante ripetuti atti di violenza e minacce esplicite, il titolare di un esercizio commerciale di Agrigento a corrispondere loro mensilmente la somma di 1.000 euro, così procurando a sé e ad altri l’ingiusto profitto conseguente all’indebita acquisizione della somma di denaro; davano fuoco, al fine di danneggiarlo, a un furgone intestato ad una rivendita di bevande di Porto Empedocle; in altra circostanza esplodevano diversi colpi d’arma da fuoco nei confronti della saracinesca della suddetta rivendita; esplodevano, quale azione dimostrativa a scopo d’intimidazione, diversi colpi di arma da fuoco in direzione della porta d’ingresso dell’abitazione di un uomo di Agrigento, resosi colpevole di aver avuto un litigio con il figlio di uno dei sodali.

Il giro di droga

Oltre a quanto sopra descritto, gli esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta al centro dell’operazione antimafia risultano, inoltre, avere diretto e promosso due ulteriori distinte associazioni dedite al traffico di droga che hanno acquisito, in piena sinergia tra loro, il monopolio di siffatto redditizio settore criminale nella provincia di Agrigento.

Entrambi i sodalizi criminali hanno, peraltro, dimostrato di possedere una non comune capacità di approvvigionamento mediante l’attivazione di contatti e rapporti commerciali non solo con i gruppi criminali delle altre province siciliane ma anche con altri gruppi sia nazionali che esteri (Belgio, Germania e Stati Uniti). Nell’ambito dell’indagine, gli operatori hanno sequestrato oltre 100 chili di hashish, oltre 6 chili di cocaina e – lo scorso novembre – oltre 120mila euro in contanti.

Una guerra di mafia evitata dall’operazione

Le più recenti indagini hanno registrato “un’improvvisa e allarmante recrudescenza di gravi atti intimidatori realizzati anche mediante l’utilizzo di armi, probabilmente dovuta sia all’imposizione del rispetto della ‘competenza’ territoriale sia ai tentativi di osteggiare l’egemonia del gruppo mafioso allo stato al vertice della famiglia di Agrigento-Villaseta. Si profilava, pertanto, il concreto rischio che potesse verificarsi un crescendo di azioni intimidatorie che avrebbe potuto portare alla commissione di reati ancora più gravi, quella che gli stessi indagati definiscono una vera e propria guerra di mafia“.

Nel corso dell’operazione antimafia sono stati trovati e sequestrati vari quantitativi di cocaina, hashish e denaro contante, arrestati un ulteriore soggetto trovato in possesso di circa 200 grammi di cocaina e 2.700 euro in contanti. Ultimate le formalità di rito, tutti i fermati sono stati condotti in varie carceri della Sicilia.

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