"Il nostro impegno nella tutela ambientale è totale; garantiamo ai nostri clienti prodotti che soddisfano i più alti standard di sostenibilità" così Mario Federico, AD McDonald’s Italia.
Ai primi posti di una graduatoria immaginaria delle cose che l’emergenza sanitaria globale, che da più di un anno stringe l’intero pianeta in una rigida morsa, innegabilmente, ha modificato nella nostra vita quotidiana, c’è, sicuramente il nostro rapporto con il cibo. Se fino ad un anno fa , infatti, il nesso tra l’ uscita del sabato sera e l’andata in pizzeria era automatico, solo per citare una delle abitudini gastronomiche più radicate negli italiani, adesso che, a causa dell’emergenza sanitaria globale, non si può uscire la sera e che ì locali sono chiusi – almeno fino a diverse disposizioni – questo connubio non è più così scontato.
Ciò che però non è cambiato è il desiderio di restare saldamente ancorati alle proprie abitudini e tradizioni quasi come se nel mantenerle, ritrovassimo parte di ciò che- almeno per il momento- ci è stato sottratto dalla pandemia. Il delivery e l’asporto sono diventati, così, i grandi protagonisti della ristorazione di cui hanno provato – con successo – a fare le veci a tutti ì livelli. Dai ristoranti stellati, passando per le grandi catene, fino alle piccole realtà, tutte le attività si sono organizzate per consentire alla propria clientela affezionata di continuare a gustare ì propri piatti preferiti trasformando le mura domestiche in “home restaurant”.
Se riuscire a sopravvivere alla fase pandemica, che impone chiusure e limitazioni di orario, rappresenta l’attuale scommessa dell’intero comparto ristorativo, la vera sfida per la ristorazione consiste nel mantenere lo stesso standard qualitativo offerto al ristorante anche attraverso il servizio di asporto e delivery facendo, inoltre, attenzione all’impatto ambientale dei contenitori e sacchetti che costituiscono il packaging identificativo di ciascun brand. La sostenibilità nell’alimentazione e la tutela ambientale sono, infatti, ormai diventati tematiche imprenscindibili anche, e soprattutto, nel mondo gastronomico.
Partendo dal presupposto che un imballaggio si definisce sostenibile quando il consumatore viene messo in grado di effettuare una corretta raccolta differenziata, senza difficoltà o incertezze va da sè che la prima responsabilità spetta alle aziende che sono oggi chiamate a scegliere packaging sempre in un’ottica di sostenibilità dei consumi a monte e di corretta raccolta e gestione dei rifiuti a valle, grazie ad una progettazione attenta e all’utilizzo di materiali facilmente riciclabili, come carta e cartone.
Secondo un’indagine condotta da AstraRicerche per Comieco, Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli imballaggi a base cellulosica, il 68,2% degli intervistati nell’ultimo anno ha aumentato la frequenza di acquisto sulle piattaforme digitali. Ciò significa che, se da una parte gli italiani, nonostante l’emergenza, si sono adattati a nuove modalità di acquisto, dall’altra hanno dovuto fare i conti con un numero maggiore di imballaggi, in particolare in carta e cartone, da smaltire in casa: per il 41% degli intervistati il principale effetto degli acquisti online.
Tra le tante abitudini modificate la raccolta differenziata, fortunatamente, è rimasta un punto fermo, confermandosi il sistema migliore per gestire i rifiuti, grazie anche all’ingegno della filiera del packaging nella progettazione di imballaggi sempre più “sostenibili” e facili da riciclare: dall’utilizzo di monomateriale, alla produzione con fibre di recupero. Sempre secondo i dati rilevati da AstraRicerche il 39,2% degli intervistati ha notato un miglioramento in termini di maggiore riciclabilità e minore overpackaging (30,4%) e hanno identificato la carta/cartone come materiale più sostenibile per il packaging dei prodotti acquistati online (84%).
“Delle nuove modalità di consumo – commenta Michele Bianchi, Vice Presidente di Comieco – colpisce che secondo le nostre analisi, la quota di imballaggio presente nella raccolta differenziata domestica di carta e cartone è aumentata del 22%. Siamo stati chiusi in casa, abbiamo “consumato” meno carta grafica ma molti più imballaggi sono entrati nelle nostre abitazioni e sono stati immessi nel flusso della raccolta differenziata. Ecco perché, anche nel caso della ristorazione informale, la qualità e la sostenibilità dell’imballaggio diventano quanto mai essenziali.”
La tendenza che si individua tra le aziende, è la scelta di convertire la quasi totalità del packaging in materiali ecofriendly. A cominciare dal colosso mondiale McDonald’s che ha deciso di utilizzare negli oltre 600 ristoranti in tutta Italia, inclusi i canali delivery e take away, che corrispondono a circa il 90% del totale degli imballaggi utilizzati, materiali naturali, sostenibili e totalmente riciclabili.
“Il nostro impegno nella salvaguardia del pianeta è totale e da sempre garantiamo ai nostri clienti prodotti che soddisfano i più alti standard di sostenibilità ambientale. Crediamo fortemente nel vero concetto di economia circolare che significa prodotti innovativi a base di carta, un materiale sostenibile per definizione in quanto proveniente da materie prime rinnovabili, ma che è anche riciclabile e riciclato. Il packaging monouso in carta non solo rappresenta oggi la soluzione più sostenibile, ma garantisce anche al consumatore i più rigorosi standards di igiene e sicurezza alimentare” ha detto Mario Federico Amministratore Delegato McDonald’s Italia.
Alla creatività dei giovani designer che hanno studiato imballaggi eco-friendly per i servizi di delivery e asporto dei ristoranti si unisce la capacità di chi è in grado di realizzare le idee riuscendo a soddisfare la domanda del mercato. E’ questo il caso di Zeta Printing, la storica tipografia palermitana che, da più di cinquant’anni, porta avanti una storia di famiglia che, da tre generazioni, rappresenta il prezioso patrimonio che ha consentito di superare la crisi grazie alla capacità di reinventarsi.
“Sin dall’inizio dell’emergenza pandemica ci siamo messi immediatamente a disposizione di tutti gli ambiti professionali che, a causa del lockdown, sono stati costretti a modificare la propria modalità di vendita, in primis quelli del settore enogastronomico ma non solo. Abbiamo cercato, grazie alla professionalità e all’esperienza maturate nel tempo di essere sempre all’altezza delle aspettative dei nostri clienti offrendo alta qualità in tutte le fasi della lavorazione per l’ottenimento di un risultato ottimale, dal progetto grafico alla realizzazione del prodotto finito”, ci racconta Sergio Zito, titolare di Zeta Printing, l’azienda specializzata nella produzione di packaging per alimenti generici e personalizzabili nella forma e nel design con sede a Palermo.
“Non a caso abbiamo ottenuto la certificazione FSC internazionale e indipendente specifica per il settore forestale e i prodotti – legnosi e non legnosi – derivati dalle foreste che ci consente di stampare il logo su ogni confezione in modo da certificarne il rispetto dell’ambiente. In cima alle richieste più frequenti, ci fa molto piacere riscontrare l’attenzione sempre crescente da parte delle aziende per la sostenibilità che si traduce nella scelta di materiali ecologici, biodegradabili, a basso impatto ambientale a testimoniare che, oggi più che mai, le aziende sono sempre più motivate dal creare realtà professionali la cui attività sia il meno dannosa possibile per l’intero ecosistema. Se questo comporta costi maggiori sia per le aziende che per ì consumatori conforta sapere che entrambe le categorie sono disposte a sostenerli a beneficio della tutela ambientale” ha concluso.
Manuela Zanni