Salvatore Quinci, sindaco di Mazara del Vallo, potrebbe giocare un ruolo centrale nel momento elettorale di secondo livello, previsto per il prossimo dicembre. I Comuni più grandi “pesaranno” di più nel voto
MAZARA DEL VALLO – Un cavallo di razza, come si diceva in tempi di Prima Repubblica? Con un accostamento equino alla politica che era segno e simbolo di un salto di qualità del diretto interessato? Oppure un sindaco come tanti? Certo bravo, capace di farsi rieleggere in una fase di amministrazioni turbolente, con tanti problemi da risolvere e pochi soldi da spendere.
Le dinamiche elettorali prossime venture potranno aggiungere nuovi tasselli per collocare il primo cittadino di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, da una parte o dall’altra. Dinamiche che rimandano alle elezioni di secondo livello che si terranno a dicembre nelle ex Province regionali. Di secondo livello perché il corpo elettorale sarà definito dai sindaci e dai consiglieri del territorio trapanese. Dunque, una questione prettamente politica. Non a caso il centrodestra regionale ha deciso di accelerare per proporre candidature unitarie in tutte e nove le province. Cosa non facile. Perché il voto, oltre ad essere di secondo livello, è anche ponderato. Che in soldoni significa che i Comuni più grandi avranno la meglio su quelli più piccoli. In pratica: il voto “pesa”. Di conseguenza sarà necessario fare un’attenta radiografia politico-numerica, Comune per Comune.
Il sindaco di Mazara, Quinci, un papabile per la Provincia
Quinci è un papabile. Sa di esserlo e ha già messo le mani avanti perché la possibilità di “bruciarsi” è altissima. Ha messo in campo il modello Mazara. La sua azione di governo che gli ha consentito di passare da sindaco civico sostenuto dal centrosinistra a sindaco civico con al fianco una parte del centrodestra, in particolare Fratelli d’Italia. Ma soprattutto gli ha consentito di costruirsi una sua leadership autonoma. Ha flirtato con Azione di Calenda, ma alla fine ha scelto di rimanere quel che era al suo primo mandato: un tecnico offerto alla politica. Un tecnico – dirigente dell’Agenzia delle Entrate – che ha imparato in fretta le regole della politica, tanto da mettere la parola fine, e con poche battute, a un dibattito che si era aperto all’interno della sua Giunta. Quinci ha vinto con il sostegno della destra ma non vuole etichette. E l’ha spiegato bene anche al ricostruendo centrosinistra che avrebbe qualche avanguardia nella sua coalizione e anche in Giunta. La giacca civica e di progetto rimane quella che è.
Il messaggio del sindaco è stato forte e chiaro e ha raggiunto le riflessioni, da destra, del suo assessore Giampaolo Caruso e quelle da sinistra dell’altrettanto assessore Gianfranco Casale. Non è una posizione mediana quella di Quinci. È una linea di confine. Chi la supera sa già di essere fuori dal progetto. Quello di una Mazara che rinasce dal suo porto. Il sindaco spinge per far parte dell’Autorità portuale di sistema. Sarebbe tutta un’altra storia. Preme per costruire una città turistica, quindi con servizi e soprattutto con una cultura turistica che deve essere in grado di coinvolgere tutta la città, non soltanto gli operatori del settore. Il modello Mazara passa poi da una gestione oculata delle casse comunali, che vuol dire saper governare i soldi pubblici. La città ha dovuto fare notevoli sacrifici per provare a rimettersi in carreggiata. E con il piano di recupero e di rientro dell’Amministrazione ci sono margini di cambiamento.
La candidatura Quinci alla presidenza della Provincia
Una candidatura Quinci alla presidenza della Provincia continuerebbe così ad avere aspetti civici e territoriali, ma si tratta comunque di un’elezione che chiama i partiti in causa. Ed è questo il problema. Il centrodestra trapanese è diviso al suo interno. S’è diviso proprio a Mazara, ma anche a Marsala e pure a Trapani. Deve fare inoltre i conti con una ulteriore debolezza. I partiti sono divisi al loro interno. Ci sono spesso due partiti in uno. Vedi Forza Italia, con la sfida tra il coordinatore provinciale Toni Scilla e il capogruppo all’Ars Stefano Pellegrino. Fratelli d’Italia ha una maggioranza ufficiale, quella del presidente Maurizio Miceli e un minoranza non meno ufficiale che si riconosce nel deputato regionale Giuseppe Bica. L’Mpa, dopo l’inchiesta che ha coinvolto il suo leader Nino Papania, non esiste più. La Lega affronta quotidianamente l’opera di mediazione tra la commissaria provinciale Eleonora Lo Curto e l’assessore regionale alle Attività produttive Mimmo Turano. Quinci, dunque, se vorrà arrivare fino in fondo, dovrà metterci del suo. Appunto, dimostrare di essere un cavallo di razza, un amministratore pronto ad aprire nuovi spazi politici e ad aggregare con un programma credibile, perché le ex Province sono ormai ridotte all’osso. Non hanno risorse e il personale scarseggia.
Ultima ma non ultima c’è una sfida tattica da superare per un sindaco come Quinci che amministra uno dei cinque centri più importanti del territorio trapanese. La sfida di chi – ed è un approccio trasversale – considera utile consegnare la presidenza della Provincia a un sindaco di un Comune piccolo. Per la semplice ragione che non potrà essere un futuro candidato alle regionali. È dunque una partita a scacchi e non sarà Quinci a fare la prima mossa.