Mediatori culturali, riaperti i termini per l’iscrizione all’elenco regionale - QdS

Mediatori culturali, riaperti i termini per l’iscrizione all’elenco regionale

Mediatori culturali, riaperti i termini per l’iscrizione all’elenco regionale

venerdì 13 Settembre 2024

Sarà possibile iscriversi fino al 30 settembre. Un possibile sbocco lavorativo è all’interno dell’Ersu. Bisogna avere una buona conoscenza di almeno una lingua parlata dai migranti sul territorio

PALERMO – Riaperti dalla Regione i termini fino al prossimo 30 settembre per l’iscrizione all’elenco regionale dei mediatori culturali, una opportunità importante visto che l’inserimento permette l’accesso a molte possibilità lavorative con le istituzioni.

I requisiti per diventare mediatore culturale

Per l’iscrizione all’elenco regionale è richiesta la maggiore età, il possesso di regolare permesso di soggiorno, anche in fase di rilascio o di rinnovo valido ai fini dell’assunzione, una buona conoscenza della lingua e della cultura italiana e di una lingua e cultura di almeno un Paese di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati presenti sul territorio regionale.

Il richiedente deve possedere un titolo di studio non inferiore al diploma di scuola secondaria di primo grado; ancora, un diploma di laurea nel campo o corso di formazione riconosciuto in almeno una regione italiana della durata non inferiore a 600 ore o 300 ore, in caso di discente lavoratore. Sono considerati validi i titoli legalmente riconosciuti attinenti alla materia della mediazione culturale conseguiti in altre regioni italiane o all’estero, in armonia con le norme nazionali e regionali in materia di equipollenza dei titoli professionali.

Nel caso in cui il mediatore non abbia il titolo di studio richiesto, potrà ugualmente chiedere di essere iscritto all’elenco purché dimostri con idonea documentazione (contratto di lavoro, dichiarazione azienda, altra idonea documentazione attestante l’attività lavorativa) di aver svolto almeno tre anni di lavoro anche non continuativo come mediatore culturale.

Cosa si intende per mediatore culturale

Per mediatore culturale si intende l’operatore sociale che favorisce i contatti delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati con le istituzioni, le imprese e le collettività, ne agevola i rapporti inter-individuali e l’accesso ai servizi pubblici e privati. Ancora, li assiste nel collegamento con il mondo del lavoro, agendo nel rispetto dell’autonomia degli individui stessi e con equidistanza fra le parti.

Diventa quindi una sorta di guida per coloro che si trovano per necessità o volontà a vivere in Italia, nella consapevolezza delle difficoltà che tale scelta pone. In particolare, il mediatore culturale conosce il contesto territoriale nel quale vive e lavora e quello di uno o più Paesi di provenienza delle cittadine e dei cittadini stranieri immigrati presenti sul territorio regionale, ed è in grado di orientare e favorire l’accesso di questi ultimi ai servizi territoriali.

Pertanto, facilita la comunicazione, l’informazione e lo scambio culturale fra le cittadine ed i cittadini stranieri immigrati, gli autoctoni ed i servizi presenti sul territorio. L’elenco è pensato per mettere ordine ad un settore che vede spesso questi professionisti ricevere compensi fin troppo bassi. La lista, quindi, diventa un prezioso strumento, estremamente utile per facilitare la comunicazione e promuovere la comprensione reciproca tra i diversi attori presenti in Sicilia.

Il valore della figura del mediatore culturale

Si possono così collegare istituzioni, privati e diverse culture presenti in Sicilia, svolgendo un ruolo essenziale nella creazione di connessioni significative. Il valore della figura del mediatore culturale è riconosciuto anche dalla legge regionale numero 20 del 2021, sull’accoglienza e l’inclusione che, all’articolo 13, istituisce l’elenco dei mediatori culturali necessario, anzi indispensabile, nei diversi ambiti: scolastico, sanitario, comunità alloggi, centri di accoglienza, tribunali e tanto altro, sia nel settore pubblico che privato.

Un possibile utilizzo della figura professionale è, ad esempio, all’interno dell’Ersu, l’ente regionale per il diritto allo studio, che necessita di un aiuto competente per dialogare con la propria utenza, considerato che offre benefici e servizi a studentesse e studenti provenienti da decine di nazioni straniere. Si tratta comunque di una professione che trova spazio in tutti gli ambiti istituzionali, a partire dai servizi sociali dei Comuni per proseguire per gli uffici istituzionali della Regione.

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