Il quadro nell’ultimo Rapporto Censis: il 57% degli italiani è “estraneo ai mezzi di stampa”. Crolla la spesa per libri e giornali (-37,7%): dati preoccupanti anche tra le fasce più giovani
ROMA – In meno di 15 anni – dal 2007 al 2021 – è scesa la spesa delle famiglie italiane per i consumi mediatici anche se con andamenti diversi.
L’ultimo Rapporto Censis, infatti, mostra un calo dell’8,0% in termini reali per la spesa globale anche se quella per l’acquisto di telefoni ed equipaggiamento telefonico ha segnato anno dopo anno un vero e proprio boom, di fatto moltiplicando per quasi sette volte il valore (+572,0% nell’intero periodo, per un ammontare prossimo ai 7,9 miliardi di euro nell’ultimo anno.
Cresciuta anche quella dedicata all’acquisto di computer, audiovisivi e accessori (+138,9%), mentre i servizi di telefonia e traffico dati hanno conosciuto un assestamento verso il basso per effetto di un radicale riequilibrio tariffario (-20,7%, per un valore comunque pari a 14,7 miliardi di euro sborsati dalle famiglie italiane nell’ultimo anno).
Il vero crollo è invece quello per la spesa per libri e giornali (-37,7%) confermato dal 44,8% di persone a cui mancano completamente i mezzi a stampa. Proprio a questi ultimi è dovuto l’incremento notevole registrato nell’ultimo biennio degli utenti di internet, visto che nel 2019 erano attestati al 37,3%, cioè 7,5 punti percentuali in meno del 2021.
Il Censis parla di un ‘press divide’ che nel 2021 ha visto salire al 57% il numero degli italiani estranei ai mezzi a stampa dato “caratteristico dell’evoluzione che stiamo vivendo nel rapporto con i mezzi di comunicazione”. Il dato relativo ai giovani è sceso dal 65,4% del 2019 al 62,9% del 2021, rimanendo pur sempre altissimo. Sono le classi d’età intermedie ad aver abbandonato di più la lettura dei testi a stampa, mentre anche tra i più anziani c’è stato un leggero miglioramento (dal 53,7% al 52,9%).
In definitiva, sono le fasce d’età più produttive ad allontanarsi maggiormente dall’abitudine alla lettura. Questa tendenza si registra tra le persone meno istruite, che passano dal 60,2% al 65,6%, mentre la percentuale scende leggermente tra i più istruiti (dal 49,6% al 48,4%).